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di ELVI MORCHI |
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L'ARISTA |
L'arista
è un arrosto tra i più saporiti.
In Toscana è
un pezzo del maiale che comprende osso e controfiletto:
l'osso va
fatto staccare intero dalla carne e rimesso al suo posto legato con
lo spago alla carne.
L'Artusi
sosteneva che la parola fosse stata usata per la prima volta nel
1430
durante il Concilio di Firenze tra la chiesa romana e quella
greca, quando
i greci, entusiasti di questo piatto, si erano
messi ad applaudire urlando "aristos, aristos",
a significare che mai avevano mangiato qualcosa di tanto buono e saporito.
Forse
la storia non è vera e forse, più semplicemente, il
nome gli deriva da altri greci,
un po' meno importanti: quelli
che già da un paio di secoli si erano stabiliti a Firenze, in
Borgo
dei Greci, appunto, e campavano fabbricando profumi.
Ma
in fin dei conti, a noi importa solo sapere che a questo piatto il
nome gliel'hanno
dato degli stranieri conquistati dalla sua
bontà.
Ancora
negli anni cinquanta in Empoli l'arista veniva portata a cuocere al
forno del pane e per le vie si spandeva come in una sinfonia l'odore
delicato e invitante dell'arista, mischiato a quello del pane caldo
croccante.
Le teglie rettangolari, messe vicino alla bocca del
forno, dove la temperatura è bassa,
venivano lasciate
cuocere a lungo, piano piano fino a che non facevano la crosticina
dorata.
In realtà erano pochi coloro i quali potessero
permettersi di portare a cuocere i due pezzi di carne necessari a
riempire una teglia: a quei tempi i salari erano minimi, gli operai
riscuotevano a settimana ed era già dura arrivare al venerdì.
Così
i tegami erano quasi tutti dei bottegai, che poi rivendevano l'arista
tagliata a fettine sottili,
calda il primo giorno e fredda in
quelli successivi, dato che è uno di quei piatti che migliora
da freddo.
Agli acquirenti bastava aggiungere poi una minestra di fagioli, un contorno di rape, o altre erbe amare, rifatte in teglia con aglio e olio buono, un bicchiere di mezzano ed era festa grande.
1 kg di arista |
Tritare
grossolanamente col coltello l'aglio, la salvia, il rosmarino e
qualche pezzettino di lardo di ottima qualità e mescolare
bene con abbondante sale e pepe. Ungere
leggermente con olio buono la teglia e la carne e infornare a
bassa temperatura, non superiore ai 150°, |
Buona calda, ottima fredda, anche come ripieno di un panino appena sfornato |
Per contorno si possono passare le erbe amare, ma anche un composto di rape, bietola e catalogna, nell'olio di cottura dell'arista. Ma si sposano bene anche con le patate arrosto e i fagioli cannellini lessi, conditi con olio nuovo, sale e pepe. Personalmente mi piace con l'arista poter avere a disposizione tutti e tre i contorni |
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