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Il disincanto di Sepulveda |
Luis Sepúlveda torna a Genova. L'occasione è l'uscita del suo ultimo libro: "Una sporca storia" (Guanda, 220 pagg, 14 ). Domani sera alle ore 21, sul palcoscenico del Teatro Modena, il grande scrittore cileno sarà protagonista di una serata "senza rete" e a ingresso libero. Lui la definisce una "chiacchierata fra amici" che vedrà schierati sul palco, accanto a lui, Bruno Arpaia, Pietro Cheli e l'attore Giorgio Scaramuzzino.
Sepúlveda quale sarà il tema della serata?
Posso essere sincero?.
Certo.
Non
ne ho assolutamente idea. Improvviseremo.
Iniziamo
allora da "Una sporca storia". Un titolo da
romanzo per un libro che romanzo non è.
E'
un libro che nasce da un lavoro parallelo a quello di scrittore. Una
parte che io considero non meno importante. Appunti raccolti
nell'arco di due anni che non volevo andassero smarriti: ritraggono
il mondo per quello che è e non per quello che posso
immaginare.
Non
tutte le storie che vi sono raccontate sono "sporche". Al
contrario ci sono ricordi molto "puliti", come il suo primo
incontro con Francisco Coloane o il ricordo di Manuel Vasquez
Montalban.
Vero.
Tant'è che nell'edizione spagnola il libro si intitola
"Moleskine", dal nome del quadernetto di appunti
reso famoso da Chatwin sul quale quelle note ho appuntato nel corso
del tempo. "Una sporca storia"è il
titolo di uno dei brani del libro, forse il più"duro"
se non il più"sporco". E' la storia di un omicidio
compiuto nel 1976 da un agente della Cia in Cile su ordine del
generale Herman Brady, ministro della Difesa di Pinochet.
L'assassinio di Carmelo Soria, un uomo onesto, diplomatico spagnolo
che lavorava per l'Onu. Un omicidio che, per incredibile che sia,
resta tuttora impunito.
Paco
Taibo II ha appena ultimato la nuova versione della sua biografia di
Che Guevara e sta lavorando a una di Pancho Villa. José Manuel
Fajardo ha pubblicato "Vite esagerate" (Guanda)
raccolta di biografie di uomini illustri. È segno che la
storia sta conquistando i narratori, diventando tema letterario
esplicito?
Io
credo di sì ed è fatale che sia così. La storia,
quella ufficiale, la raccontano i vincitori. Quella vera non può
che essere raccontata dagli scrittori. Ed è necessario farlo.
Le trasformazioni che stiamo vivendo in questi anni sono così
rapide che solo guardando al passato possiamo comprenderle. Se Paco
parla di Pancho Villa e Manuel di un enciclopedista spagnolo della
fine del Settecento lo fanno con uno scopo ben preciso: riflettere
sull'attualità. E per spingerci a nostra volta a farlo.
Con
l'uscita del film "Nowhere" si è conclusa la
sua incursione nel cinema?
No.
Il prossimo mese inizierò le riprese di "Hot line"
tratto da un mio racconto. Le location sono nel sud del Cile e a
Montevideo. Fra i protagonisti ci sarà Oscar Castro lo stesso
di "Nowhere".
Si
diverte di più a scrivere o a fare il regista?
Sono
cose molto differenti. Fare la regia di un proprio lavoro, scriverne
il copione e realizzarlo immagine dopo immagine è un grande
privilegio. Un gioco bellissimo.
I
suoi lettori aspettano però un nuovo romanzo.
Non
sarà una lunga attesa. Il prossimo anno uscirà
"L'ultimo film di Stanlio e Ollio". É un
omaggio al grande Soriano, al suo "Triste, solitario e final"
e, insieme, un modo per raccontare in modo scanzonato il Cile degli
anni Sessanta. È il mio modo di rileggere e riflettere sul
Sessantotto in America Latina.
Lei
ha fatto conoscere in Italia molti narratori latinoamericani:
Coloane, Fajardo, Gamboa e via elencando. Ne ha qualche altro "nel
cassetto"?
Sì.
Uno straordinario scrittore uruguaiano: Mario Delgado Aparain. In
Italia è uscito qualche anno fa il suo primo romanzo, "La
ballata di Johnny Fox", ma non se ne è accorto
nessuno. Ora abbiamo scritto insieme "Los pejores cuentos de
los hermanos Grimm" che uscirà la prossima settimana
in Spagna e in Italia nel 2005. Da non perdere, e non lo dico perché
ci ho lavorato anche io. Delgado Aparain è davvero un grande
scrittore.
Intervista di Andrea Casazza IL SECOLO XIX 25/10/2004
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