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DLI |
Antefatto:
nel 1993 due quarti dell'attuale Nuovo e Radioso Governo (N.N. e
Fifi) hanno contribuito all'abolizione dell'immunità
parlamentare (per la precisione ci furono due mozioni: una firmata da
N.N, Bobo Maroni e Gran Marmittaro, l'altra da Fifi, Purgar RAI Mi
Saziò ed il pio La Russa).
Ora leggiamo il lamento del Giusto. È stato trasmesso a reti unificate per i vari TG all'ora di pranzo. Gli italiani hanno potuto godere di questa splendida registrazione (una finta conferenza stampa, ovviamente senza intervista, senza contraddittorio), prima che quei piagnoni della sinistra gli rinfacciassero il conflitto d'interessi.
Testo
integrale.
"In una democrazia liberale nessuno è al
di sopra della legge, e dunque le sentenze si rispettano come si
rispetta la presunzione d'innocenza degli imputati. In una democrazia
liberale i giudici applicano la legge, non fanno politica e non fanno
'resistenza, resistenza, resistenza' a chi è stato scelto
dagli elettori per governare. In una democrazia liberale la
magistratura liberale non si giudica da sè e non si
autoassolve in ogni sede disciplinare, penale e civile così
come avviene oggi in Italia. In una democrazia liberale chi governa
per volontà sovrana degli elettori è giudicato, quando
è in carica e dirige gli affari di Stato, solo dai suoi pari,
dagli eletti del popolo, perchè la consuetudine e le leggi di
immunità e garanzia lo mettono al riparo dal rischio della
persecuzione politica per via giudiziaria. Succede così nel
mondo, ma non nel nostro Paese. In Italia le correnti politicizzate
della magistratura, giusto dieci anni fa, imposero a un Parlamento
intimidito e condizionato, un cambiamento della Costituzione del 1948
che ha messo nelle loro mani il potere di decidere al posto degli
elettori. E questo potere arbitrario e di casta è stato
illiberalmente esercitato nel 1994 contro un governo sgradito alla
magistratura giacobina di sinistra, governo messo platealmente sotto
accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli
mentre presiedeva una Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi,
per assoluta mancanza di fondatezza, in una clamorosa assoluzione
molti anni dopo. Questa situazione va corretta per il bene del Paese
e delle sue istituzioni. Il governo è del popolo e di chi lo
rappresenta non di chi avendo vinto un concorso ha indossato una
toga, ha soltanto il compito di applicare la legge. In una democrazia
liberale gli imputati fanno il loro dovere, esercitando il diritto
alla difesa, e contrastano la pretesa della pubblica accusa di aver
provato la loro colpevolezza. E' ciò che ho fatto fino ad ora,
con successo, di fronte ad una inaudita catena di inchieste
giudiziarie segnate dal più ostile e prevenuto accanimento.
Dal momento della mia discesa in campo nell'attività politica
contro di me e contro i dirigenti del gruppo imprenditoriale che mi
onoro di aver fondato sono stati avviati 87 procedimenti penali, sono
state celebrate ad oggi 1.561 udienze processuali, sono state
effettuate 470 visite della Polizia giudiziaria e della Guardia di
Finanza, sono stati asportati ed esaminati documenti aziendali per
oltre un milione di pagine, sono stati passati ai raggi X oltre 270
conti correnti e depositi presso oltre 50 banche in Italia e
all'estero. Di fronte a questa incredibile persecuzione giudiziaria
io continuerò a difendermi come ho fatto sinora nella
certezza, limpida, orgogliosa e serena, di non aver commesso reati
contro la legge e contro la morale pubblica. C'è tuttavia
qualcosa che non appartiene all'imputato Berlusconi e nemmeno al
presidente del Consiglio Berlusconi: questo qualcosa è il
mandato degli elettori a governare nell'interesse della sicurezza e
della libertà degli italiani, il mandato a cambiare il Paese
attraverso la realizzazione del programma di riforme e di libertà
civili approvato dai cittadini con il loro voto. Oggi sono in gioco i
principi della Costituzione e della divisione dei poteri, è in
gioco il funzionamento delle istituzioni che hanno garantito al Paese
una sana alternanza di forze diverse alla guida dello Stato, è
in gioco la collocazione ferma del nostro Paese nella coalizione
mondiale per le libertà e contro il terrorismo, è in
gioco una giustizia davvero eguale per tutti e davvero amministrata
in nome del popolo italiano e non in nome e per conto di una parte
politica. Per queste ragioni farò fino in fondo, fino in
fondo, il mio dovere di presidente del Consiglio dei ministri senza
tradire mai il mandato dei miei elettori perché è su
quel mandato che si fondano la convivenza civile dei cittadini e
l'immagine dell'Italia nel mondo. E ora, come sempre, al lavoro".
In Italia le correnti politicizzate della magistratura, giusto dieci anni fa, imposero a un Parlamento intimidito e condizionato... Di fronte a questa incredibile persecuzione giudiziaria io continuerò a difendermi come ho fatto sinora nella certezza, limpida, orgogliosa e serena, di non aver commesso reati contro la legge e contro la morale pubblica... L'immagine dell'Italia nel mondo... Dio (suo Alter Ego, anzi Super-Ego), com'è lirico! Sicuramente ora permetterà, vista la sua non illiberalità, al CSM (Unità per la Costituzione: "Siamo di fronte ad un attacco generalizzato all'istituzione giudiziaria che non può non lasciare sconcertati, soprattutto quando viene da alte cattedre politiche", Movimento per la Giustizia: "Dal premier ci si aspettava una presa di distanza da reazioni scomposte, ma la speranza è andata deluso", Md: "I magistrati che si sono occupati dei processi di Milano hanno sempre applicato le leggi e i principi costituzionali. Questo ha sancito la Cassazione.") di trasmettere tutto il contraddittorio che desidera! A qualsiasi ora e su qualsiasi rete: vedrete!
Stay free! &rea
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