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L' IBM e l'olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana di Edwin Black, Rizzoli, Milano, 2001 pp. 606 |
In
una delle prime vetrine del Museo dellOlocausto di Washington
cè unaustera macchina nera e beige nel tipico
stile anni trenta: è la Hollerith D-11 dellIBM. Un
cartello spiega che, con questo tipo di macchina per schede
perforate, fu eseguito, nel 1933, il censimento degli ebrei tedeschi.
Per Edwin Black, giornalista di Washington e figlio di ebrei polacchi
sopravvissuti a Treblinka, vedere citata una delle più potenti
società di macchine da calcolo statunitensi è stata una
rivelazione che ha dato il via a unimpegnativa indagine durata
tre intensi anni. Il risultato? Questo documentatissimo volume,
costruito con il contributo di più di 100 esperti, che
volontariamente si sono offerti per setacciare archivi, tradurre
documenti e confrontare testimonianze allo scopo di dimostrare il
ruolo della International Business Machines e della sua filiale
tedesca Dehomag nella più efficace macchina di sterminio messa
a punto dallumanità. Grazie al sistema delle schede
perforate milioni di uomini, divenuti numeri, potevano essere
classificati come ebrei, o come socialmente inutili o come avversari
politici del regime, ed essere caricati su treni che, in perfetto
orario, li portavano verso i campi di concentramento dove
lorganizzazione li smistava verso una morte più o meno
rapida. Per Thomas Watson, presidente dellIBM, e per i suoi
collaboratori, consapevoli di quanto stava accadendo, questa era solo
una colossale sfida tecnologica, per giunta molto redditizia: furono
migliaia le macchine costruite e milioni le schede perforate,
monopolio della ditta. Il libro di Black, uscito in contemporanea a
febbraio in 50 paesi del mondo, è qui a ricordarci quali
formidabili alleati possano diventare tecnologia e business per un
regime senza scrupoli. E ce lo ricorda non per spirito di vendetta,
ma di giustizia. E perché tutto questo non si ripeta mai e per
nessuno.
Adriana Giannini
sta
in Le
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