IL
MANIFESTO |
Da Porto Alegre le idee forti del movimento |
Porto
Alegre rimarrà a lungo nella nostra memoria come l'espressione
massima della capacità del movimento dei movimenti di
esprimere un punto di vista autonomo e alternativo su tutte le
principali questioni relative al futuro dell'umanità. Il
massimo sforzo di elaborare e praticare la costruzione di un mondo
diverso che ci sottragga al tragico destino che la globalizzazione
neoliberista rischia di riservare per tutto il pianeta.
Qualcuno
aveva pensato di trasformarlo impunemente in un logo buono per tutte
le stagioni, come in una fotografia ricordo, uno scatto e poi tutti a
casa contenti a mostrare ad amici e parenti il trofeo. Ma non è
andata così.
Porto Alegre non era in vendita e ne hanno
dovuto prendere atto anche i molti parlamentari italiani, che, dopo
aver votato a favore della guerra in Italia, avevano attraversato
l'oceano nella speranza di rifarsi l'immagine.
Coloro che,
firmando la mozione conclusiva del forum dei parlamentari (che si
esprime in modo esplicito contro la guerra), hanno contraddetto il
proprio comportamento esercitato nel Parlamento italiano, ora
dovranno dimostrare se di reale ravvedimento si tratta o di una
semplice e infelice furbizia tattica: purtroppo c'è da temere
che anche per loro la prova del nove giungerà molto presto.
L'ultima conferenza stampa tenuta da Bush in Florida, a cavallo di
un'enorme bomba, lascia prevedere un allargamento del conflitto e fin
da ora è necessario chiedere che sulla partecipazione italiana
non vi sia nessun automatismo: torni a pronunciarsi il Parlamento ed
ognuno si assuma la propria responsabilità. Senza dimenticare
che molto ancora c'è da fare per fermare questa guerra e le
numerose violazioni quotidiane dei diritti umani e della convenzioni
internazionali, non ultima quella sui prigionieri di guerra.
Il
popolo brasiliano tra qualche mese sarà chiamato a scegliere
il proprio destino in una difficilissima campagna elettorale ove Lula
dovrà confrontarsi con l'immenso sostegno che
l'amministrazione Usa fornirà al candidato della destra. Una
delle accuse principali che viene rivolta alla sinistra brasiliana è
che in caso di vittoria il Brasile sarà isolato nel contesto
internazionale: da qui il tentativo delle istituzioni brasiliane
governate dalla sinistra di mostrare l'inconsistenza di tale accusa,
accogliendo a Porto Alegre numerosi rappresentanti delle istituzioni
locali e nazionali europee. Ma anche in questo caso senza nessuno
sconto, il convegno degli Enti Locali si è concluso in modo
molto preciso, ora ci aspettiamo, dai tanti sindaci e assessori
italiani che vi hanno partecipato, un percorso preciso verso forme di
bilancio partecipativo e di partecipazione popolare nella costruzione
di settori importanti dei bilanci delle nostre amministrazioni.
Certamente non si tratta di copiare pedissequamente il modello
brasiliano, ma non sono ammesse nemmeno furbizie dell'ultima ora,
quali ad es. pensare di risolvere tutto con il decentramento a
qualche circoscrizione di pezzi di sovranità
amministrativa.
La dialettica tra democrazia delegata e
democrazia diretta, l'intreccio tra l'esercizio del voto,
periodicamente ogni 4-5 anni, e il diretto coinvolgimento della
popolazione sulle principali scelte strategiche che riguardano le
nostre città rappresentano una delle più interessanti
frontiere del futuro prossimo. Nell'era della globalizzazione, ove
tutto sembra sovradeterminato da istituzioni economiche prive di
legittimità e sconosciute al grande pubblico, ripartire dalla
dimensione locale è fondamentale per la stessa possibilità
di costruire campagne globali. Spetterà al movimento dei
movimenti non solo verificare le proposte dei propri amministratori
copiosamente trasmigrati a Porto Alegre, ma essere essi stessi capaci
di fornire stimoli e proposte per individuare forme di partecipazione
popolare consapevole.
A differenza di quanto avevano predetto
ed auspicato i maggiori commentatori politici anche di casa nostra,
dopo l'11 settembre e dopo l'inizio della guerra, il movimento non
solo non è arretrato, ma anzi funziona da polo attrattivo per
un numero sempre maggiore di forze sociali e culturali. E' invece
scomparsa nei fatti qualunque velleità di una gestione soft
della globalizzazione neoliberista. La terza via, che aveva Blair
come principale alfiere e in Italia D'Alema come l'interprete più
autorevole, è naufragata sotto i colpi della guerra, della
recessione e del dramma argentino; Blair oggi è il sergente di
campo, sul territorio afgano, del comandante supremo, il presidente
Bush. D'altra parte è evidente a tutti che un forum Sociale
organizzato dall'Internazionale Socialista non avrebbe certo ottenuto
alcun risalto; e non è questione di logo, bensì di
assenza di proposte, avendo da tempo sposato le compatibilità
di questa globalizzazione. Da questo punto di vista la presenza a
Porto Alegre di rappresentanti di governi di paesi europei,
nonostante la strumentalità di tali comparse, mostra in modo
chiaro e simbolico che oggi le alternative sono solo due, o si sta
con le istituzioni economiche neoliberiste o si sta con i popoli di
Porto Alegre, non vi è una terza possibilità. Nessuna
capacità di interlocuzione, né di risposta è
venuta dal Forum Economico trasmigrato a New York; gli unici messaggi
pubblici sono rappresentati dalla minaccia dell'uso della forza e
dalla ragione del più forte. Appare sempre più evidente
come dalle giornate genovesi in poi il neoliberismo non riesca più
a governare attraverso il consenso, come era invece riuscito
nell'ultimo decennio nell'emisfero nord occidentale del pianeta; la
repressione e la guerra costituiranno sempre più il linguaggio
con il quale si esprimerà questa globalizzazione.
Se
Seattle era stata l'occasione della precipitazione politica-mediatica
della protesta, se Porto Alegre I aveva rappresentato la capacità
di proposta del movimento e se a Genova si erano incontrate la
proposta e la protesta, Porto Alegre II rappresenta un ulteriore
salto: l'esistenza di un movimento diffuso in tutti i continenti ed
ormai in grado di intervenire con le proprie proposte nelle aree
"calde"del pianeta; non è infatti un caso che entro
l'anno in corso sarà organizzata una sessione straordinaria
del Forum Sociale Mondiale in Palestina e che già è
stato lanciato l'appuntamento dell'aprile 2003 a Buenos Aires in
occasione della discussione del piano Alca (l'accordo di libero
commercio tra i continenti americani). La decisione di organizzare
Forum continentali va esattamente in questa direzione, non si tratta
solo di ampliare la partecipazione democratica, ma anche di riversare
la forza e la competenza del movimento a livello regionale; ed
infatti il Forum Sociale Europeo guarderà oltre i confini già
angusti dell'Unione Europea, verso est, verso i Balcani e verso le
tante sponde del Mediterraneo
Il documento conclusivo dei
movimenti sociali approvato nella capitale del Rio Grande del Sul non
disegna l'architettura di un mondo progettato a priori
ideologicamente, ma contiene invece precisi riferimenti ideali, etici
e programmatici. L'intreccio tra agire collettivo e riflessione etica
rappresenta uno dei punti di forza di questo movimento plurale che, a
Porto Alegre, è stato mirabilmente capace di costruire
un'alleanza tra ampi settori culturali e scientifici e i movimenti
sociali con tutta la propria radicalità.
I riferimenti
programmatici costituiscono l'orizzonte delle azioni del prossimo
anno: dalla battaglia per l'accesso all'acqua potabile e ai farmaci,
alla contestazione delle strategie della Fao nella lotta alla fame
nel mondo; dalla richiesta dell'adesione al protocollo di Kyoto
all'impegno contro il commercio degli armamenti e per la
riconversione delle fabbriche d'armi; dal rifiuto della
brevettabilità di parti di esseri viventi alla difesa dei beni
essenziali e naturali contro il tentativo di brevettare piante e
semi; dall'opposizione alla revisione degli accordi Gats (gli accordi
sul commercio dei servizi) contro l'inserimento della scuola e della
sanità quali beni disponibili sul mercato a disposizione delle
multinazionali, alla campagna contro la finanziarizzazione
dell'economia, a favore della Tobin Tax e all'impegno contro i
paradisi fiscali e il riciclaggio del denaro sporco; dalla
proposizione di nuovi indicatori di misura della qualità di
vita, alla consapevolezza dell'assoluta inaffidabilità del Pil
utile solo per misurare la ricchezza acquisita dalle classi dirigenti
locali; dalla campagna per la cancellazione del debito
all'insediamento di un tribunale internazionale, che avrà il
compito di indagare la correttezze e la legittimità dei
percorsi storici che stanno alla base della formazione del debito
stesso .....
La lista degli obiettivi, ossia delle
caratteristiche del mondo che vogliamo, potrebbe continuare a lungo,
non sono semplici enunciazioni ma programmi concreti che ci
permettono di affermare, con cauto ottimismo che non solo un altro
mondo è possibile, ma che è già in costruzione e
che è l'unico mondo possibile.
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