...e
Tony mi dice: "perché non andiamo a vedere gli
Stadio? ". Già, perché no? Dammi mezz'ora,
mi lavo, mi vesto,... Un'oretta e mezza dopo vaghiamo per le
campagne della marca trevisana, nelle stradine amene che
attraversano le fonde, finché, come direbbero AG&G,
"Tel chi, el telùn"! Breve coda, si sentono
le prove, entriamo in massa (beh, in mucchio), e capiamo perché,
nella festa paesana di Vedelago, c'era chi s'era portato le
sedie. Si, ho ancora l'età per affrontare un intero
concerto in piedi... C'è un ragazzo che prelude i
nostri ospiti, mezzo 883, mezzo Ligabue, mezzo Stadio e mezzo
qualcos'altro... non è malissimo. Tony mi racconta che
il pupazzetto attaccato al leggio è il regalo di una fan
paraplegica. È sempre là appeso. Il ragazzo
prelude a "Allo Stadio", che viene continuata alla
grande dai nostri. Siamo contenti. Sono contenti. Gaetano è
tornato alla grande, dopo l'ictus che gli ha dimostrato il grande
affetto dei suoi fans (dopo lo dirà, che "Ho bisogno
di voi"): tonnellate di lettere ed e-mail per tutto il
periodo ospedaliero... Canta bene, canta forte, con la sua
voce un po' roca. Racconta di storie normalissime, in un mondo
(in un'Italia) che di normale ormai ha poco. La musica è
un buon rock, qualche volta persino un po' reggae, un po' pop, un
po' blues, un po'... mai molto. Il "solo" migliore è
di Andrea, buona chitarra. Bravi anche gli altri, la tromba ci
sta bene, tastiera e basso idem, eccetera. Già, perché
sono qui? Li ho già visti cinque anni fa, questi compagni
di giochi che ridono e si divertono sul palco. Non è un
gruppo epocale, probabilmente senza di loro il rock italiano
vivrebbe benissimo lo stesso, non ce ne accorgeremmo della loro
assenza... Però... Aspettate: cerco di dirvi qualcosa che
sento dentro: a me "Il Ciclone" è un film che è
piaciuto moltissimo. Potremmo vivere senza Pieraccioni? Il cinema
nazionale, forte di Fellini, Zeffirelli, Loi, Pasolini, eccetera,
sarebbe sopravvissuto senza "Il Ciclone"? Probabilmente
si. Ma a me mancherebbe davvero qualcosa. Qualcosa di divertente,
un po' poetico, un po' dolce, un po' romantico, un po'... mai
molto. Se non ci fossero gli Stadio a me mancherebbe qualcosa.
Mancherebbero "Grande figlio di puttana", "Chiedi
chi erano i Beatles", "Generazione Di Fenomeni",
"Stabiliamo Un Contatto", "Dammi 5 Minuti",
"Un disperato bisogno d'amore", "Lo Zaino" e
tutte le altre che ci fanno ascoltare. Mancherebbe "Ballando
Al Buio", che viene cantata da tutti, e qui ci si commuove
sul serio. Già, perché ci si commuove? Lo
capisco con "La faccia delle donne", col simpatico
teatrino di Gaetano-Gaetano e Gaetano-Vasco: Gaetano-Gaetano,
cioè Gaetano, è uno di noi, un eterno ragazzo con
una grande fortuna, quella di saper cantare (bene) le cose che
sente e che vede tutti i giorni... le cose che sentiamo anche
noi. Amore, sesso, amicizia, cose semplici, forse trite (cuore,
amore, mamma, capanna?), che però ci vuol coraggio a tirar
fuori del cappello: bisogna esporsi. In fondo noi siamo bravi
guaglioni, un po' spacconi, però "[...]noi vogliamo e
cerchiamo/in ogni donna un'amica/e se poi ci ritroviamo/puo'
durare anche una vita...[...]". Gaetano ci sorride, ci
invita a battere le mani, a saltare, è uno di noi (lo so,
mi ripeto), che è finito sul palco, ci invita al suo fuoco
in riva al mare, cantiamo assieme, ridiamo assieme, balliamo
assieme. Il bis è di quattro canzoni, il bis-bis è
inatteso anche per loro: Gaetano esce con la bottiglia d'acqua in
mano e "una canzone solo per voi". Ci dice "... se
lo sapesse il mio medico...", poi torna a sorprenderci (già,
due volte in un'unica serata), ci domanda di essergli vicini
("[...]e se alle volte poi cado ti prego/sorreggimi,
aiutami/a capire le cose del mondo[...]")... e gli amici,
tantissimi, in coda dopo il concerto davanti al camerino, non
domandano altro.
Andrea Barbazza
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