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MUSICA

26 gennaio 2004: gli indaco a La Palma Club, Roma

Stava iniziando l'era del Cinghiale Bianco.
Eravamo uno sparutissimo gruppetto, nel teatro tenda di Piazzale Candiani, Mestre, per ascoltare quel mago di Battiato.
Ad un certo punto, su una base registrata, il nostro ed i suoi inventarono effetti luminosi con delle torce, una per mano. Addirittura. Primordi.
Nel freddo di quella notte di fine inverno/inizio primavera, al violino c'era il maestro Giusto Pio.

Cosa c'entra con ieri sera?
Beh, a parte il facile accostamento del violino (sempre un Pio, ma il maestro fa di nome Mario Pio Mancini), quello che m'ha fatto ricordare quella lontana notte è stata la presenza un po' striminzita del pubblico, davanti a cotanta band.
Oltre al suddetto violinista (e bouzukista), c'era una fetta del Banco Mutuo Soccorso (o BMS, o Banco, fate vobis), nelle persone di Rodolfo Maltese (chitarra e flicorno, per gli amici tromba) e PierLuigi Calderoni (magari avrete sentito la sua batteria anche con Branduardi, Cocciante e Bertoli), accompagnati da Arnaldo Vacca (multipercussionista nel vero senso della parola, Musicanova, Teresa de Sio). Al basso Luca Barberini. Scusatemi se scordo un nome, ma il tastierista non era Mezzanotte, di questo sono sicuro. Tutti in gamba, comunque: nessuno al di sotto dell'ensemble.

Nel sacro territorio de La Palma Club (via Mirri, Roma) potete fare degli incontri del genere (ad esempio, emozionante: 2/2/2004 Miroslav Vitous...).
Potete andare ad un concerto degli Indaco, ad esempio, con la mite spesa (ormai mite) di 10 euro.

Se mi permettete il paragone azzardatissimo, Maltese è un po' il Pat Metheny italiano, senza togliere nulla a nessuno, senza ledere l'immagine di nessuno. Il paragone è legato sì, alla bravura, ma soprattutto alla vena, alla verve "ottimistica" della musica dei due chitarristi. Gli Indaco suonano pezzi di piacevole fattura, privi di costruzioni funamboliche e criptiche, ma soprattutto "mediterranei". Arabia, Grecia, sud Italia, Sardegna, Spagna,... tutto finisce in un calderone di suoni caldi e colorati, profumati e solari. Occhiali da sole, prego!
Il concerto inizia con un Set The Control For The Heart Of The Sun, che s'allontana dalla spazialità del fluido rosa per entrare nella terra delle sabbie e del mare. È lo stesso pezzo? Si, no, boh.
Poi nomi come Waiting for the Kundalini, Ascea, Andalusiana, Amargura, Umbras, Su Nuraghe (in chiusura), ed altri, che non ricordo.
Strane percussioni, basso veloce, chitarre virtuose, un assolo di fiati, bouzuki irlandese (l'Irlanda che s'è spostata geograficamente a confinare con il Peloponneso), violino elettronico,... concerto che fila via che è un piacere.
Sul palco anche una vocalist (dall'ultimo disco c'è stata la svolta "vocale" del gruppo), una Gabriella Aiello (presentata da Vacca) dalla voce davvero originale, piena, con risonanze piacevolissime, e poi anche una guest guitar (una splendida Ovation) imbracciata da un talentuoso Massimo Albini (presentato da Maltese).
Il concerto volge alla fine, ed il piccolo pubblico ottiene il bis. Il gruppo è contento del fatto che, nonostante la notte di pioggia, qualcuno sia venuto al La Palma.
A me resta la grande tristezza che nomi così importanti nella musica italiana siano stati accolti da una platea numericamente inferiore, enormemente inferiore a quella che si raduna, ad esempio, attorno ad un E.R. (e chi mi conosce, sa di chi parlo).
Numericamente inferiore. Ma superlativamente arricchita dalla splendida esperienza di ieri sera.

Andrea Barbazza

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