Stava
iniziando l'era del Cinghiale Bianco. Eravamo uno sparutissimo
gruppetto, nel teatro tenda di Piazzale Candiani, Mestre, per
ascoltare quel mago di Battiato. Ad un certo punto, su una
base registrata, il nostro ed i suoi inventarono effetti luminosi
con delle torce, una per mano. Addirittura. Primordi. Nel
freddo di quella notte di fine inverno/inizio primavera, al
violino c'era il maestro Giusto Pio.
Cosa c'entra con ieri
sera? Beh, a parte il facile accostamento del violino (sempre
un Pio, ma il maestro fa di nome Mario Pio Mancini), quello che
m'ha fatto ricordare quella lontana notte è stata la
presenza un po' striminzita del pubblico, davanti a cotanta
band. Oltre al suddetto violinista (e bouzukista), c'era una
fetta del Banco Mutuo Soccorso (o BMS, o Banco, fate vobis),
nelle persone di Rodolfo Maltese (chitarra e flicorno, per gli
amici tromba) e PierLuigi Calderoni (magari avrete sentito la sua
batteria anche con Branduardi, Cocciante e Bertoli), accompagnati
da Arnaldo Vacca (multipercussionista nel vero senso della
parola, Musicanova, Teresa de Sio). Al basso Luca Barberini.
Scusatemi se scordo un nome, ma il tastierista non era
Mezzanotte, di questo sono sicuro. Tutti in gamba, comunque:
nessuno al di sotto dell'ensemble.
Nel sacro territorio de
La Palma Club (via Mirri, Roma) potete fare degli incontri del
genere (ad esempio, emozionante: 2/2/2004 Miroslav
Vitous...). Potete andare ad un concerto degli Indaco, ad
esempio, con la mite spesa (ormai mite) di 10 euro.
Se mi
permettete il paragone azzardatissimo, Maltese è un po' il
Pat Metheny italiano, senza togliere nulla a nessuno, senza
ledere l'immagine di nessuno. Il paragone è legato sì,
alla bravura, ma soprattutto alla vena, alla verve "ottimistica"
della musica dei due chitarristi. Gli Indaco suonano pezzi di
piacevole fattura, privi di costruzioni funamboliche e criptiche,
ma soprattutto "mediterranei". Arabia, Grecia, sud
Italia, Sardegna, Spagna,... tutto finisce in un calderone di
suoni caldi e colorati, profumati e solari. Occhiali da sole,
prego! Il concerto inizia con un Set The Control For The Heart
Of The Sun, che s'allontana dalla spazialità del fluido
rosa per entrare nella terra delle sabbie e del mare. È lo
stesso pezzo? Si, no, boh. Poi nomi come Waiting for the
Kundalini, Ascea, Andalusiana, Amargura, Umbras, Su Nuraghe (in
chiusura), ed altri, che non ricordo. Strane percussioni,
basso veloce, chitarre virtuose, un assolo di fiati, bouzuki
irlandese (l'Irlanda che s'è spostata geograficamente a
confinare con il Peloponneso), violino elettronico,... concerto
che fila via che è un piacere. Sul palco anche una
vocalist (dall'ultimo disco c'è stata la svolta "vocale"
del gruppo), una Gabriella Aiello (presentata da Vacca) dalla
voce davvero originale, piena, con risonanze piacevolissime, e
poi anche una guest guitar (una splendida Ovation) imbracciata da
un talentuoso Massimo Albini (presentato da Maltese). Il
concerto volge alla fine, ed il piccolo pubblico ottiene il bis.
Il gruppo è contento del fatto che, nonostante la notte di
pioggia, qualcuno sia venuto al La Palma. A me resta la grande
tristezza che nomi così importanti nella musica italiana
siano stati accolti da una platea numericamente inferiore,
enormemente inferiore a quella che si raduna, ad esempio, attorno
ad un E.R. (e chi mi conosce, sa di chi parlo). Numericamente
inferiore. Ma superlativamente arricchita dalla splendida
esperienza di ieri sera.
Andrea
Barbazza
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