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MUSICA

11 luglio 2003: Yes a Roma

Giorgio trova un antico Paperlate. Davide glielo legge. Io mi compro una maglietta "Tales". Nona fila del parterre, terzo posto. D'altronde siamo arrivati due ore e mezza prima... Si salutano facce romane, genovesi, milanesi, ... sono ancora qua. La nostra età è dappertutto, qualcuno s'è portato la prossima generazione di progressive, almeno si spera.

Il palco è anonimo, sembra coperto di alluminio per i cibi, ma sulla grancassa e librato in cielo c'è un monosillabo inglese, il monosillabo più famoso di Roger Dean: questo continua a ricordarci perché siamo qui, al Foro Italico.

Precisi come metronomi svizzeri (o quasi), nel chiaro e caldo tramonto romano, i nostri ospiti ci fanno sentire la loro ouverture. E poi entrano, ruzzolando, incedendo, sorridendo, e, per chi non li vede da tanto, è scioccante contare le rughe e vederne la magrezza o le forme eccessive. E poi esplode la loro Siberia infuocata, e sei in viaggio sotto questi suoni, sotto queste luci, con questi ricordi.

Magnifiche balene.

Ad un certo punto la notte è buia, ma non sai da quanto.

Se il palco non fosse ben fissato, sprofonderebbe verso destra: dalla mia parte c'è un incrocio tra un vecchio maestro di scuola e Clint Eastwood che fa magie con la chitarra, affiancato da un folletto che canta con la voce di un angelo bambino, mentre dall'altra ci sono due giganti del nord, armati di possenti asce e dietro trincee di decine di tastiere.

Ad un certo punto viene ritrovata un'antica chitarra, e tu ed io ci ritroviamo commossi, bambini. È una chitarra scoperta da un menestrello uscito dalla galleria (ma forse era un re cremisi)... e lui l'ha trovata, dentro una scatola musicale, mentre portava il proprio cammello (oppure era un carrarmato? o un dirigibile? nel tempo si confonde) a bere del liquido rosa. È tutta la musica dei miei (nostri, guardandomi attorno) primordi, assieme. È il condensato di dove provengo. Come se sul palco ci fossero centinaia di amici di vinile. È felicità, è dolorosa felicità: mi scopro commosso della mia perpetua fanciullezza. Il mio sguardo compie una lunga carrellata dietro me, e gli occhi che vedo sono tutti rapiti, tutti sono dimentichi di anni di scuola, di anni di lavoro, di fatiche, di amici ed affetti persi... questa è la vera macchina del tempo.

E poi c'è Steve (acustico), e poi c'è Jon (con una chicca: un - almeno per me - inedito!), e poi c'è Rick (the magician, con le sue mogli), e poi c'è Alan che accompagna la star della serata: Chris! È incredibile, è un mago, è un mito, è una forza della natura, stasera. Grande attore, finisce per abbracciare un basso a tre manici, che schianterebbe un elefante.

Un intervallo (Paura: qualcuno starà male? Che sarà successo?).

Qualche sbavatura? Grande pathos!

Viaggiamo dentro il cuore dell'alba, siamo sulla nostra via. E, dopo il bis, sappiamo che "I will remember you/Your silhouette will charge the view": è solo una breve attesa, sono andati via dal palco, ma sono sempre lì, nei nostri occhi, nelle nostre orecchie, nel nostro umano pulsare...

That's all, folks, ma solo fino alla prossima puntata!

 

Andrea Barbazza

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