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MUSICA

Renzo Arbore contento con rabbia

Quasi un milione e mezzo di telespettatori in terza serata, cioè dopo mezzanotte, il che significa il 25 per cento di share. In Rai lo fanno arrabbiare negandogli l’inizio del programma alle 23.40 come vorrebbe, come ha rimarcato nella sua “ospitata” di domenica sera a Che tempo fa di Fabio Fazio, ciononostante Renzo Arbore è ben contento del successo del suo programma del sabato Speciale per me mentre il suo disco Vintage!… Ma non li dimostra va a gonfie vele.

Trasmissione e cd: una doppia scommessa vinta?

Avevo una paura terribile. Non è semplice fare una tv diversa oggi, una tv artigianale, come un vecchio fornaio, mentre tutto intorno c’è solo tv hard, tv schizzata, dove tutti cercano il pianto, la rabbia, lo scandalo, il gesto dell’ombrello, il gossip. Capita di trovare tutte queste caratteristiche persino nelle trasmissioni di approfondimento.

Non trova però che la sua sia una trasmissione un po’ troppo autoreferenziale, un amabile amarcord?

Credo che il dovere di un uomo della mia età non sia quello di scimmiottare i giovani, piuttosto di mostrare tutta la tv memorabile che la gente tende a dimenticare: il sarchiapone di Walter Chiari che ho mandato in onda non si vedeva più da molto tempo. Ecco il senso dell’operazione: fare un mercatino del modernariato. Oggi la tv è come un supermercato: stesse marche, stessa gente che fa il solito giro dei soliti programmi. Guardo al passato, è vero, ma mostrando la giovane band dei Funk Off faccio anche capire che in Italia ci sono giovani musicisti di gran talento, come il pianista Stefano Bollani.

Anche la musica che propone è volutamente “vintage”, ad esempio improntata sul fenomeno crooner, come nel disco dove duetta con Mariangela Melato e Isabella Rossellini.

Sono stato un antesignano dei crooner. Tanti anni fa cantai Resta con me in americano. Come quella ci sono tantissime canzoni italiane che in inglese potrebbero essere pari ai classici di Cole Porter e Gershwin. Ci sono canzoni, o personaggi come Buscaglione e Carosone, che non decadono con la moda.
Eppure ai tempi di Doc e delle sue storiche trasmissioni radiofoniche fu lei a far conoscere in Italia musica e musicisti nuovissimi che non avevano spazio altrove, senza il bisogno di rivolgersi al passato…
Forse oggi non c’è musica abbastanza affascinante. Io ho vissuto varie rivoluzioni musicali, ma dopo personalità come Bruce Springsteen, Prince, gli U2, non ho trovato grandi inventori di musica. Poi in giro ci sono decine di gruppi giovani che fanno i repertori di Sinatra, di Luis Prima. Il “ritorno” è un fenomeno internazionale, di questi tempi lo swing si sta riscoprendo anche a New Orleans.

Lei che ha visto cambiare la discografia, crede ci sia un’inversione di tendenza verso la qualità?

Esiste un pubblico abbrutito dalla cattiva televisione e un pubblico vispo che va ai concerti e sceglie la sua strada. Ancora è una minoranza, ma il mercato l’ha capito. Il brutto è che con questa omologazione si sta sdoganando tutto in nome del botteghino. Capita che anche il critico cinematografico serio dica che l’ennesimo film di Natale in fin dei conti vada bene.

Tra poco parte Sanremo: perché lei ha sempre rifiutato la direzione artistica?

Perché, con un po’ di presunzione, so che da me la gente pretenderebbe nomi eccelsi come Dalla, De Gregori, Paolo Conte, Pino Daniele. Il fatto è che ormai il Festival si è incartato. Non si va su quel palco a rischiare. Mi divertii ad andarci da cantante con Il clarinetto, fu la prima volta dopo Carosone che si presentava una canzone umoristica.

Intervista di Silvia Boschero – L'UNITA' – 22/02/2005



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