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LA RICETTA e IL RACCONTO
TORTINO RUSTICO DI ASPARAGI
Ingredienti per quattro persone
un mazzo di asparagi verdi, sottili, meglio se di bosco
6
uova
70gr di pangrattato
100 gr di parmigiano grattugiato
sale
q.b.
noce moscata a piacere
Stufare
gli asparagi tagliati a pezzetti di circa un centimetro e mezzo, con
acqua e olio di oliva. A fine cottura unirli al composto di uova,
pangrattato e formaggio e sale che avrete preparato nel frattempo,
badando di non frullare troppo le uova.Far cuocere in una padella
antiaderente media, appena unta d'olio, prima da una parte, poi
dall'altra.
Il segreto per ottenere un tortino perfetto, sta nel
rialzare i bordi dell'impasto pressando verso l'interno con una
spatola di legno e nell'usare un coperchio sufficientemente grande su
cui girarlo.
A cottura ultimata cospargere lievemente la superfice
di formaggio e servire.
Ottimo caldo e freddo, anche nei panini.
Si può fare utilizzando anche altre verdure: speciali quelli di spinaci o di zucchine.
IL TORTINO RUSTICO DI ASPARAGI
Con
Otello avevamo un debito di riconoscenza grosso come una casa.
Luigi,
quando non aveva che diciannove anni, aveva avuto un brutto incidente
in Lambretta, a seguito del quale era stato costretto a passare nove
mesi all'ospedale di Niguarda e Otello e la sua famiglia, che
abitavano sì a Milano, ma dall'altra parte della città,
si erano prodigati per lui: andavano a trovarlo a turno e poi tutti
assieme alla domenica col pasticcio caldo, gli lavavano la
biancheria, ospitavano sua madre in casa quando lui aveva bisogno di
assistenza.
Insomma, come se fossero stati parenti e di quelli
buoni.
Invece si conoscevano appena.
Venticinque anni
prima Otello era stato capo partigiano in toscana, nei boschi vicino
al paese di Luigi e qui aveva conosciuto gli antifascisti del luogo,
che l'avevano accolto e nascosto nei momenti di pericolo.
Ci si
era trovato talmente bene, che aveva pure trovato moglie, una bella
ragazza dagli occhi di raffiro, con la lingua pepata al punto giusto
e una gran bontà d'animo.
Dalla liberazione non aveva
saltato un anno ed era sempre tornato a passare una parte delle
vacanze in paese: la moglie per i parenti, lui per i compagni della
casa del popolo, il vino buono, la cucina e la pesca. Già,
perché era un pescatore sopraffino, di quelli che vanno in
giro con due valigie di ami, lenze e sugheri di ogni tipo, canne di
tutte le misure, vestiti verde muschio, cappello e stivaloni in
tinta.
Ma non gli piaceva la pesca in Toscana.
Sul Ticino era
abitutato a pescare con la mosca, ma nei torrenti toscani, come si
fa?, mica è possibile. Tutt'un'altra cosa la pesca con la
mosca, ma ci vogliono argini percorribili a piedi agilmente, distese
di acqua ferma e pulita... allora si può lanciare lontano e
mentre piano col mulinello richiami la mosca, che frulla lucente
sulla superficie come un pesciolino, tu cammini lungo l'argine e
presto ecco che il pesce abbocca...
S'accontentava di andare
nella pescaia dei Capitani, tra i ragazzi che si tuffavano poco più
in là e non tacevano un attimo, ma si vedeva che fremeva e
dopo una settimana non ne poteva più e partiva.
Ti
ci porto io, gli disse Luigi quel giorno, illuminandosi di
gioia ti ci porto io in un posto così, forse
meglio.
Ma no, non importa: ormai ho deciso, lascio la
moglie qui, vado via con questo amico che fa il camionista, mi basta
star via due giorni per una gara di pesca sportiva e poi torno.
E
con sua moglie vennero a prendermi a casa perchè la settimana
prima avevamo scoperto un luogo del genere sopra San Casciano e
proprio non conveniva fare tutti quei chilometri per andare sul
Ticino. Era la stessa cosa.
Oh, mi raccomando, voglio fare bella figura: devo sdebitarmi con quell'uomo. mi disse Luigi, sottovoce Prima li portiamo alla Sambuca e dopo ti fai venir fame e andiamo a mangiare il prosciutto e il pecorino all'osteria di Nino: un pomeriggio da festa. Se la devono ricordae una giornata così.
Tutto
andò come aveva previsto Luigi, a parte il fatto che non
potemmo pescare né con la mosca né con altro perché
un'alluvioncina la sera prima aveva cancellato l'argine e intorbidito
l'acqua. Riuscimmo a portarli a far merenda, dopo lunga insistenza.
E qui fummo proprio sicuri di averli fatti contenti: fiasco di
Chianti, pecorino, prosciutto crudo a volontà.
Quando fu il momento di pagare, Luigi si allontanò con discrezione ma subito dopo tornò da me, serio in volto.
Hai
tu il mio portafogli?
Io?
Oh, signore,
dammi il tuo allora.
E che lo portavo a fare al fiume,
per perderlo?
Dovemmo
dirlo ad Otello.
L'anno dopo ritornarono. Ora dovevamo farci
perdonare anche la figuraccia della merenda.
Otello rideva,
perché era un grande, ma capiva il nostro imbarazzo e così
alla fine accettò di venire a cena, scontentando certi parenti
che gli avevano preparato il papero di casa.
Bhé,
ragazzi, se volete farmi contento, preparatemi poche cose ché
ho mangiato troppo in questi giorni, anzi, fatemi solo gli asparagi
di bosco, che a Milano me li scordo e Luigi invece, chissà
quanti posti conosce dove trovarli.
Tutto qui?
Luigi
sapeva un posto magnifico per gli asparagi, ma gli ci vollero diverse
ore lo stesso per raccoglierne un bel mazzo.
Io mi occupai del
pranzo.
Come primo pensai che una bella minestra in brodo poteva
essere adatta e preparai la stracciatella: uovo, pangrattato, farina,
noce moscata, frullati assieme e poi buttati nel brodo bollente al
momento di servire. Un mangiare tradizionale, ma buono e delicato al
palato.
Poi
avevo preparato, a mo' di rinforzo, come direbbe l'Artusi, un po' di
insalata, pecorino e prosciutto. Il piatto forte sarebbe stato il mio
tortino rustico di asparagi.
Una mezzoretta prima di andare a cena
pulii con cura gli asparagi, tagliandoli con pazienza, li stufai
piano piano e nel frattempo frullai le uova con gli altri
ingredienti. Ormai gli asparagi erano cotti, sarebbe bastato un
attimo e sarebbero stati pronti per essere aggiunti al piatto delle
uova.
Fu allora che Mirella, la vicina di casa, mi chiamò
dalla terrazza per mostrarmi la sua bambina che aveva preso a
camminare proprio in quel momento. Un attimo. Ma bastò.
In
quell'attimo gli asparagi si carbonizzarono.
Piansi
brevemente.
Alla fine non trovai di meglio che aggiungere altre
uova e fare il tortino rustico di asparagi di sole uova, senza
asparagi. Cercai di buttarla sullo spiritoso ma a cena risultò
chiaro che avevano pensato agli asparagi, ma lessi...
E la
minestra? Impensabile anche solo assaggiarla: lui aveva problemi alla
cistifellea e lei era intollerante alle uova.
Ci arrangiammo alla
buona.
Ogni tanto Otello scoppiava a ridere e noi tutti dietro.
Una tragedia.
Sapevamo tutti che avevano perso il papero e i
parenti.
Per la loro pace, smettemmo di tentare di pagare il nostro debito di riconoscenza.
Da allora mandammo solo cartoline d'auguri a Natale e a Pasqua e stemmo ben lontani: questo fu certo il dono più grande, che potemmo fare ad Otello, credo.
Elvi , 18 Marzo 2001
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