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Bruno Arpaia
IL SECOLO XIX – 11/05/2002

E ora il sesso ritorna con lo stile anni Sessanta

A volte ritornano. Fantasmi del passato, persone, eventi, situazioni, idee che avevamo dati per morti e sepolti. Passati, appunto. Ma ormai è così: non si butta via più nulla, tutto può tornare prima o poi “di moda”. Niente appartiene più definitivamente al passato né al futuro, e tutto convive in questo eterno presente che ci troviamo ad abitare. Tornano, allora, le celebrazioni di Salò e della X Mas, tornano i calzoni a zampa d'elefante, tornano perfino le classi unisex: maschietti da una parte, femminucce dall'altra, e guai a mischiarsi. Il presidente Bush ha appena varato uno stanziamento di tre milioni di dollari per incoraggiarle, appoggiato in quest'impresa, improponibile solo fino a poco fa, non soltanto da neopuritani e reazionari vari, ma anche da due democratici di spicco come Ted Kennedy e la signora Clinton. E subito, in Italia, qualcuno si è accodato alla new (?) wave americana. Ah, certo, nessun ritorno alla bigotteria d'antan: adesso, dicono, ci sono studi seri che dimostrano i vantaggi della separazione dei sessi nelle scuole. Dicono anche che gli studenti, non distratti dalla “competizione sessuale”, migliorino il profitto e maturino più in fretta. Sarà.

Io ho fatto in tempo a fare elementari e medie separate, perciò al liceo le mie compagne mi sembravano le terribili avanguardie di una flotta aliena e minacciosa. Giuro che è stata dura: ce ne ho messo, di tempo, di mazzate in testa, di delusioni e di depressioni, per riportarle almeno un poco sulla terra, per capire che, in fondo, maschietti e femminucce, sia pure con qualche differenza radicale, facevano più o meno parte della stessa nave. Vogliono ritornare a quel passato, a quelle dolorose imbranataggini da Happy days, a quelle crudeli delusioni postadolescenziali? Facciano pure. Però, attenzione: lo diceva già Marx (non Groucho, l'altro: Karl) che, se il passato torna, si ripresenta prima sotto forma di tragedia e poi di farsa. Come nel caso di Ilona Staller, in arte Cicciolina: ve la ricordate? Dapprima pornostar, quindi deputata radicale nel 1987. Adesso di presenta candidato a sindaco di Monza. Dice di sentirsi “ungherese-longobarda”, “né di destra né di sinistra, ma mitterandiana”, è intanto è alla testa di una lista di “Libertari” in accordo con la Lista Sgarbi, il quale è “dolcissimo e anche un valido politico”. Cicciolina vuole trasformare la Villa Reale di Monza in casinò (con accento finale) e riprendere le sue vecchie proposte di legge: educazione sessuale nelle scuole (ma miste o separate?) e parchi dell'amore, grosso modo seguendo le proposte del ministro Bossi.

Immaginiamo, però, che Ilona Staller non sia d'accordo col Senatur nel voler limitare gli Eros Center alle città per preservare le nostre sane campagne dalla pornografia dilagante. Che diamine: è libertaria o no, la Staller? E allora fattori, mezzadri e contadini avranno diritto anche loro all'amore libero. Insomma, anche Cicciolina è tornata. Ponendo, tra l'altro, una questione che avrebbe fatto impazzire il vecchio Marx: se già la prima volta la Storia si è presentata come farsa, cosa succede quando si ripresenta, vent'anni dopo, più o meno tale e quale? Succederà che le nostre studentesse ristudieranno in classi single-sex l'Economia Domestica buonanima, mentre gli imbranatissimi maschietti impareranno a conoscere l'altro sesso nei parchi dell'amore? Forse, può darsi: non mi sento di escludere più nulla in questo tourbillon che ci mischia il tempo sotto il naso, che ci fa vivere la Storia e il presente come il fondale di un teatro o un chroma-Key televisivo, intercambiabile solo premendo un pulsante, in cui si alternano a piacere le epoche più diverse, i passati più orridi e improbabili. Il guaio è che, spessissimo, quei dannati fondali sono veri.

Bruno Arpaia – IL SECOLO XIX – 11/05/2002

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