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Bruno Arpaia

Il riscatto di Fantozzi e Mago Zurlì



Gent.mo rag. Fantozzi Ugo e spett.le Sig.ra Pina, nonché esimio Mago Zurlì (mi scusi, non mi ricordo mai il Suo nome di battesimo), vengo con questa mia addirvi (addirvi, tutto attaccato, spiegava il principe De Curtis) che è stata una fatica non da poco passare la domenica aggrappato al telecomando, zompettando tra Domenica In e Buona Domenica.

Per vedervi, per celebrare il vostro ritorno in tivvù, ho dovuto schivare i salti in alto in studio, le pubblicità dei materassi che invitavano al sonno, i giochini, le stonature, le sudate live di conduttori e ospiti (pòri figli, ma tra Rai e Mediaset non potevano fare una colletta per mettere l'aria condizionata negli studi?), i matrimoni in diretta con ricongiungimenti familiari alla Carrà, l'espressività da protome in marmo della Arcuri e l'acconciatura a pallone da calcio di Moira Orfei.

Le imeil sui sentimenti e la posta del cuore di Valeria Marini, le disgrazie urbi et orbi e i pettegolezzi mondani.

Ho sopportato, ho ingoiato, ho resistito, e alla fine vi ho visti, apparire qua e là, a spizzichi e mòzzichi. Sembravate ancora in bianco e nero, grandi attori quasi spaesati in mezzo a tante paillettes e lustrini colorati, forse a disagio nei tempi incalzanti della tivvù del XXI secolo. Però forse non è un caso se questa tivvù è costretta a ricorrere a voi, e a Little Tony, e a Silvana Pampanini, per sperare di intrattenere il gentile pubblico. Operazione nostalgia? Magari fosse questo. La verità è che, in Rai e in Mediaset, le idee nuove sono più rare del dodo e della foca monaca. Largo, perciò, al passato, ai miti televisivi della nostra gioventù: miti pesanti, persino persistenti, tanto ingombranti da dare l'impressione di riempire il vuoto. Mi illudevo, dunque, gemt.mo Mago Zurlì (mi scusi di nuovo, non mi ricordo mai il Suo nome di battesimo), che, se operazione nostalgia doveva essere, lo fosse senza infingimenti e travestimenti. Invece no, nemmeno. Perfino lo Zecchino d'oro è stato trasformato in farsa. Speravo, chiar.mo Rag. Fantozzi Ugo e preg.le Sig.ra Pina, in uno sprazzo, un lampo che illuminasse le facce della Venier o di Gervaso, mi auguravo un coup de théâtre di quelli che solo i grandi vecchi possono immaginare, perché i giovani, checché se ne dica, oggi hanno spesso più rughe di Matusalemme e meno idee. Invece vi ho visti costretti a poco più di una comparsata, a qualche battutina mormorata e poco convinta, a fare tappezzeria come le ragazze bruttine alle feste dei nostri diciott'anni.

Rassicuratevi, non è colpa vostra. Più di una comparsata o di una particina nella grande farsa generale, la tivvù del XXI secolo non può offrirvi. I bambini erano bambini, ai tempi di Mago Zurlì, anche quando andavano in televisione. Oggi invece vengono usati senza scrupoli e rispetto. E il ragionier Ugo Fantozzi era, a modo suo, un rivoluzionario, perché incarnava le frustrazioni degli italiani, la loro distanza, perfino culturale, dai potenti. Oggi, invece, gran parte di questo Paese si immedesimerebbe non in Fantozzi, ma nel Megadirettore Galattico che tanto faceva patire il timido Fracchia. E la tivvù segue il vento che tira. Che tristezza.

Bruno Arpaia – IL SECOLO XIX – 23/09/2002

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