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Bruno Arpaia

Portavoce allo sbaraglio

Avevano ragione gli indiani dei fumetti: i visi pallidi parlano con lingua biforcuta. Ma nemmeno il vecchio e saggio Toro Seduto poteva immaginare di cosa sarebbero stati capaci gli stessi visi pallidi un secolo dopo, e in special modo quelli appartenenti alla specie homo politicus italianus. Abituato a trattare col rude generale Custer, probabilmente Toro Seduto sarebbe stramazzato lungo disteso di fronte alle “convergenze parallele” di Aldo Moro. Ma era ancora nulla. Che avrebbe fatto il Grande Capo indiano ascoltando il nostro attuale presidente del Consiglio e il lungo rosario di va e vieni, di dico e non dico, di marce indietro?

Forse sarebbe morto. Dar ridere. Ma quello che avrebbe più sorpreso Toro seduto, sarebbero sicuramente stati i “portavoce”. Ai suoi tempi, ai tempi dei cowboy e degli indiani, bastava una staffetta: andava dal nemico, riferiva il messaggio e ritornava. Oggi, in tempi di politica postmoderna, il mestiere di portavoce è fra quelli più ingrati, a metà tra il funambolo e l'esegeta del Talmud. Me li immagino, i portavoce dei segretari di partito, dei ministri, come gli antichi spalatori di carbone nelle stive delle navi: sporchi, sudati, a ravvivare il teatrino della politica del XXI secolo con stentoree dichiarazioni alle agenzie di stampa, elemosinando un po' di spazio in tivù e sui giornali per il loro datore di lavoro. Quando va bene. Perché c'è chi è costretto a fare i salti mortali per arrotondare frasi incaute, per smussare gli angoli di una presa di posizione affrettata, per correggere il tiro secondo gli umori e le convenienze del leader di turno, per fornire “l'interpretazione autentica” di un avverbio o di un aggettivo, invocando magari il “contesto” per rovesciare completamente il senso di una frase.

Anche in questo campo, però, va detto che il nostro premier è il più professionale, il più moderno. Non solo si avvale di un fior di portavoce, ma ha creato un'agguerritissima schiera di interpreti del suo pensiero che diffondono la sua Buona Novella articolandola in mille sfumature adeguate via via alla bisogna, alle “nicchie” di mercato politico alle quali ci si rivolge. Un po' come i poliziotti dei film americani durante gli interrogatori, dove uno fa la parte de duro, del cattivo, e l'altro quella del tipo pacioso e comprensivo. Così può capitare che Berlusconi faccia una dichiarazione, mettiamo, sui giudici, affermando (è solo un esempio) che per fare quel lavoro bisogna avere turbe psichiche, essere addirittura antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Niente paura. Un portavoce, per esempio Paolo Bonaiuti, declinerà il pensiero del premier in termini moderati, derubricandolo a battuta estiva sul filo del paradosso”, mentre un altro, per esempio Sandro Bondi, lo restituirà ai fans berlusconiani più scatenati calcando la mano contro certa “giustizia infame che disonora la civiltà giuridica del nostro paese”. Il giorno dopo, lo stesso Bondi magari interverrà di nuovo, inasprendo ulteriormente i toni, per fornire l'interpretazione autentica delle sue stesse parole che davano, a loro volta, l'interpretazione autentica del pensiero del presidente del Consiglio. Il quale, nel frattempo, fa marcia indietro su (quasi) tutto il fronte.

Il risultato di questo complesso procedimento retorico? Tutti contenti: gli accesi e i moderati, i tiepidi e gli arrabbiati. Peccato, però, che questo non sia letteratura. Uno scrittore da poco scomparso come Giuseppe Pontiggia poteva permettersi di affermare: “A volte, scrivendo, dici cose diverse da quelle che pensi. Spesso sono le cose migliori”. In politica, però, non si può far conto sull'ambiguità del linguaggio, non si possono fare giochetti con le parole. La gente se ne accorge e prima o poi ti volta le spalle. Come farebbe il povero Toro Seduto, al quale tante sottigliezze ermeneutiche e propagandistiche farebbero certamente più male delle pallottole del Quinto Cavalleggeri. Lui aveva una sola parola. Lui non li sopportava, i visi pallidi con la lingua biforcuta.

Bruno Arpaia – IL SECOLO XIX – 06/09/2003

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