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Bruno Arpaia

Lunga a vita ma non troppo al vecchio topolino Yoda

Di solito, un topo vive più o meno due anni. Il Topolino di Walt Disney, invece, va per gli ottanta, naturalmente già adulto, in un cortometraggio dal titolo Steamboat Willie. Ora però un altro topolino si affaccia sulla scena e vorrebbe strappare a Mickey Mouse il titolo di ratto più famoso e più longevo del mondo. Si chiama Yoda, come il maestro Jedi di Guerre Stellari, il quale ha già visto l'equivalente di novecento primavere terrestri. Nei giorni scorsi, il topo Yoda ha compiuto “solo” quattro anni.

Ma lui non è personaggio di celluloide o un eroe dei fumetti. E' un sorcio vero, in carne e ossa, che abita in una gabbietta alla School of Medicine dell'università del Michigan. I ricercatori americani gli hanno modificato geneticamente la ghiandola pituitaria e la tiroide, poi sono intervenuti sui processi che regolano la produzione di ormoni. Il risultato è topo anagraficamente vecchissimo, ma vispo e dinamico come un ragazzino, ancora impegnato a saltare freneticamente addosso alle topoline che gli capitano a tiro. Se fosse un uomo, Yoda viaggerebbe attorno ai 140 anni. Nessun ratto aveva mai raggiunto la veneranda età di Yoda, e mai nessun uomo si è tanto avvicinato alla boa del secolo e mezzo di vita.

Adesso i ricercatori del Michigan stanno cercando di determinare con esattezza i fattori che hanno prodotto un risultato così eccezionale. Gli scienziati procedono ancora a tentoni, ma è ovvio che il loro fine ultimo è quello di applicare anche all'uomo la ricetta dell'eterna gioventù. Per secoli, nel desiderio di vivere più a lungo e di sconfiggere la morte, abbiamo immaginato pozioni magiche, specchi miracolosi, tenebrosi patti col diavolo. Forse, invece, il segreto più ambito e portentoso si nasconde nello stabulario di un laboratorio, nelle complicate sequenze del Dna di una cavia, tra la paglia sporca di una gabbia di ferro e di vetro. O forse, a pensarci bene, quel segreto è come un vaso di Pandora che l'uomo non dovrebbe mai aprire. D'accordo, secca a tutti dover morire, prima o poi. Ma non è detto che una vita lunghissima, scandita dalla noia di giorni tutti uguali, dal gocciolio logorante del tempo, sia sempre comunque preferibile a un'esistenza più breve ma più intensa.

Io uno dei suoi visionari racconti, Borges ha descritto la tragedia degli Immortali, uomini condannati a non poter mai morire. Perfino Giobbe, a un certo punto, si stancò di calpestare la terra di questo pianeta e lasciò il mondo, “vecchio e sazio di giorni”. Non ne poteva più, di vivere. Perciò, a noi basterebbe poter lenire un po' gli acciacchi della vecchiaia che si allineano lentamente e non ci danno tregua, ci basterebbe non diventare da vecchi la parodia di ciò che siamo stati da giovani, riuscire ad evitare che il tempo ci mangi vivi. Se il topolino Yoda può aiutarci in questa grande impresa, ben venga. Buon compleanno a lui. Ma non gli chiederemo di aiutarci a diventare immortali. Sai che barba, un mondo di Matusalemme. E poi chi glielo dice direbbe a Maroni e a Tremonti che, con tutti quegli anziani in giro, bisognerebbe riscrivere di nuovo la riforma delle pensioni?

Bruno Arpaia – IL SECOLO XIX – 14/04/2003

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