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Ho paura. Della caccia alluntore |
E chi ce lha, la calma per provare a ragionare freddamente? Chi può restare impossibile quando, più volte in poche settimane, qualcuno spacca il vetro di una macchina, picchia e minaccia un uomo puntandogli un coltello alla gola, mentre cinque metri più in là i suoi complici stuprano e violentano una donna o una ragazza appena quindicenne? Ti guardi in giro e scopri unItalia spaventata . Accendi la televisione e vedi gente atterrita, uomini furenti pronti a formare squadre per dare la caccia agli extracomunitari, donne convinte che da adesso in poi dovranno camminare a occhi bassi, che non potranno più indossare rossetto e gonne corte perché questi stranieri, venendo da Paesi barbari e fondamentalisti dove le "femmine" stanno chiuse in casa, le aspetteranno in agguato a ogni angolo.
E un sentimento umano, troppo umano, la paura. Ma non è mai una buona consigliera. Semmai, come diceva Pascal, "è su queste conoscenze del cuore e dellistinto che la ragione si deve appoggiare". E dunque con la "logica del cuore" che bisogna pensare, che bisogna reagire. Perciò, anche dando ascolto ai nostri sentimenti più profondi, ai nostri turbamenti e al cuore di tenebra delle nostre rabbie, non si devono smettere di ripetere pochi punti essenziali: da noi, il novanta per cento degli stupri è commesso da italiani; le violenze sessuali non hanno radici etniche o religiose, e a volte, come nel caso degli incesti e delle violenze familiari, nemmeno radici sociali; alla xenofobia montante e ai tentativi di giustizia sommaria, alcune vittime risponderanno con maggiore violenza, con altri reati, con altri stupri. E noi vivremo sempre nellinsicurezza. E questo che vogliamo?
Ci piaccia o no, le nostre società sono già multietniche, e lo saranno sempre più. Nessuno può fermare le grandi migrazioni che hanno sempre attraversato il pianeta. Sono state eventi salutari, perché le culture muoiono nellisolamento e prosperano nella comunicazione. Come ha scritto Carlos Fuentes, "quando escludiamo ci impoveriamo, mentre quando includiamo, ci arricchiamo".
Perciò, se siamo convinti delle bontà dei princìpi che reggono la nostra convivenza, se li vogliamo difendere, dobbiamo applicarli fino in fondo anche a chi arriva qui su carrette del mare sgangherate in cerca di opportunità di vita, a chi è costretto a vivere come clandestino, in venti in una stanza senza acqua e luce, perfino a chi commette dei delitti, per quanto aberranti siano. Noi, lOccidente, siamo o non siamo la culla del diritto? Dove sta scritto che dobbiamo trasformarci anche noi fondamentalisti?
Un ministro della Repubblica ha sempre diritto al massimo rispetto. Ma se, come ha fatto ieri lonorevole Calderoli, soffia sul fuoco della paura, attizza le reazioni più inconsulte, quelle che se ne fregano del buon senso, di Pascal e della logica del cuore, allora è un po diverso. Chi, andando contro la Costituzione e letica, propone la legge del taglione, la castrazione chimica per i violentatori o la chiusura delle frontiere, si mette sullo stesso piano dei fondamentalisti che dice di voler combattere. Cosa penserebbe il ministro Calderoli se qualcuno gli tagliasse la lingua per le opinioni espresse nellesercizio delle sue funzioni, mentre rappresentava me, voi e tutta la nazione?
No, calma, per favore. Non ricadiamo in un clima da caccia agli untori. Quelli di oggi, gli innocenti travolti dalle nostre paure, potrebbero essere le centinaia di migliaia di stranieri che qualcuno insiste nel ritenere a tutti i costi colpevoli, ingigantendo la diffidenza e lodio che già provano nei confronti dellOccidente. Lo ha detto anche il vicepresidente del Consiglio: "Non si può pensare che tutti i delinquenti siano clandestini". Gliene sia reso merito.
Il presidente del Consiglio, invece, tace. Ma avrà le sue ragioni. Di untori, lui ne capisce, eccome. Era o non era l "Unto" del Signore?
Bruno Arpaia IL SECOLO XIX 22/06/2005
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