| BIBLIOTECA | | EDICOLA | | TEATRO | | CINEMA | | IL MUSEO | | Il BAR DI MOE | | LA CASA DELLA MUSICA | | LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
|
LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | |
NOSTRI LUOGHI | | ARSENALE |
| L'OSTERIA | | LA GATTERIA | | IL PORTO DEI RAGAZZI |

Abolhassan Bani Sadr
LA STAMPA – 31/10/2201

«Il doppio gioco Usa»

Abolhassan Bani Sadr (*)

Reagan vinse le elezioni del 1980 anche grazie agli accordi segreti con Khomeini, la cosiddetta operazione «sorpresa d’ottobre», allorché alcuni collaboratori del futuro presidente contattarono dei funzionari iraniani durante la campagna contro Carter, per far sì che la liberazione degli americani presi in ostaggio all’ambasciata di Teheran non avvenisse se non dopo il voto.

La questione degli ostaggi francesi in Libano ebbe riflessi sulle elezioni presidenziali a Parigi del 1988. Oggi l’uso politico degli attentati di New York e Washington è in primo piano nelle agende politiche interne ed estere di George Bush e di Tony Blair. Con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali in Francia la sicurezza finirà probabilmente anche lì al centro del dibattito elettorale. L’inconfessato bisogno vitale della retorica della violenza costringe il potere dominante a dare rilievo ad altre retoriche, incluse la fondamentalista e l’integralista. Esiste un legame stretto fra chi esercita la retorica dominante occidentale e chi esercita quella del fondamentalismo «islamico».

Non è un caso che siano intercorsi accordi segreti fra reaganismo e khomeinismo, che si espressero oltre che nell’operazione «sorpresa d’ottobre» anche in quella «Iran-contras». In Afghanistan, la creazione dei taleban come potenza politica ha risposto a necessità sia internazionali che interne degli Stati Uniti e della Gran Bretagna: affermare e consolidare la loro influenza nella regione e agitare lo spauracchio dell’integralismo islamico. Come disse Benazir Bhutto, l’idea dei taleban è stata inglese, la gestione americana, i finanziamenti sauditi e la realizzazione sul campo pakistana. La retorica dominante, che in apparenza è contraria a questa forma di violenza, in realtà se ne nutre. Da questa duplicità, da questa contraddizione, deriva il posto tenuto dall’integralismo nel suo seno.

La funzione primaria del discorso integralista è di rafforzare l’idea che il discorso dominante sia il solo ad avere valore. È riferendosi al discorso integralista che quello dominante può mobilitare un sostegno generale contro il caos! In questo senso, Silvio Berlusconi sa di che cosa parla. La seconda funzione del discorso integralista in quanto parte della retorica del potere dominante è di permettere a quest’ultima di affermare che la violenza sarà esportata dal mondo non occidentale verso l’Occidente. Mentre in realtà, l’Occidente è l’origine di questa violenza che gli si ritorce contro.

Secondo gli Stati Uniti, il 90 per cento dei rifornimenti di droga proverrebbe dall’Afghanistan. Ma il potere dominante omette palesemente e volontariamente di ricordare che una guerra dell’oppio fu scatenata per la prima volta nella storia dagli inglesi contro la Cina, e che la Cia ha raccomandato la produzione della droga in Afghanistan per finanziare la guerra contro i sovietici e che dei 500 miliardi i dollari fatturati dal traffico di sostanze stupefacenti, solo un ventesimo resta nei Paesi poveri, mentre il resto viene riciclato nell'economia occidentale.

In Iran, il colpo di Stato di Mossadeq del 1953 fu organizzato dalla Cia e quello contro la mia persona, nel 1981, non sarebbe stato possibile senza l’appoggio implicito degli americani. In Iraq, l’arrivo al potere della cricca mafiosa del partito «Baath» della tribù Takriti di Saddam Hussein non sarebbe stato concepibile senza l’appoggio degli Stati Uniti. In Afghanistan, i taleban e l’organizzazione di Osama bin Laden sono stati una creazione degli Stati Uniti e del loro alleato Pakistan. L’ordine mondiale nasce e si sviluppa costantemente a detrimento del mondo dominato. Padroneggiare le forze motrici del mondo dominato non sarebbe possibile senza un uso costante delle violenza.

È per questo che la potenza americana ha bisogno di creare un «supernemico» e di fondare un’alleanza mondiale contro di lui. L’Occidente pretende che basti qualificare Osama Bin Laden come terrorista per mobilitare contro di lui oltre un miliardo di esseri umani di fede islamica, in modo che essi partecipino alla crociata di Bush per arrestarlo e metterlo a morte. Il popolo afghano, e con esso il resto del mondo, hanno il diritto di sapere: perché fino a quando la violenza assassina dei taleban è stata diretta contro il popolo afghano gli americani non l’hanno denunciata? Quando si trattava di Paesi islamici, ogni volta che si è dovuto scegliere fra il rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli da un lato, e il sostegno a regimi dispotici accomodanti nei confronti dell’Occidente, quest’ultimo ha sempre preso le parti dei regimi autoritari.

È ora di capire che la maggior parte dell’umanità rifiuta la visione del mondo dell’Occidente e che anzi considera l’Occidente come responsabile principale di miseria, violenze e umiliazioni. C’è un’altra verità che l’Occidente non vede: la superpotenza americana ha bisogno, per mantenere il suo ruolo, di mezzi troppo considerevoli. Questa superpotenza non può continuare a «nutrirsi» del resto del mondo: è ora che si abitui all'idea che i popoli devono reggersi da soli. L’Occidente non ha mai pensato che la miseria e la violenza derivanti dalla fuga dei cervelli e dei capitali dai Paesi poveri verso l’Occidente stesso si estenderanno un giorno al mondo intero?

Per giustificare questo sfruttamento spudorato, l’Occidente differenzia gli esseri umani del pianeta in categorie: i civilizzati, capaci di rispettare i diritti dell’uomo e i soli adatti allo sviluppo, e gli altri! Viene detto e ripetuto che il mancato rispetto dei diritti umani nei nostri Paesi sia dovuto alla nostra incapacità di farli rispettare. Ma l’Occidente dimentica che quando un popolo non è in grado di rispettare certi diritti, la soluzione non consiste nell’approfittare della sue debolezze per rovinarlo, ma nell’aiutarlo ad accedere a quei diritti. La supposta incapacità del resto del mondo non è che un pretesto per uno sfruttamento spudorato. È mai stata valutata la perdita di vite umane e di beni materiali che si ebbe allorché, istigato dall’Occidente, Saddam Hussein attaccò l’Iran nel settembre 1980?

L’allora ministro della difesa del governo Thatcher dichiarò impunemente che quella guerra serviva agli interessi dell’Inghilterra e dell’Occidente e che sarebbe stato il caso di fornire a entrambi i contendenti le armi per continuarla. La guerra durò otto anni e uccise un milione di persone. È ancora l’Occidente che crea con la violenza in Palestina uno Stato basato sulla religione e costruito sulla negazione di un popolo. Questo Stato è responsabile di violenze da più di cinquant’anni in Medio Oriente. È uno Stato il cui premier giustifica la violenza in nome della religione. Perché attribuire questa violenza all’Islam e i musulmani? I nostri popoli non sono esenti da responsabilità: potrebbero liberarsi e rimpiazzare i regimi dittatoriali con governi democratici. Come? La violenza cieca è contraria ai dettami del Corano.

La realtà dell’Afghanistan, dell’Iraq e dell’Iran ha altresì dimostrato che la diffusione della violenza ha un rapporto diretto con il mancato rispetto dei diritti dell’uomo e soprattutto di quelli della donna nei nostri Paesi. I dominanti sanno come censurare un Islam spirituale, discorso di libertà, per presentarne invece uno fatto di ayatollah Khamenei, di Bin Laden o di mullah Omar. La vera lotta è la liberazione dal rapporto dominanti-dominati. Nostro obiettivo dovrebbe essere la messa in opera di un programma economico e politico di indipendenza e di giustizia sociale, portatore di una cultura che permetta alle capacità dell’uomo di esprimersi in libertà e nel rispetto altrui.

Dobbiamo trasformarci in democrazie nelle quali l’Islam diventi discorso spirituale, discorso di libertà. I nostri popoli dovrebbero anche lottare per impedire tutte le ingerenze straniere nella gestione dei loro Paesi, anche quando ciò avvenisse in nome della «instaurazione della democrazia». Gli afghani sono stati manipolati e divisi dalle potenze straniere. Ma hanno la capacità di intendere e di decidere di vivere nel progresso e nella libertà. Diversamente, non sarebbe possibile avere pace in questa parte del mondo, né in tutte le altre. In nome della lotta al terrorismo, decimare un popolo già martirizzato dall’invasione sovietica e già condannato a una guerriglia fratricida manipolata da Paesi terzi, è inammissibile e non potrebbe essere che da condannare. La lotta contro il terrorismo necessita di: - Un discorso che sia quanto più trasparente possibile.

Gli Stati Uniti sono costretti dalla necessità di mantenere il loro status di superpotenza a tenere un discorso completamente opaco: non rivelano all’opinione pubblica internazionale le prove concrete che accusano Osama bin Laden e agiscono nella regione trattando con governi che sono essi stessi all’origine dei taleban o del terrorismo o che sostengono direttamente il terrorismo (Pakistan, Iran, Arabia saudita). - Rinunciare a utilizzare la violenza a fini di politica interna. Da molti anni ripeto che non si può ricorrere alla violenza senza fare in qualche modo l’interesse dell’Occidente. - Rivelare le cause del terrorismo. La reazione dei politici occidentali alla violenza dimostra la povertà della retorica occidentale sulla libertà: parlare di superiorità della civiltà occidentale e accusare l’Islam testimonia di questo modo di pensare. - Creare un’istanza internazionale per regolare i conflitti sulla base della giustizia. All’indomani degli attentati dell’11 settembre, gli Stati Uniti si sono messi a parlare di legittima difesa e sono diventati giudice e parte in causa.

Non c’è un giudice imparziale, un organismo internazionale cui rinviare la decisione sulle modalità e le condizioni di una reazione? Ma gli Stati Uniti temono che se ci fosse un tale giudice, gli iraniani, gli iracheni, i cileni e tutte le altre vittime della politica americana rivendicherebbero a loro volto il diritto alla legittima difesa. Non si può avere pace, giustizia, rispetto dei diritti dell’uomo in un quadro di rapporti dominanti-dominati. Solo una politica mondiale basata sull’assenza di rapporti di forza (il principio «towhid» del Corano) permetterà di ricentrare le attività politiche sull’uomo e sui suoi diritti fondamentali e universali e di lottare veramente contro la violenza.

Abolhassan Bani Sadr (*) - Copyright «Le Monde»
(*) ex presidente della Repubblica islamica iraniana


| MOTORI DI RICERCA | UFFICIO INFORMAZIONI | LA POSTA | CHAT | SMS gratis | LINK TO LINK!
| LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing List | Forum | Newsletter | Il libro degli ospiti | ARCHIVIO |
LA POESIA DEL FARO|