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Che
cos'è lo scrittore nella concezione popolare?
Uno
che ha fantasia. Ma che cos'è la fantasia?
Quella che noi
chiamiamo ispirazione, gli antichi greci la chiamavano "zeia
mania",
un'espressione che si potrebbe tradurre,
all'incirca, con "divina follia".
Per i greci lo
scrittore era un invasato, era uno posseduto dagli dei
o forse
dai dèmoni.
Viviamo in un mondo schifoso, respiriamo
gas tossici, ci arrabattiamo per pagare con le nostre tasse gli yacht
e i gioielli dei nostri uomini politici, abbiamo AIDS, droga, code ai
semafori e siamo tutti sotto pressione, siamo tutti posseduti dai
dèmoni.
Per
liberarsene c'è chi prende una pistola e massacra un bel po
di gente, c'è chi si inietta porcherie nel sangue, c'è
chi beve, chi tortura i cani, chi butta i figli nella spazzatura.
Lo scrittore, invece, scrive.
Tira fuori i suoi dèmoni
e li imprigiona tra le righe.
Li schiaccia là sopra e loro
sono in trappola.
L'arte, forse, non è forma di elevazione
dello spirito, ma è soprattutto questione di sopravvivenza.
E
allora... l'avete mai visto un fantasma?
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