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Il capitano Achab racconta

A cura di Emanuele Mignone


L'elemosina

 

 

Un giorno o l'altro comprerò una piroga, la getterò nell'Hudson e salperò per le Bermuda. In fondo sono solo 984 miglia. Passerò il resto della mia vita in mutande pescando e guardando rosei tramonti. Al peggio metterò su una rivendita di banane. No? No. Non bisognerebbe mai leggere i depliant delle agenzie turistiche. Ti fanno sentire un po’ in galera. In fondo i rosei tramonti ci sono anche qui. Beh…non proprio rosei. Diciamo rossi con qualche sfumatura viola. Viola.

Lo so, è detestabile fare l'elemosina. La carità è un sotterfugio, un inganno per chi la fa e per chi la riceve. E' una mano sudata che accarezza la coscienza. Ma non ho mai avuto mai abbastanza fiato per correre e fare la rivoluzione. Ammesso che serva a qualcosa. Quindi cerchiamo di essere pratici ogni tanto. E allungai una biglietto verde al tipo male in arnese, seduto su una panchina.

La sua voce salivale la riconoscerei attraverso sette pareti…Genero…Joseph Genero. Fui proprio io a pizzicarlo in un alberghetto di Chelsea. Aveva addosso i quattrini del colpo alla Lafayette Bank e la sua Harb 38 special fumava ancora. Ma quanto tempo è passato da allora?

I suoi occhi mi si inchiodarono addosso. Erano seri e smarriti come quelli di un cane. Sentivo un brivido di pena: avrei voluto dirgli qualcosa. Ma cosa? Per uno come me non è salutare darsi da fare con il sentimentalismo.

Passarono tre giorni. E non avevo comprato ancora la piroga. Forse, però, avevo fatto qualcosa di meglio.

C'erano giorni in cui mangiavo con appetito. Erano rari a dir la verità. Beh, quelle era uno di quei giorni.

C'erano giorni in cui il sole di New York mi sembrava caldo e penso che non era così brutto saltellare per il mondo. Erano giorni rari. Beh, quelle era uno di quei giorni.

Passò una settimana. Il sole era sempre più caldo e gli hamburger di Joseph ben cotti. Per ora niente Bermuda. Ma come dice il salmo, "Breve è la felicità dell'uomo". Sono sicuro che quando Davide l'ha scritto era un lunedì. Un lunedì di pioggia.

Strano…molto strano che una tizia con quella pelliccia fosse venuta a sfamarsi nel buco dove lavorava Joseph. E ancora più strano il modo con cui lui la guardò.

Anche se il suo stupore sembrava autentico, era venuta sapendo di trovarlo. Perché?

Fuori era grigio. Dentro, i neon del locale ronzavano la loro assurda luce. Li osservai nel riflesso sfuocato della vetrina. Lui sorrideva troppo e i suoi occhi erano diventati improvvisamente sottili. Lei sorrideva sempre meno, fino ad assumere un'aria decisamente annoiata e fatale. Sospiri e monosillabi. La vecchia tattica.

Già. La vecchia tattica. L'eterno gioco. Lei ti aggancia starnazzando e ridendo come una gallina. Tu ci cadi. Poi, la gallina diventa lepre e se la batte. E tu dietro.

Rimanemmo soli.

Io ci credo al destino. Ma Gloria non era capitata lì per caso. Quando glielo dissi mi guardò pallido, le labbra leggermente socchiuse tremavano.

Nella sua voce affiorò una certa durezza.

In fondo che mi fregava se c'era ancora chi non distingueva la vita dalle fiabe? Quella stupida giornata stava morendo. John Wayne stava conducendomi alle praterie del sonno. Ah, il vecchio John…Lui sì che era in gamba! Ma il telefono interruppe il viaggio.

Sperando che i tuoi figli siano un pochettino più furbi.

James O' Neill è un irlandese cattolico tutto d'un pezzo, con un cuore proporzionato al resto e gli occhi sempre lucidi. Non fece storie per assumere Joseph, ma ora aveva un'aria perplessa.

Come allora…Cominciò così anche allora, perdendo il lavoro al distributore di benzina…

Non so perché, ma avevo un brutto presentimento. Era qualcosa che assomigliava al ticchettio di un orologio. E sentivo che Joseph stava per entrare in un ingranaggio mortale. Gloria Hunter, ex ballerina, ex ragazza squillo, sposata da tre anni con Bob Di Gioia…il figlio di Nick. Nick Di Gioia, uno dei gangster più potenti del Queen's…Uhm! Brutto affare. Bob Di Gioia non era un mostro. Era solo l'ombra di un marito, l'ombra di un figlio. L'ombra nasce dal sole e suo padre Nick era il sole. Le ore passavano misuratamente come il fumo delle sigarette che saliva pacifico dai nervi, usciva dalla bocca e si avvolgeva verso l'alto. Aspettavo qualcosa. Ma cosa?

La sera era arrivata col suo grugno oscuro e inquieto che rendeva tutto più irritante. Non sapevo cosa raccontare a James O'Neill che passava e ripassava la sua manona ruvida sul collo per massaggiare la perplessità.

All'improvviso comparve sulla soglia.

Non ho fatto altre domande. Intanto un giorno o l'altro avrei comprato una piroga e sarei salpatp per le Bermuda. Chissà se anche laggiù sarei riuscito a trovare il modo di fare il missionario.

Niente profumo stasera, niente pelliccia, niente tattica. Nuda e cruda come mamma l'ha fatta. Una bambina spaventata, così bionda e spettinata ricordava Gretel che scappa dalla casa della strega.

Si misero a confabulare nell'angolo più buio del locale. Joseph era un tipo riservato, forse troppo riservato. Io pure, certe sere. Vidi solo che lei gli passò un mazzo di chiavi d'auto e lui si incamminò verso l'uscita.

Sentii un'auto che si metteva in moto e dopo qualche secondo una scarica di mitra.

C'era uno strano silenzio, fuori e dentro di me. In certi momenti non so più provare dolore. In fondo era stato lui, Joseph, a scegliere di morire per lei. Era stata fatta la sua volontà.

Ritornai dentro ma lei non c'era più.

Il mattino dopo lessi i giornali e capii tutto. Bob Di Gioia era morto investito da un'auto pirata. Qualcuno aveva preso il numero di targa e quel numero era finito nella mani del padre. E i "ragazzi" si erano subito messi in moto, alla ricerca dell'auto. E l'avevano trovata.

Era lei alla guida dell'auto quella sera. Era lei che aveva investito il marito. Un omicidio ben architettato.

Ma non da sola. Mesi dopo vidi la sua foto sui giornali insieme a Frank Di Gioia, il cognato. Un figlio che non era un' ombra, ma che un giorno sarebbe diventato, con la benedizione del vecchio Nick, un altro "sole"



last modify 23/12/2006

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