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MUSICA

B.B. King: la felicità è un concerto

B.B. King, le hanno dato anche il Nobel per la musica: cosa desidera di più?

Tutto ciò che la gente vorrà ancora darmi. Qualsiasi cosa. Sto bene e sarò felice di tutto quanto il pubblico deciderà di regalarmi.

Cosa la spinge a continuare a suonare e viaggiare per il mondo?

Mi piace la gente. Faccio un lavoro che amo e adoro suonare per il pubblico. Spero di farlo sempre felice. E quando vedo tante parsone così diverse ai miei concerti, sono loro a farmi contento. Insomma, spero che sia una cosa reciproca...

E' vero che lei preferisce suonare che parlare?

Credo che le mie parole abbiano meno forza di quel che canto e suono.

Una volta ha detto che un uomo deve sempre seguire il suo cuore. Lo pensa ancora?

Sì, eccome, si deve sempre seguire il proprio cuore. E sa perché ci credo? Perché credo in Dio, credo nel suo spirito e penso che il Signore metta qualcosa di bello sul nostro cuore, sì, un po' di Dio, e se lo seguiamo ci porterà nella direzione giusta.

Quando lei suona la sua chitarra Lucille, cosa vede dal palco?

Intanto sento che sto facendo il meglio che posso, poi spero sempre che Dio aiuti la povera gente ad ascoltare ciò che provo e a farle esprimere quello che peso. E tutto in una grande gioia.

Lei non ha avuto una vita facile, ma ha sempre avuto la forza di reagire. Chi gliel'ha data?

Penso che ci sia sempre qualcuno che vuole ascoltare, che ha bisogno di conforto, che si diverte e suonare la mia musica mi dà l'emozione per andare avanti. A qualsiasi costo.

Lei ha avuto 15 figli da quindici mogli...

...non da 15 mogli ma da quindici donne diverse, non lo trova speciale?

Appunto, e che idea si è fatto dell'amore?

Penso che le donne siano una grande ispirazione di Dio e penso che noi uomini veniamo per secondi, mentre loro, le donne, sono il numero uno.

Lei ha sempre predicato la pazienza, la reciproca tolleranza: non sembra che ce ne sia molta oggi, no?

D'accordo, ma la storia non è cominciata adesso. Abbiamo sempre avuto guerre, tante guerre, anche nel suo paese, in Italia, anche in America e in molti altri paesi. Non so se ci sia qualche nazione che, negli ultimi 50 anni, non abbia fatto una guerra o ne sia stata coinvolta, in un modo o nell'altro...

E' pessimista?

Non sono uno studente di college, ma non conosco proprio nessuno che sia stato in pace. Però so anche che non mi piacciono le guerre, che non mi piace vedere giovani feriti.

Quali bluesmen l'hanno influenzata di più? Lei fa spesso il nome di Lonnie Johnson...

Ne dica ancora uno...

Blind Lemon Jefferson...

...econe un altro...

T-Bone Walker...

...un altro...

Muddy Waters...

Ho ammirato Muddy Waters, ma non mi ha influenzato. I tre che ha nominato, Lonnie Johnson, Blind Lemon Jefferso e T-Bone Walker vanno bene. Però non dice che mi piace anche il jazz: la chitarra di Charlie Christian e quella di Django Reinhardt, il francese. Ma le voglio dire una cosa: oggi, chiunque sento suonare vorrei suonarci insieme.

Negli anni '60 John Lennon o Keith Richards dicevano ch'era il loro maestro...

Peccato che non lo dicessero mai a me...

Lo dicevano ai giornalisti...

Esatto, ma a me non lo dicevano mai. Una volta Lennon mi dice: mi piace la tua musica. Poi a uno che lo intervista, risponde: sì, mi piacerebbe proprio suonare la chitarra come B.B. King. Insomma, queste cose le ho sempre sapute da qualche giornalista...

Molti dicono di lei che non è solo un grande chitarrista, ma un vero showman...

Non mi metto mai a discutere con i critici, però li ringrazio sempre della considerazione.

Cos'è il blues?

Per me il blues è la vita. Quella che è passata negli anni, quella che stiamo vivendo e quella che credo ci capiterà nel futuro. Quindi il blues è l'intensità che si prova a vivere.

Lei ha partecipato alle lotte per i diritti civili negli anni '60. cosa ricorda di Martin Luther King?

E' stato un grande leader, e per me era come un profeta. L'ho ammirato molto e non l'ho mai dimenticato.

E Miles Davis?

Per prima cosa era un buon amico ed è stato uno dei più grandi musicisti che abbiamo avuto. Non posso dire altro se non cantare per lui...

Che peso ha avuto il razzismo nella sua musica?

Non sono un politico. E non odio quelli che mi odiano, che pensano il peggio su di me. Non ho proprio l'odio nel cuore, nemmeno per chi non ama il colore della mia pelle, o la mia cultura o il fatto che canti blues. Non ho rancore per questa gente, però mi spiace per quello che fanno...

Qualche giorno fa lei ha pianto la scomparsa del suo amico Ray Charles...

Cosa vuole che le dica: è un po' come quando se n'è andato Miles Davis. Siamo stati grandi amici. Ray è morto a 73 anni, io ne ho 78: abbiamo cominciato insieme. E abbiamo incrociato le nostre esistenze un'infinità di volte, suonavamo negli stessi posti e in un paio di occasioni abbiamo anche inciso un disco. E' stato uno dei più grandi musicisti che abbia mai conosciuto.

Intervista di Renato Tortarolo – IL SECOLO XIX – 24/06/2004

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