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CIRCOLO
DI POESIA |
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Il
suo ultimo romanzo, Il libro del buio, ancor prima di
venir pubblicato ha suscitato in Francia molte polemiche. Perché?
Il soggetto del libro è molto delicato perché il romanzo vuol testimoniare la resistenza dell'uomo di fronte a una grande barbarie. La polemica è nata per molteplici ragioni di ordine politico e ideologico, non letterario. Ma ora è una storia finita e ciò che è importante è solo il libro, un libro sull'ingiustizia e il terrore.
Queste polemiche hanno nuovamente riproposto una questione ampiamente dibattuta nei decenni passati: la funzione dell'intellettuale e dello scrittore nella società.
Il ruolo dello scrittore nella società è di testimonianza. Non si scrive per testimoniare, per far prendere coscienza. La scrittura ha un peso grave e importante: una società senza problemi non potrebbe avere una letteratura.
Il prossimo luglio Genova ospiterà il G8: quale la percezione di questo contestato meeting e della globalizzazione in Marocco?
Il G8 è la riunione dei capi di stato dei paesi più ricchi. Costoro si riuniscono spesso spesso ma le ingiustizie e le ineguaglianze tra paesi ricchi e poveri persistono. Il Marocco, paese giovane e in posizione mediana, né ricco né povero, deve imparare a svilupparsi senza l'illusione di ricevere aiuti dal mondo ricco.
Lei è nato a Fès ma da lungo tempo vive a Parigi, cuore dell'Europa illuminista e laica. Quale il rapporto con le sue radici?
Si tratta di un rapporto molto semplice e naturale in quanto sono rimasto in contatto con le mie origini e il mio paese, in cui passo buona parte dell'anno.
A suo giudizio negli immigrati maghrebini prevale il desiderio di uniformarsi ai modelli occidentali o di preservare la propria identità culturale?
E' paradossale ma le due tendenze coesistono: i giovani vogliono essere come gli europei, i meno giovani cercano di mantenere la propria identità originaria. Un possibile equilibrio? Lo si può ottenere solo se si è sereni e inseriti ma l'immigrazione non è certo la condizione ideale a questo proposito.
Quale l'attuale situazione sociale e politica del Marocco?
Il Marocco di oggi è un paese che attende importanti cambiamenti e che sta lottando contro la povertà culturale, l'analfabetismo, l'ineguaglianza sociale. E' una sorta di grande cantiere, un po' come Genova in questi giorni.
Nel film del regista marocchino Tazi A la recherche du mari de ma femme, visto nella recente rassegna genovese dedicata al cinema del Maghreb, viene presa di mira la maschilista società tradizionale. Che dire della condizione femminile?
Si è enormemente evoluta. E' in atto un dibattito, suscitato dallo stesso re, su un nuovo codice di famiglia più liberale e progressista.
Che senso ha parlare di laicità in Marocco?
Non si parla di laicità in Marocco. E' difficile separare la religione dalla vita quotidiana e sociale: i marocchini si considerano tutti musulmani.
Come si presenta l'Italia vista dall'estero?
Non conosco bene la situazione. Le elezioni vinte da Berlusconi? Una cosa bizzarra, anche se legittimata democraticamente. A preoccuparmi è piuttosto la cultura, perché il sistema-Berlusconi non le attribuisce particolare importanza.
Un'ultima domanda: qual'è il segreto degli straordinari occhi di voi marocchini?
(Sonora risata) Nessun segreto, nessuna specialità marocchina: di gente con occhi straordinari ce n'è dappertutto.
Intervista di Paolo Battifora IL SECOLO XIX 08/06/2001
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