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Fois: “Racconto il passato per svelare il presente”

Un cadavere di donna reso irriconoscibile e seppellito troppo in fretta. Un presunto colpevole, il bandito latitante Dionigi Mariani, che per dichiarare la propria innocenza invita l'avvocato-poeta Sebastiano Satta detto Bustianu nella sua segretissima tana sui monti della Barbagia. L'altro mondo di Marcello Fois (Il Maestrale – Frassinelli, pp. 200, € 12), lo scrittore nato a Nuoro nel 1960 che da vent'anni abita a Bologna e mescola il suo dialetto all'italiano con la stessa maestria con cui il Camilleri vi innesta il siciliano, fin da subito si rivela pieno di ombre e insidiosi tranelli.

L'altro mondo” è il terzo romanzo con Bustianu, l'avvocato-poeta vissuto nella Nuoro di fine Ottocento. Perché ha scelto un personaggio vero?

Perché non aveva senso che io mi inventassi un altro protagonista quando avevo già pronto Bustianu. Lo conosco sin dall'infanzia, è un personaggio molto importante del nostro “piccolo mondo antico”. In più ha tutte le qualità necessarie per trovarsi al centro di un dibattito sulla società sarda e italiana più in generale.

Le tante descrizioni naturali che bilanciano l'orrore di complotti e carneficine, sono dettate dalla nostalgia?

La natura per me è un personaggio, proprio come Bustianu e come il bandito Dionigi Mariani. Ha vita propria e interagisce con l'uomo. Così la percepisce la cultura sarda, dove si parla al cielo e all'albero così come si parlerebbe alla moglie o al vicino di casa. Per quanto mi riguarda la nostalgia è un sentimento che non provo. Anche se abito lontano ho rinunciato alla mia identità, ed è come non essere mai andato via.

L'altro mondo del titolo è la Sardegna, entità a parte rispetto all'Italia alla quale al tempo della storia è stata da poco annessa; è la poesia, cui Bustianu si rivolge in cerca di consolazione; oppure è la malavita?

E' un po' tutto questo. L'altro mondo è tutto ciò che di speciale in positivo e in negativo, c'è in Sardegna. Poi è la poesia, la “maledizione di sentire nella carne” che ha colpito Bustianu. Anche l'accampamento del bandito Dionigi Mariani è un altro mondo, con un altro codice e un'altra morale. E poi, peggiore di tutte, c'è l'idea di un altro mondo migliore raggiungibile attraverso lo sterminio, chimera razzista che periodicamente si riaffaccia alla storia.

Nelle ultime pagine del romanzo c'è un ministro che dice che “con certi argomenti bisogna fare i conti”. Qualche allusione alla frase del ministro Lunardi sulla mafia?

Più che un'allusione è una vera e propria citazione, a rovescio perché va indietro nel tempo, tanto quella sconceria, non è una novità ma storia vecchia. Ho ambientato apposta questo romanzo nel 1899, anno in cui era presidente del Consiglio Luigi Girolamo Pelloux, autore della svolta a destra dopo la crisi della sinistra storica e dopo la sconfitta di Adua. Berlusconi che non è più ricco di Pelloux, proprietario di fabbriche di armi, è stato eletto dopo la crisi della sinistra riformista e dopo la guerra di Jugoslavia.

Un romanzo ambientato ieri che ci parla dell'oggi.

Secondo me lo scrittore non deve rinunciare al compito di costruire una memoria storica. Se smette, è inutile che scriva. “L'altro mondo” è ambientato in un periodo non molto lontano ma poco conosciuto, che ricorda tanto i nostri giorni. La storia italiana è banalmente ripetitiva e chi sostiene che è una novità non ha studiato il nostro passato.

Alla narrativa lei alterna la sceneggiatura per cinema e televisione. Ci sono novità?

Il film su Ilaria Alpi di cui ho scritto la sceneggiatura assieme al regista Ferdinando Vicentini Orgnani è ormai in fase di rifinitura e uscirà a dicembre. Si intitolerà “Il più crudele dei giorni” ed è un lavoro molto documentato che mette in campo tutta la complessità di quella vicenda. Giovanna Mezzogiorno è Ilaria Alpi e Rade Sherbedija è Mirian Hrovatin, poi ci sono Erika Blanc, Gaetano Ferro e Amanda Plummer.

Intervista di Lucia Compagnino – IL SECOLO XIX – 28/10/2002



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