MAURIZIO MAGGIANI

Il Secolo XIX 14/04/2001

Per scegliere dobbiamo sapere





La democrazia è informazione. Questa non è una novità del terzo millennio, questa è una regola sine qua non che funziona dai tempi di Atene. Democrazia è il potere del popolo di decidere, e per decidere bisogna conoscere, sapere, essere informati. Il massimo della democrazia si ottiene con la massima circolazione di informazioni attendibili verificabili. Misurando la democrazia con questo metro assoluto, il nostro è un paese scarsissimamente democratico.

Siamo chiamati a decidere, quando lo siamo, sostanzialmente perchè a decidere siano altri da noi, quelli che le informazioni ce l'hanno e se le tengono ben strette. Siamo chiamati a giudicare, perchè alla fine nessuno sia giudicato o si autogiudichino quelli che sanno come stanno le cose.

Giudichiamo e decidiamo in base ad impressioni, voci, stati d'animo, parole d'ordine, movimenti viscerali, intime adesioni. Le nostre sono false decisioni. Siamo una comunità di bambocci pericolosamente esposti ai pericoli della vita, a cui ci si rivolge proprio come ai bambocci: attento che c'è il babau, non toccare lì che c'è la cacca, zitto che chiamo “l'omu su sacco e i te porta con lè”.

Secondo me non siamo nati cretini, lo diventiamo man mano che cresciamo. E non per una malformazione genetica, o per l'abbruttimento della razza. Ci rincretiniscono. La democrazia è un lusso costoso, la distribuzione di informazioni un pericoloso potenziale strumento di disordine. Dirigere è infinitamente più pratico che responsabilizzare, così come assecondare è più facile che decidere. Stiamo perdendo la sostanza della democrazia in nome di una maggiore praticità e snellimento della vita sociale. Bè, è già successo, no? Perchè farcene una passione?

Non è così solo da noi. Il tema della democrazia e dell'informazione, che ci sta attaccato è intrinseco, è mondiale e riguarda i paese più sviluppati come quelli più arretrati. Dare informazioni per far decidere con il cervello a tutto regime, nuoce sia alla tranquillità che all'aggressività della gente. E un popolo molto tranquillo o molto aggressivo, a seconda delle necessità, è quello che ci vuole nelle mani di un pastore capace.

Su questo tema specifico abbiamo l'onore di essere all'avanguardia nel mondo. Basta, per chi fosse curioso, confrontare il sistema informativo dei media degli altri paesi europei con il nostro. In particolare la televisione, ma non solo. Basta vedere, naturalmente, l'informazione politica, le informazioni che ci danno i politici.

L'ultima volta che mi hanno rivolto la parola i due candidati a governare il mio paese, uno ha riassunto il suo programma così: “ghe pensi mi”, l'altro cosà: “ve ddo a scola, ve ddo a sanità, er lavoro, volete de ppiù? E io ve ddo de più”. Ho forse ricevuto informazioni congrue, verificabili, valutabili? Le sto ricevendo in altro modo? Dove sono? Come posso averle? Il politico che gode di maggiore attendibilità presso la gente pare che sia il ministro – presto ex – della sanità. E' attendibile, devo dire, anche ai miei occhi. Perchè? Perchè mi da informazioni. Non enuncia principi ideologici, non vende pacchi dono: esrime una sua opinione e ci allega dati materiali, le informazioni che sono servite a lui e serviranno a noi per capire. Chiunque può dubitare dei dati a sua disposizione, ma ha bisogno di altri dati da opporgli: non si può constrastare un'informazione con un'invettiva o un'alzata di spalle. Quando il ministro della sanità dice che il proibizionismo sulle droghe leggere è inutile e dannoso, aggiunge in base a quali informazioni è arrivato a questa opinione. Allo stesso modo quando dice la sua circa la mucca pazza o i danni dell'elettromagnetismo. Posso essere d'accordo come no, ma per dire la mia ho bisogno d'informazioni. Chi me le da? Le voglio, ho un bisogno impellente d'informazioni per decidere. E voglio informazioni vere, dati attendibili e controllabili; si tratta della mia vita, del mio futuro e di quello dei miei bambini. Si tratta della democrazia: voglio essere io ad assumermi la responsabilità di scegliere come vivere e a quali prezzi. Io assieme ai miei colleghi cittadini. Quando il ministro Pecoraro mi dice che “sul latte non ci metterei su la mano” mi dà un'informazione che mi sta portando iella? Quando il ministro Bordon vuole staccare la corrente a Radio Vaticana agisce in base a informazioni attendibili che mette a mia disposizione o vuole rompere i cosiddetti al Vaticano? E quando il primo ministro concede la proroga lo fa per riaggiustarglieli al Vaticano o in base a informazioni diverse da quelle del suo ministro? Lo so io? Lo sapete voi? Voglio sapere, voglio scegliere, voglio usare il cervello. Non voglio essere trattato come un cretino. Vorrei vivere in un paese democratico, e giudicare e decidere su tutto quello che mi riguarda.

Maurizio Maggiani – IL SECOLO XIX - 14/04/2001