MAURIZIO MAGGIANI

Il Secolo XIX 19/04/2001

Caro Rutelli, mi dica perchè dovrei darle la preferenza



Caro signor Rutelli, so che nei prossimi giorni sarà in questa città. Benvenuto. Immagino che avrà molte cose da fare, alcune piacevoli, altre meno. Genova non è una città semplice e lei dovrà conquistarla, o perlomeno dovrà tentare di farlo. Se le avanzasse del tempo le proporrei una sfida, una sfida civile e di limpido intento sportivo: provi a conquistare anche me. Sono un voto solo – ahimé! - e mi rendo conto di essere assai poco interessante ai fini della sua vittoria; oltretutto come elettore sono una vera rogna, pieno di dubbi e di pretese. Ma forse, proprio per questo, potrebbe essere per lei un buon esercizio ginnico, un allenamento utile per superare in surplace cimenti meno impegnativi. E' d'accordo? Vogliamo provarci?

Se dunque accetta la sfida, inutile che le dica quanto ne sarei onorato, le voglio dare alcune indicazioni a mò di vantaggio. In modo che sappia regolarsi, insomma.

Mi dia, signor Rutelli, quello che nessuno finora mi ha mai dato e che mi manca tanto: un paesaggio. Mi descriva in modo convincente l'immagine al futuro prossimo di un paesaggio ideale in cui possa riconoscermi, sapere dove stare e cosa fare. L'idea di Paese e di comunità che io, con i miei pochi mezzi, possa rendere concreta, contribuire a costruire. Per essere felice io, per vedere felici i miei concittadini. Mi racconti un'idea, me la gridi se sono disattento, per cui valga la pena di dimenticare i lunghi anni di miseria civile e di pochezza politica in cui sono stato costretto a vivere. Mi racconti un futuro per cui valga la pena di tornare a fare una cosa di cui si è persa la memoria nella mia generazione e in quelle che l'hanno seguita: sperare. Sperare nella vita, nella comunità, nella parte migliore degli uomini; sperare in qualcosa che riguarda la parte migliore di me.

Mi dia un orizzonte, per favore, se no sarò costretto a vivere alla giornata, vagherò per questo paese nell'incertezza, senza un vero posto dove stare, preda di tutte le suggestioni e le paure che incontrerò. E invece voglio tornare a distinguere e a scegliere: oggi sembrate tutti uguali e lo sembriamo anche noi elettori: spietatamente omologati al minimo comune denominatore. Abbia il coraggio di un'idea coraggiosa, mi chiami a votarla per scegliere di essere coraggioso anch'io.

A vedere i servizi sulla campagna elettorale dovrei dedurne che quello che le ho appena detto le faccia ribrezzo. Ecco il modo migliore di perdere, commenterà con il suo staff.

Vorrei ricordarle una campagna elettorale del passato, altrettanto difficile per il candidato progressista di questa: quella che ha portato J.F. Kennedy alla presidenza. Allora vinse contro tutte le aspettative facendo l'opposto di quello che sembrava ragionevole: alzando la posta. Non chiedete più cosa può fare il paese per voi, chiedetevi quello che potete fare voi per il paese. Abbiate il coraggio di vedere insieme a me il più lontano che potete. Lo chiedeva a un paese incerto e confuso, dedito alla caccia ai comunisti e ai negri, schoccato dalla dura crisi del passaggio dalla florida economia di guerra all'incerta economia della pace. Nixon offriva soldi, galere e trastulli, lui in definitiva solo sogni. Vinse lui perchè agli uomini a volte gli prende voglia di essere migliori di come se li immaginano i consulenti di marketing.

Non le chiedo di fare J.F. Kennedy II, il Ritorno. Si chieda però se a sorridermi come se fossi un po' duro di comprendonio tutti i giorni per altri trenta giorni, cercando di infilarmi nella zucca la lapalissiana constatazione di come è stato bello e buono il governo passato e di come su quella strada bisogna proseguire, è proprio sicuro di conquistarmi il cuore e la mente. Le dico subito che con me non funziona. Il governo passato esercita su di me il fascino di una Fiat Duna con 150.000 Km.; onesta, per l'amor di Dio. Avete risanato le finanze e ci avete portato in Europa. Bene, benissimo, lo stanno facendo tutti gli altri governi europei, di destra e di sinistra. Compresi quelli con i sospetti di neonazismo nei ministeri. Per il resto non è passato giorno, dico giorno, in cui non vi siate azzuffati per ogni cosa, incerti e contraddetti su tutto, tranne che nel sacrificare quelli tra voi che avevano idee “disturbanti” il quieto vivere di gilde, corporazioni e Conferenze.

E non mi dica che devo votare lei per non votare Berlusconi. Mi sono rotto di votare contro; ho deciso che mi merito di votare finalmente “per” qualcosa. A proposito: per la sua coalizione è candidato nel mio collegio un bravo e onesto parlamentare (Bogi) di cui porta il nome la legge sulle emittenze televisive grazie alla quale il Signor Berlusconi è diventato quello che è oggi: un esempio unico al mondo. Che faccio signor Rutelli, la voto per impedire a Berlusconi di diventare un esempio unico nell'universo? Allora, vuole provare a conquistarmi, ne varrà mai la pena di dedicarsi a un solo uomo, un solo voto?

Maurizio Maggiani – IL SECOLO XIX – 19/04/2001