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E il signor T. lavava i panni in condominio

Se è per questo, se di cortile stiamo parlando, dalla mia finestra io vedo veramente un vero cortile. Nel senso che il cortile che vedo dalla mia finestra è una variante dell'autentico cortile alla siciliana. Un'interessante evoluzione dell'idea di cortile che in Sicilia si era consolidata fino agli inizi del novecento.

Secondo tradizione, il cortile è il centro di quel poco di vita comunitaria che gli abitanti dell'isola sono disposti a concedersi e a concedere al resto del mondo. Per i siciliani la sfera sacra e intangibile è quella che si estende all'interno delle mura di casa. All'esterno c'è l'inferno dei rapporti extrafamiliari, che si svolgono al di fuori di qualsiasi controllo.


In questo senso il cortile è (o forse era) un territorio intermedio nel quale avventurarsi con prudenza, fermo restando che il rifugio sicuro della famiglia restava a portata di mano. Bastava un passo indietro, e si rientrava sotto l'ala protettiva della Grande Madre. Se le cose con l'avanzare della modernità sono cambiate, non è stato nel senso di una maggiore socializzazione, anzi. Nei più recenti interventi di urbanizzazione il cortile è praticamente scomparso da un punto di vista sia architettonico che antropologico.


Tutta questa premessa per dire che invece io il cortile ce l'ho, e ne vedo un ampio scorcio dalla finestra della mia camera da letto. E' il cortile di un residence moderno e mediamente agiato, con discrete aiuole e persino una piscina, che però dalla mia finestra non si vede.


In compenso si vedono le macchine. Moltissime macchine.


Il regolamento condominiale in realtà parla di un posto macchina per ciascuna famiglia, ma gli abitanti del condominio stentano a separarsi dalla loro seconda automobile e a tenerla lontano dal cuore, esposta ai furti e alle violenze del mondo esterno. All'interno del condominio è un microcosmo a sé stante, che si mantiene preservato dalle brutture della società. E poi come si può mettere il marito contro la moglie, la madre contro i figli? Come si può chiedere a un automobilista di scegliere fra prima e seconda auto? Sarebbe una scelta di Sophie.


Cosicché, nell'impossibilità di scegliere, l'intero parco macchine condominiale si va ad affastellare all'interno del cortile, con un effetto-parcheggio che rende vana ogni altra ipotesi di utilizzo. Una solitaria panchina, la sacrosanta piscina e poi solo automobili.


Così non era fino a qualche anno fa, quando, oltre alle automobili c'era l'eccezione del signor T.


Il signor T. aveva fatto un suo personale tentativo di ritorno alla vecchia vita di cortile. Anticamente la fruizione dello spazio-cortile avveniva grazie a una sedia di paglia appostata fuori dall'uscio di casa. Lì andava a sedersi il patriarca in cerca di relax o la matriarca per cucire o sbucciare le fave. E la stessa cosa aveva deciso di fare il signor. T., addirittura portando alla estrema conseguenze il concetto: non una singola sedia, ma un intero salotto. Ogni anno, appena arrivava l'estate, tirava fuori dal seminterrato un salottino di vimini da quattro pezzi (divanetto, due poltroncine e salottino) e lo disponeva artisticamente nello spazio condominiale. Era molto pittoresco, ma c'erano alcuni effetti collaterali: per esempio succedeva che per arrivare alla piscina bisognava attraversare in costume da bagno la conversazione intima che in quel momento si svolgeva fra il signor T. e sua moglie. Il che, specialmente in presenza di amici ospiti, poteva risultare imbarazzante.


Ci furono dei tentativi – da parte degli altri condomini, tramite il capocondominio -di mettere fine al divano pubblico del signor T., ma andarono tutti a vuoto. La situazione dunque proseguì per alcuni anni, fin quando il signor T. venne arrestato per riciclaggio di denaro sporco. Lui rimase in carcere per un bel pezzo, e il salottino della famiglia T. venne ritirato.


Poi arrivò la sentenza di assoluzione, almeno per i capi di imputazione più gravi, e il signor T., sebbene un po' sbattutello, tornò a casa. Da allora però non ha più avuto il cuore di rimettere in cortile il suo salottino di vimini. Solo certi giorni, quando in casa proprio non riesce a resistere, mette una vecchia sedia di paglia fuori dal suo cancelletto, si siede lì e legge il giornale.


Roberto Alajmo – L'UNITA' – 24/12/2004


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