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E'
appena uscito Bildungsroman, una bella
raccolta di poesie di Franca Bellucci, per i tipi di
Edizioni dell'Erba, piccola ma coraggiosa casa editrice di
Fucecchio, Firenze.
La raccolta raggruppa le poesie in stagioni:
PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, ALTRO AUTUNNO, NUOVA PRIMAVERA.
Poesie in lettura: |
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Dice di sé l'autrice: Nata ad Empoli nel 1947, ho trascorso qui la mia vita, né questo mi è parso anche se magari lo è stato- mediocre, né inutile: e nemmeno povero di eventi. Mi sento addosso
l'imprinting della Costituzione; della ricerca dell'uomo ( uomo/
donna ); Nel tempo lungo
della vita lavorativa si può percepire ampio il proprio
cambiamento: Il mio fraseggiare ama disporsi: cioè, a partire dalle risorse della lingua, commisurare respiro e espressione. Privilegio il senso della vista. Ma vedo male: i miei occhi non sono che metafora. |
Franca
Bellucci, Bildungsroman, |
Edizioni
dell'Erb |
Oltre che in libreria Il libro si può comprare richiedendolo contrassegno sul sito dell'editore |
Se
quell'anno dal rotolo sciorino
della memoria,
senza fine
risultano le esperienze,
colonne cui da allora mi sostengo
giorno per giorno.
Discutevamo spesso, e il cicaleccio
appena moderavo, accoccolata
sul piano della cattedra;
non così altre volte, in cui
dominava lo studio,
le menti intente alle parole scritte.
Nel silenzio rivedo balenare
lo sguardo tuo aperto birichino,
mentre cerchi le frasi meno ovvie
e le cifre inerenti le esperienze.
Nell'animato conversare, invece,
ti brillavano gli occhi un po' orientali
sempre ammiccanti,
ilarità
contagiando ai compagni ed a me stessa.
E ora
sei sparita nel nulla:
come i fuochi
esplosi in mazzi luminosi fragili
ti rapiscono i sensi esterrefatti
e poi restano orecchie ed occhi vuoti
con disagio adattandosi alla norma.
SCELTE COMUNI
Riconosco lo sguardo, anche se donna,
tenero e duro; quel sorriso
insistente dei timidi.
Con piacere ti parlo, e tu mi parli:
e non c'è più intervallo fra gli incontri,
dal lontano congedo dalla scuola
alla cara sorpresa di quest'oggi.
Come allora,
volentieri tu alludi, a cenni schivi,
alle esperienze fatte;
come allora
le parole rimangono sospese
nelle mimica a scatti, che richiama
comprensione e consenso oltre il dicibile.
Come allora
m'adeguo: ci accomuna
il bisogno di cose vere, intense,
di vita senza sprechi,
accumulando
tenerezza infinita di ricordi
e da essa
attingendo la forza
per domare il presente.
Il bastardino sveglio nato in casa
ovunque s'introduce dove è il crocchio:
l'umide nari all'aria, incetta odori
o
i giochi intorno interpreta a suo modo;
da dei danni talora, ostacolando
ora i bimbi che fanno a rimpiattino,
ora il piccino che traballoni avanza,
ora
la donna persa in mille cure.
Così tu fai, folletto mio scattante,
tutto impulsi, che nei cerchi ti intrufoli
interprete degli altri inopportuno.
Qualche volta fai danno, e tuttavia
altra volta è delizia tua trovata:
biasimarti non so senza sciuparti.
Anche l'ultimo dramma sostenesti
dissimulando, seppi,
col volto imperturbabile,
già oltre la mente.
Pronto il sorriso arguto
e pacato lo sguardo,
era agile per te riallacciarti
alle ricerche svolte dai compagni:
così esperta la mente
e così aperto agli interessi l'animo.
Le tragedie
- rimase occultate
nel mistero di assenze prolungate:
tu tornavi
- con l'identico viso.
Ed un'altra
-estrema, s'annunciava
- e non la scorsi -
nell'esangue pallore della carne.
Il ricordo
- è per sé
una morte;
l'addolcisce
il sapere che ancora dona frutti la pianta,
in un angolo perso della vita.
La tua morte,
definito congedo da tutti:
più nessuno raccoglie
il distillato dolce del tuo strazio,
il conforto infinito
che paziente imparasti.