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MADRE COURAGE |
O comandanti, basta i tamburi, dategli requie alle fanterie. Madre Courage è qui con le scarpe che dentro meglio ci si cammina. Con quelle loro lèndini e pulci, con i carriaggi, i cannoni e i traini, se alla battaglia devono marciare di scarpe buone hanno bisogno. Vien primavera. Sveglia, cristiani! sgela la neve. Dormono i morti. Ma quel che ancora morto non è sugli stinchi si leverà. O comandanti, le vostre genti senza salsiccia alla morte non vanno. Per tutti i guai di corpo e d'anima Courage col vino se li conforti. O comandanti, a digiuno il cannone alla salute non fa troppo bene; ma se non sazi, benedetti voi, e fin in fondo all'inferno portateveli. Vien primavera. Sveglia, cristiani! sgela la neve. Dormono i morti. Ma quel che ancora morto non è sugli stinchi si leverà. Da Ulm a Metz, da Metz all'Oder! Madre Courage è sempre qua! Chi fa la guerra, guerra lo campa ma le ci vuole polvere e piombo. Di piombo solo non riesce a vivere, neanche di polvere, le ci vuol gente! Dunque segnatevi ai reggimenti, che se no, crepa! Ma oggi, e subito! Vien primavera. Sveglia, cristiani! sgela la neve. Dormono i morti. Ma quel che ancora morto non è sugli stinchi si leverà.
La
canzone di Madre Courage fa parte dell'opera teatrale: è uno
egli espedienti tecnici del teatro epico - didascalico di Brecht,
teso a conseguire un effetto di straniamento dello spettatore che
viene stimolato alla riflessione attraverso delle fratture
nell'azione scenica, come proiezione di filmati, passaggio cartelli o
esecuzione di canzoni. Tutto questo per spezzare la finzione
drammatica rendendo evidente come sul palcoscenico si rappresentasse
una vicenda su cui ragionare.
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