BIBLIOTECA | | EDICOLA | | TEATRO | | CINEMA | | IL MUSEO | | Il BAR DI MOE | | LA CASA DELLA MUSICA | | LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI LUOGHI | | ARSENALE | | L'OSTERIA | | LA GATTERIA | | IL PORTO DEI RAGAZZI |

Massimo Carlotto

Un ragazzo s'è ucciso in carcere. Vi importa?

Hotel a 4 stelle. Così definisce il padano ministro Castelli le carceri italiane. "Dove perfino ci sono i televisori a colori". Oggi si è detto preoccupato per la situazione del carcere di Sulmona dove si è impiccato, con i lacci delle scarpe, un detenuto, Nunzio Gallo. Numero 6 nel giro di 3 anni. 5 detenuti e una direttrice. Il ministro è sorpreso e preoccupato. Invece per tutti coloro che seguono, con viva preoccupazione, le condizioni di vita dei detenuti del supercarcere di Sulmona è solo la conferma che quella struttura va chiusa. Da anni si susseguono le denunce interne ed esterne. Privazione del sonno, vitto immangiabile, servizio sanitario carente, assenza di spazi di ricreazione, uso sistematico dell'isolamento come forma di punizione, difficoltà di rapporti tra detenuti e familiari, clima di sfiducia nei confronti degli operatori penitenziari. La lista potrebbe continuare ma è chiaro che, se una galera ha queste caratteristiche, non c'è da meravigliarsi che qualcuno dei suoi "ospiti" decida di farla finita. Sarebbe sbagliato però pensare che Sulmona è un carcere che funziona male. Una macchia nel firmamento alberghiero-penitenziario di Castelli. In realtà quella struttura di massima sicurezza è un modello di riferimento, il tipo di carcere che si sta affermando anche a livello europeo. Certo c'è ancora qualcosa da aggiustare come la faccenda dei suicidi, che attirano l'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica, ma la direzione tracciata è quella. Se si rilegge con attenzione la storia penitenziaria italiana ci si rende conto che dal 1977, con la nascita dei carceri speciali, è stato preso un preciso indirizzo che, pur tra mille contraddizioni, si sta consolidando con il governo Berlusconi. Gli speciali sono stati creati per "pacificare" definitivamente la stagione delle rivolte, per rinchiudervi i detenuti pericolosi (terroristi e mafiosi) e per creare una situazione particolarmente favorevole al pentitismo delle categorie citate. Una scelta che si è rivelata vincente soprattutto con i militanti della lotta armata. Da allora la violazione dei diritti dei detenuti è stata costante ma gli speciali sono diventati una specie di mondo a parte dove tutto è permesso. La pacificazione delle carceri ha permesso alle strutture del circuito normale di vivere la breve e speranzosa stagione della riforma. La cosiddetta legge Gozzini, fino a quando non venne massacrata, rappresentò la possibilità di rendere finalmente civili le patrie galere. Sappiamo poi come è andata a finire. Sappiamo anche quanto poco rimane nella attuale politica penitenziaria del dettato costituzionale che indica nella pena una precisa finalità rieducativa. Ci sono alcune isole felici gestite da personale illuminato e progressista che difende coi denti le proprie scelte in un ambiente che, diciamolo francamente, progressista non è mai stato e ha dimostrato di credere fermamente nel modello Sulmona, boicottando sistematicamente ogni "apertura". La normalità del carcere è come minimo sovraffollamento, assenza di lavoro, impossibilità di istruirsi, negazione degli affetti, paura di finire nel circuito speciale alla minima infrazione di regolamenti sempre più restrittivi. Ai tempi della Gozzini la società esterna era invitata a riappropriarsi dei carceri dal punto di vista educativo e culturale, oggi la tendenza è quella opposta. Insomma circuito normale e speciale tendono sempre più a ridurre le differenze. Se poi si va a esaminare la possibilità di accedere, da parte dei detenuti, alle cosiddette misure alternative alla pena la situazione non è migliore. Sempre più frequenti i casi di detenuti che potrebbero uscire di galera ma non ci riescono a causa delle deficienze degli operatori penitenziari e dei tribunali di sorveglianza. Questa è la situazione delle galere italiane. Un motivo in più per cacciare questo governo.

Massimo Carlotto – LIBERAZIONE – 03/03/2005

| MOTORI DI RICERCA | UFFICIO INFORMAZIONI | LA POSTA | CHAT | SMS gratis | LINK TO LINK!
| LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing List | Forum | Newsletter | Il libro degli ospiti | ARCHIVIO |
LA POESIA DEL FARO|