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Massimo
Carlotto |
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I figli del coraggio |
L'Argentina vista da Massimo Carlotto
Ho incontrato questa storia, così dice Massimo Carlotto parlando della tragedia dei dasaparecidos. Tragedia che incontra anche chiunque tenti di capire che cosa sta succedendo oggi in Argentina
Se non si vogliono guai del destino non si viene a Buenos Aires a cercare di riannodare i fili di una vecchia storia. Si sa dove comincia ma poi si scopre che non finisce mai. Così uno dei personaggi delle Irregolari (Edizioni e/o, Roma, 1998) ammonisce Massimo Carlotto, appena arrivato in Argentina per ricostruire la storia di un nonno anarchico che alla fine dell'Ottocento si era imbarcato alla volta di questa nazione per evitare di servire il Re. Ma a Buenos Aires una storia si intreccia con un'altra e poi con un'altra ancora: nella stessa strada dell'hotel nel quale alloggia Carlotto, avenida Corrientes, c'è la sede delle Abuelas, le Nonne di Plaza de Mayo, la cui presidentessa è Estela Carlotto. In questo modo, lo scrittore scopre l'esistenza dei Carlotto d'Argentina, un ramo della sua famiglia di cui non conosceva l'esistenza: la stessa Estela, la figlia di lei, Laura sua cugina sequestrata e poi assassinata durante la dittatura militare, il nipote, Guido, messo al mondo in un campo di concentramento e mai più ritrovato.
Infatti, la storia raccontata nel romanzo è tutt'altra: è la storia di tantissimi desaparecidos, che prendono corpo; è il racconto di una battaglia, quella delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo, fatto attraverso le loro stesse voci; è la ricostruzione della strategia della desaparición, che denuncia le coperture e le connessioni internazionali, il ruolo della Chiesa, quella argentina, ma anche quella italiana.
Massimo Carlotto, oltre alle Irregolari, ha scritto quattro gialli della serie dell'Alligatore (La verità dell'Alligatore, Il mistero di Mangiabarche, Nessuna Cortesia all'uscita, Il corriere colombiano), il noir Arrivederci amore, ciao, il romanzo/reportage autobiografico, Il fuggiasco, tutti pubblicati per e/o. Sui desaparecidos, inoltre, nel 2001, ha scritto un libro per bambini, Il giorno in cui Gabriel scoprì di chiamarsi Miguel Angel (Edizioni EL, San Dorligo della Valle, Trieste), che racconta la vicenda di un ragazzo che scopre di essere figlio di una coppia di scomparsi.
I romanzi di Carlotto sono asciutti, documentatissimi, precisi nelle ambientazioni, ironici e disincantati; ricostruiscono dei fili, degli eventi, che inesorabilmente portano alla luce verità scomode, forti e ineludibili nella loro evidenza. Si tratta di letteratura di denuncia, nel senso più vero del termine, che sceglie di raccontare quello che incontra e raccontando riesce a dare una lettura più profonda della realtà.
Nel 1966 con le Irregolari ha tracciato un affresco chiaro e preciso della strategia, la desaparición, che durante la dittatura militare argentina ha fatto più di 30.000 vittime. Si possono rintracciare dei fili conduttori tra la strategia della desaparición e quello che è accaduto in Argentina nelle ultime settimane?
Non si possono rintracciare dei fili conduttori, se non chiarendo che la struttura poliziesca è la stessa che poi ha organizzato la guerra clandestina, la guerra sporca nei confronti della popolazione argentina durante la dittatura. I metodi polizieschi sono sempre quelli, anche se oggi le persone non scompaiono più. Però c'è una repressione esagerata rispetto alla reale necessità di controllo sociale.
La Presidenza durata pochi giorni di Adolfo Rodriguez Saá è cominciata con l'arresto di Astiz, L'Angelo della morte, uno dei killer più infami della dittatura militare, personaggio al quale, tra l'altro, lei dedica spazio nelle Irregolari. Come si può interpretare questo fatto?
Astiz lo arrestano ogni volta che c'è da tranquillizzare l'opinione pubblica. Infatti, quando va in giro, viene picchiato dalla gente, c'è il processo e il giudice assolve chi l'ha picchiato, perché picchiare Astiz in Argentina non è reato. E' un po' il simbolo dell'aspetto più duro della dittatura, ma è anche un personaggio assolutamente squalificato. Il problema è che lo arrestano e poi non lo estradano. Dovrebbe essere estradato sia già in Italia che in Francia, dove è già stato condannato a due ergastoli per la morte di due suore francesi. Sono forme di bassa furbizia politica da parte del governo argentino. Il problema è che questa gente rimarrà per sempre impunita.
Secondo lei come si può valutare l'impatto di processi come quello che nel dicembre 2000 ha condannato dei militari argentini, responsabili della sparizione di sette cittadini italiani?
E' molto importante: il problema che hanno adesso gli assassini e i torturatori è quello che non possono più uscire dall'Argentina, perché rischiano di essere arrestati. L'obiettivo delle organizzazioni che difendono i diritti umani è quello di fare dell'Argentina un grande carcere. Il processo italiano ha avuto un significato politico forte. Ma i processi dovrebbero servire a ricostruire una serie di episodi storicamente, cosa che in questo caso non è successa, perché si è trattato di un processo ridotto, che ha riguardato soltanto sette persone, mentre gli scomparsi italiani sono migliaia.
Quali sono le conseguenze di una tragedia come quella dei desaparecidos nella storia e nella memoria di un popolo?
L'Argentina è una società profondamente malata perché non è riuscita a fare i conti con se stessa e con la propria storia, perché gli assassini e i torturatori sono stati perdonati, amnistiati o hanno avuto l'indulto. Sono stati di fatto perdonati da una società che ha sempre avuto paura di questi militari: questo rende l'Argentina un Paese che non può avere un reale progresso, perché conserva una ferita sempre aperta.
Qual'è secondo lei il futuro degli Hijos e quanto influisce sulla storia di tutta la nazione?
Gli Hijos si sono riuniti in associazione, sono diventati molto pericolosi e sono molto repressi dalla polizia, perché si sono inventati un nuovo modo di fare manifestazioni che si chiama escrache, che in spagnolo vuol dire evidenziare: individuano le case dei torturatori e degli assassini e fanno una grande pubblicità, a volte una manifestazione, costringendo magari queste persone a cambiare casa. Questa forma di protesta viene sempre più colpita dalla polizia, perché gli Hijos sono giovani, sognano, fanno paura.
Ci si può aspettare una riconciliazione di questi ragazzi con il loro passato?
Non ci si essere riconciliazione senza giustizia. Io credo che gli Hijos stiano facendo i conti con il loro passato, sostenuti dalle madri e dalle nonne di Plaza de Mayo. Però è un percorso molto lungo e molto difficile, senza giustizia.
Quanto peso ha la battaglia delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo nella società argentina? Riesce ad avere un impatto oppure i corpi non ritrovati, i processi non celebrati, i responsabili non puniti hanno favorito una rimozione?
C'è un tentativo da parte della società argentina di rimuovere, ma è impossibile. Se oggi la gente torna in piazza a manifestare è grazie all'esempio delle madri e delle nonne, perché in Argentina la gente era rimasta così terrorizzata, che non c'è stato mai, per esempio, un tentativo di vendetta nei confronti dei militari. E questo è molto indicativo. La società argentina era penetrata dal dolore. Oggi, grazie al coraggio delle madri e delle nonne, la gente ha avuto il coraggio di tornare in piazza.
Cosa l'ha spinta a scrivere un libro come Le irregolari e cosa significano i desaparecidos nella sua storia personale e letteraria?
Io ero andato lì per scrivere tutt'altra storia. Mi sono trovato di fronte a questa situazione. Io credo che gli scrittori abbiano un ruolo preciso, che è quello di raccontare. Ci sono degli autori che scelgono di raccontare il fantastico, altri che raccontano i loro problemi. A me interessa raccontare la storia che attraverso e che incontro: ho incontrato questa storia, che è una storia molto importante.
Nelle Irregolari il mondo è delle donne e in Arrivederci amore, ciao in cui parla della criminalità nell'era della globalizzzione invece è degli uomini?
Sì, perché la violenza è maschile. E la storia argentina lo dimostra.
Intervista di Wanda Marra L'UNITA' 15/02/2002
DONDE
ESTA OESTERHELD? Dall'8 febbraio al 7 aprile 2002 |