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Massimo Carlotto |
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Carlotto: nel nuovo libro porto la violenza del G8 |
Primo appuntamento con uno dei sei autori finalisti del premio Alassio cento libri, venerdì 12 luglio. Massimo Carlotto ha parlato dell'ultimo libro pubblicato Arrivederci amore, ciao (ed. E/O, pp.183, 13,42), un noir di formazione criminale, un criminale perfettamente integrato nella società bene del Nordest.
L'autore parte sempre da storie vere per costruire i suoi romanzi, si interessa a un argomento a sfondo sociale e va a caccia di storie appassionanti, ma funzionali alla sua tesi, perché la letteratura di genere oggi deve raccontare la realtà, più realtà c'è, meglio è. Carlotto ha affrontato e svelato al grande pubblico quelle che ritiene essere le verità nascoste dietro il sistema processuale, l'ambiente degli avvocati e dei medici legali; le correlazioni tra i sequestri di persona e le istituzioni: le trasformazioni del traffico di droga e i nuovi consumatori. Il prossimo libro, Il maestro di nodi, parlerà di ambienti sadomaso e di G8 genovese.
La figura di criminale che descrive in Arrivederci amore, ciao esige la complicità di figure istituzionali?
Tutto è legato al riciclaggio del denaro e alla commistione tra economia legale e illegale. Il veneto è un laboratorio criminale per eccellenza, perché la commistione tra le due economie funziona e il riciclaggio è la logica conseguenza: le strutture che si occupano dell'economia illegale vengono poi adoperate per riciclare il denaro.
Per esempio?
Per esempio le figure commercialista, avvocato, imprenditore, finanziere corrotto impegnate a nascondere l'economia illegale dei laboratori clandestini dove cinesi lavorano in stato di semi-schiavitù, vengono usate dalla nuova criminalità per riciclare denaro e per trovare le strutture adatte per nascondersi nelle pieghe del processo produttivo.
C'è una sinergia tra il protagonista e la società?
Nasce dall'evasione fiscale organizzata, che ha permesso di accumulare capitali poi reinvestiti in attività cosiddette pulite. Servirsi di manodopera cinese in stato di semi-schiavitù, evadere le tasse, riciclare denaro, non sono considerati reati, ma semplicemente forme di malcostume. C'è un atteggiamento complessivo della società veneta legata a questa forma di produzione, che permette l'ampliarsi di questo genere di comportamenti.
Qual'è la differenza tra il crimine organizzato all'interno della società veneta e la mafia classica?
La mafia classica ha trovato in Veneto un terreno molto adatto per investire in attività pulite. Inoltre il Veneto è stato l'unico posto in Europa dove si è formata un'organizzazione criminale di tipo mafioso sul modello di quella siciliana, con Totuccio Contorno come ispiratore, ma formata da elementi locali. Penso alla banda di Felice Maniero di cui parlo in Nessuna cortesia all'uscita che è stata liquidata dal capo stesso, quando ha capito che il confronto con le nuove mafie che si stavano insediando sul territorio avrebbe portato a uno scontro militare perdente. Ha usato la legge sul pentitismo per liquidare la banda come una società fallimentare.
E' vero che aveva finito l'ultimo libro e dopo il G8 lo ha riscritto?
E' vero, l'ho riscritto a fatica, ma ho messo dentro delle storie del G8 che mi sembravano importanti e connesse con il romanzo che stavo scrivendo. Poi mi interessava molto approfondire un tema trascurato: il rapporto tra il tipo di violenza del G8 e la violenza carceraria.
Si riferisce a Bolzaneto o alla strada?
Parlo in generale: la violenza esercitata a Genova, è quella che ho visto nelle carceri italiane, una violenza di tipo squisitamente penitenziario, nel senso di identificare le persone come detenuti. La violenza a Genova era diversa da quella che c'è stata nelle piazze negli Settanta.
Che cosa intendi dire?
Che ci vuole un romanzo per spiegarsi meglio...Quando ho visto le immagini e i film, ho visto la stessa violenza che i poliziotti usano, per esempio, nelle carceri in rivolta. E' un fatto di potere: accanirsi in tanti su una persona sola, picchiare tutti indiscriminatamente, obbligare la gente a tenere le mani alzate sono tipici della violenza carceraria.
E' il tema del nuovo romanzo?
E' l'ambiente del sadomasochismo. Sono stati i lettori a indicarmi una serie di persone scomparse, tutte legate al mondo del sadomasochismo italiano. E dopo due anni di inchiesta sono arrivato a scrivere questo libro.
Intervista di Antonella Viale IL SECOLO XIX 14/07/2002