Negli
anni '60 l'idealismo filosofico è soppiantato dal positivismo
di un nuovo gruppo radicale, preparato dalle posizioni
antitradizionaliste di Belinskij: le teorie dell'utilità
dell'arte formulate da Nikolaj Cernycevskij e
Nikolaj
Dobroljubov sono
portate alle estreme conseguenze da Dmitrij
Pisarev che
non rifiuta l'appellativo di "nichilista".
Il
realismo russo
Il
nichilismo diventa una moda, ma nuovi fermenti ideologici maturano.
Nel 1861 è l'abolizione della servitù della gleba.
Ma il movimento progressista si sposta su posizioni sempre più
di sinistra, di fronte alla parzialità di quello che il potere
centrale è disposto a concedere; è il momento di
populisti, socialisti, rivoluzionari. Su questo sfondo politico si
inquadra la nascita del realismo narrativo. A questo concorrono
diversi fattori: il naturalismo satirico di Gogol', influssi
stranieri (dal realismo sentimentale di George Sand a Balzac), la
nuova attenzione ai problemi sociali. Il tutto coagulato sotto gli
impulsi formali di Puskin e Lermontov. E' una complessa realtà
letteraria, con alcune costanti: un atteggiamento di comprensione
verso tutti gli esseri umani, la volontà di portare alla
ribalta gli aspetti finora sottaciuti e più infamanti della
realtà russa, una relativa trascuratezza per la costruzione e
l'intreccio narrativo a favore della psicologia, dell'introspezione,
dell'analisi sociale, l'impegno a scegliere i soggetti esclusivamente
dalla realtà contemporanea. C'è l'idea della funzione
sociale dello scrittore, cui il pubblico affida il ruolo di
interprete delle sue aspirazioni di rinnovamento.
Dopo
l'oggettivismo puskiniano di Aksakov, chiaro intento programmatico ha
la prosa di Ivan
Goncarov (1812\1891)
e Ivan
Turgenev
(1818\1883). In entrambi il progetto sociologico è messo
in ombra dalle caratteristiche più autentiche della loro
personalità di scrittori. Così il "negativo"
Oblomov risulta, nell'omonimo romanzo di Goncarov (1859),
estremamente più vivo del "positivo" Stolz;
mediocrità e passività, connotazioni di una situazione
di decadenza e sfacelo, si trasformano, grazie allo stile, in emblemi
universali e paradossalmente stimolanti. Così per
Turgenev, che la critica radicale, prima dell'aspra delusione di
Padri
e figli
(1862), riconobbe come portavoce, sebbene il vero senso della sua
arte vada ricercato nella capacità di fissare nei modi di un
originale realismo lirico una visione del mondo fatalisticamente
disperata e agnostica.
Il
realismo russo mostra punti di contatto con il naturalismo francese
nella cinica imparzialità di Aleksej
Pisemskij.
Si ricollega alla tradizione popolare, negli scritti di Nikolaj
Leskov
che presenta una pittoresca galleria di personaggi presi dalla
piccola borghesia mercantile, dal clero, dalla media nobiltà,
usando, unico tra i suoi contemporanei, uno stile altamente
elaborato, modulato sul parlato russo. Suo è il racconto "Il
pope non battezzato", e soprattutto il ciclo dei giusti ("I
racconti dei 'Giusti'").
Satira,
critica sociale prevalgono nell'opera di Michail
Saltykov-Scedrin che
con I
signori Golovlëv
(1880) fornì uno dei quadri più cupi della decadenza
dell'aristocrazia terriera.
Il realismo russo culminò
però con l'opera di Fëdor
Dostoevskij e
di Lev
Tolstoj ,
e con essi la produzione letteraria europea giunge a uno dei suoi
massimi vertici.
Scuola
naturale e scuola filantropica
Alla
'scuola naturale' di derivazione gogoliana appartengono Vladimir
Sollogub ,
e J. Butkov (1815\1856). Butkov è il più importante
esponente della narrativa filantropica volto a rievocare lo squallido
mondo della piccola burocrazia. Lo stesso atteggiamento di Butkov, ma
nei confronti della vita contadina, è nell'opera di D.
Grigorovic (1822\1899). In parte da riallacciare alla scuola
naturalista, Sergej
N. Terpigorev.
Un folto gruppo di scrittori, tra cui è Pavel
Mel'nikov si
dedicò a argomenti etnografici e folcloristici.
Tendenziosi, utopisti, plebei
La
polemica tra reazionari e radicali ebbe, negli anni '50, riscontro
nella vastissima produzione di romanzi "tendenziosi", privi
di interesse letterario. Vasta l'opera degli scrittori populisti, tra
cui è Gleb
Uspenskij ,
che può essere considerato vicino alla generazione dei
"romanzieri plebei" degli anni '60: N. Pomjalovskij
(1835\1863), V. Slepcov (1836\1878), F. Resetnikov (1841\1871). Al
filone umanitarista anche dostoevskijano rimanda Vsevolod
Garsin ,
che riscosse all'epoca entusiasmo tra i lettori anche per la sua
biografia.
Teatro
realista russo
Il
romanzo, insieme al racconto e al bozzetto giornalistico, dominano
incontrastati in questi anni. Ma il realismo raggiunge il massimo
livello espressivo nel teatro di Aleksandr
Ostrovkij .
Produzione
poetica russa
In
disparte rispetto alle tendenze del suo tempo è la lirica di
Fëdor
Tjutcev (1803\1873),
con la sua opera densa di profondi valori metafisici e di alta
suggestione formale. Per il resto la poesia è in decadenza:
eclettici sono Apollon
Majkov ,
e Aleksej
K. Tolstoj .
Un aspetto singolare e significativo della personalità e
dell'opera di Aleksej Tolstoj è costituito dalla creazione,
insieme con i fratelli A.M. e B.M. Zemcuznikov, di una immaginaria
figura di poeta, Koz'ma Prutkov, al quale essi attribuirono poesie
satiriche e versi nella tradizione del nonsense, tesi a stigmatizzare
con vivido umorismo alcuni aspetti della cultura contemporanea.
Estetista è Afanasij
Fet-Sensin .
Mediocri oggi sembrano gli esercizi lirici di Semën
Nadson ,
che però ebbe all'epoca grande successo. In Nikolaj
Nekrasov umanitarismo
e populismo idealizzante fanno parte di una adesione autentica ai
modi della poesia popolare.