Famosissimo,
vendutissimo, benestante, riposato: quando il minimalismo paga.
Bret Easton Ellis è da ventanni che vive di
minimalismo, talentuoso non cè dubbio: ne aveva
ventuno di anni quando pubblicò, nel 1985, Meno di zero
(Less than zero). Adesso, dopo altri tre romanzi, Le regole
dellattrazione (The Rules of Attraction, 1987), lo
scandaloso e diabolico American Psycho, che per lorrore i
tipografi gli bloccarono sulle rotative (1991), Glamorama (1999)
e una raccolta di racconti, Acqua dal sole (The Informers, 1994),
sta ripensando a quelle pagine desordio.Non voglio
fare un sequel. Spero che mi capiti un accidente. Ma ormai ho un
sacco di appunti e gli appunti mi trascinano. Ma perché
ci ha ripensato? Perché al ventesimo compleanno del
libro, mi sono seduto a un tavolo con una bottiglia di vino, lho
riletto e mi sono chiesto: che fine avranno fatto quei tipi?.
Tutto qui? Bret
Easton Ellis sorvola. Vestito di grigio antracite, biondo un po
stempiato mantiene la faccia del bravo ragazzo che nasconde
chissà quali torbidi progetti. Chissà. Lultima
fatica si intitola Lunar Park (Einaudi, euro 18), trecentotrenta
pagine che rifanno la storia di uno scrittore che si chiama Bret
in crisi da coca, in crisi da rifiuto della figura paterna (alla
morte del padre), in crisi da riferimenti femminili (troppe
donne, allieve dei corsi di scrittura, e una generosissima
moglie), in crisi da inesperienza con i figli (Robby e Sarah). Un
bel peso sullanima. Le sorprese si concentrano nello spazio
di dodici giorni, quando spiritelli, fantasmi, porte che
sbattono, giocattoli che cominciano a muoversi, ragazzi
scomparsi, sconvolgono la lussuosa residenza di Elsinore Lane
(duemila metri quadri: tanto rende la scrittura negli Usa). Tutto
comincia alla festa di Halloween. Bret si fa di coca con lamico
Jay (McInerney, altro minimalista) e prima di piombare in un
letto nella camera degli ospiti percorre il corridoio di casa tra
luci che si accendono al suo passaggio e dalla finestra vede
Patrick Bateman, il protagonista di American Psycho, un incubo,
manager griffatissimo, di notte pazzo scatenato dedito ai più
orrendi delitti. Scusi,
fuor di metafora, che significano quei dodici giorni? Non
so... Mi sembra dessere uno studente che deve rispondere ai
quiz... Comunque è una buona domanda. Il tempo che serve
alla storia, i giorni delle vacanze di Natale... Adesso che ci
penso sono anche gli anni di Robby. Questo
sì che è minimalismo. Ma questo Bateman è il
male che non ci manca mai? Il
male è dentro luomo. Non ce ne libereremo, anche se
dovessimo mutare i princìpi fondanti della nostra cultura,
della nostra storia. Non credo che la società consumista
sia peggiore delle altre, anche se la società consumista
ne approfitta: i bambolotti che rifanno Bateman sono un buon
commercio e i ragazzi si vestono come lui a Halloween. Il
male è una costante, che cosa cambia in Lunar
Park? I
tempi dei verbi. Siamo al passato. Vuol dire che ho ventanni
in più e comincio a riflettere sul mio passato, a fare i
conti con la memoria: la memoria di una famiglia, di un padre, di
una scuola, eccetera eccetera. Mentre negli altri romanzi
descrivo lambiente, qui la descrizione tocca lintimità
del mio alter ego, il Bret che cerca di ricostruirsi. Il male
profondo. Siamo
a un punto di svolta, siamo entrati nella maturità... Al
riconoscimento che qualcosa sta cambiando e al cambiamento si
adegua la scrittura. Anchio, come il Bret della storia, ho
visto morire mio padre.... A
parte i tempi, dal presente al passato, come scrive? Si
comincia da unidea molto generale. Sento che prende forma e
a un certo punto mi dico: ci siamo. Non è che abbia molte
idee generali: ne ho avute cinque e sono state cinque libri. Dopo
lidea arrivano le note. Prendo appunti. Questo è
lavoro pesante. Poi la stesura è semplice. In questo caso
la famosa idea generale è del 1990. Lho ripresa nel
2000. Ho concluso nel 2004. Mi piacerebbe capire come sarebbe
stato il romanzo se lavessi scritto allepoca
dellidea generale. Quasi
allinizio, ricorda lattentato delle Torri gemelle. Lo
ricorda e lo abbandona subito. Perch? Vivo
a dodici isolati di distanza dal Ground Zero. Scrivendo un
romanzo contemporaneo, non potevo ignorare quella vicenda. Non
lavessi richiamata, avrei tolto qualcosa dautenticità
al libro. Per giunta lattentato e la paura degli attentati
mi offrivano una giustificazione alle decisione di mia moglie di
lasciare la città per trasferirsi in un luogo tranquillo
di campagna. Sperava fosse un luogo tranquillo.... Quindi
non cè politica di mezzo. Perché in una
società di persone agiate, influenti, colte, la politica
non compare mai? Perché
non compare mai. Perché nessuno ne parla. E ricordo quanto
mi irritai, mi incazzai, mi infuriai quando, partecipando a una
festa a Los Angeles, poco prima delle ultime presidenziali, mi
toccò ascoltare i discorsi allarmati per il probabile
successo di Bush di gente bianchissima, ricchissima, felicissima:
che cosa avrebbe mai dovuto temere da Bush? O da un altro?. Come
è stato accolto Lunar Park negli Usa? Mi
hanno preso sul serio. Forse perché non siamo più
ragazzi. Anche i critici e i giornalisti non lo sono più.
Siamo invecchiati. Lhanno
presa per un signore maturo. Un gentleman... Ma
guarda che lo sono sempre stato. Mia madre mi ha insegnato a
usare le buone maniere, anche se faccio cose tremende. Lei
citava tra i suoi maestri letterari Hemingway, Joyce, Flaubert.
Ne ha aggiunti altri? Philip
Roth e Stephen King. Einaudi
le ha fatto una copertina un po kinghiana. Sto
cominciando a pormi delle domande sulle copertine delle mie
edizioni europee.Sarebbe bene che non mi dessi risposte.
Intervista
di Oreste Pivetta LUNITA 22/10/2005
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