BIBLIOTECA | | EDICOLA | | TEATRO | | CINEMA | | IL MUSEO | | Il BAR DI MOE | | LA CASA DELLA MUSICA | | LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI LUOGHI | | ARSENALE | | L'OSTERIA | | LA GATTERIA | | IL PORTO DEI RAGAZZI |
È il genere che preferisco e scusate se non so narrare |
Una
spettacolare giornata primaverile inonda l´appartamento dove
Hans Magnus Enzensberger lavora a Monaco di Baviera, nelle vicinanze
del Giardino Inglese. Il telefono squilla in continuazione, ma
l´affabile scrittore, fin dal mattino, ha deciso di non
rispondere. Anche se non proprio a suo agio, a causa del grande
interesse giornalistico da cui si è trovato sommerso, è
allegro e anche orgoglioso di ricevere il premio Principe de Asturias
per la Comunicazione e le Discipline Umanistiche.
Tra le opere di
Hans Magnus Enzensberger tradotte in più di 40 lingue,
primeggiano i saggi Questioni di dettaglio. Poesia, politica e
industria della cultura; Politica e crimine; Ah,
Europa!; Prospettive sulla guerra civile; l´opera
teatrale Der Menschenfreund (Il Filantropo), La breve
estate dell´anarchia. Vita e morte di
Buenaventura Durruti; e i libri di poesia Mausoleum e La
fine del Titanic. Uno dei suoi libri recenti è diventato
uno spettacolare successo di vendite, pur avendo come argomento la
matematica. Si tratta di Il mago dei numeri. In Germania è
appena stato pubblicato Gli elisir della scienza, che raccoglie
vecchi testi e nuovi saggi, nei quali propone la scienza come un
fatto inevitabile anche nell´ambito della letteratura e della
poesia.
Lei ha detto una volta: la malattia professionale dello scrittore è il narcisismo.
Sì, ogni professione ha le sue deformazioni ed è certamente utile porsi qualche domanda al riguardo. Io non sono indenne al narcisismo, ma, d´altra parte, non è neppure l´unico rischio di questa professione. Lo sono anche la ripetizione, la routine, il successo.
Ma ciononostante è felice per il premio Principe de Asturias. O no?
Sì, molto, soprattutto perché un premio così mi è stato assegnato fuori dal mio paese. In ogni caso ho la sensazione che gli spagnoli mi vizzino molto. Si vede anche nel lavoro di traduzione: quasi tutti i miei libri sono stati pubblicati in spagnolo. La Spagna mi ha sempre interessato. La sua poesia, per esempio. Ho avuto anche una piccola ossessione con la sua Guerra civile: ciò fa parte del bagaglio politico della mia generazione e di quella di coloro che sono un po´ più anziani. La Spagna è affascinante anche per un´altra cosa: i processi storici e il cambiamento di mentalità sono normalmente lenti, come nel caso dei paesi della ex Unione Sovietica. La Spagna è l´esempio contrario. In vita mia, rare volte ho visto una società cambiare tanto velocemente quanto quella spagnola. E così pacificamente. Credo che la prima volta che ho visitato la Spagna sia stato nel 1952. Ricordo che nelle città le donne non uscivano da sole per strada. Per un osservatore esterno ciò è affascinante, senza voler tuttavia affermare che la Spagna sia un paradiso.
Per Breve estate dell´anarchia, lei ha fatto delle ricerche durante il franchismo.
Abbiamo dovuto girare due film: uno ufficiale e un altro di nascosto. Ci furono varie piccole avventure, niente di eroico: ogni notte dovevamo portare il materiale fuori dal paese. Finché se ne accorsero. Non erano stupidi.
Oggi, nel sue visite quasi annuali in Spagna, osserva qualcosa tipo una omogeneizzazione in senso europeo?
Credo di no. Se la lanciassero con un paracadute sull´Europa e lei cadesse nella piazza di un mercato, immediatamente saprebbe dove si trova. Il linguaggio del corpo, per esempio, non cambierà. E neppure l´orgoglio spagnolo so che è un cliché è scomparso. Ed è bene che sia così, perché non vogliamo nemmeno assomigliarci troppo. È desiderabile che questa patina si conservi nel mondo e che non si sia tutti dei poveri calvinisti.
Poesia, libri per bambini, teatro, traduzioni È impressionante la gamma di generi tra i quali ha spaziato il suo lavoro. Non ha mai sentito il desiderio di scrivere un romanzo?
Credo di non avere il dono del narratore. Da un punto di vista tecnico, potrei anche sedermi e scrivere un romanzo, montando un pezzo dietro l´altro. Molta gente lo fa. Ma credo che ci sia qualcosa di speciale nella voce del narratore. In Marocco, nelle piazze dei mercati, si vedono ancora i narratori, in piedi su una cassa. Se hanno il dono, la gente si ferma ad ascoltarli. Altrimenti continua per la loro strada. Io non ho questo dono. Mi manca anche la pazienza: i romanzieri, con le loro 800 pagine, devono essere delle persone molto pazienti. Thomas Mann, Baroja, Clarín, Cervantes. Tutti veri mezzofondisti.
Potremmo dire che ama il concreto?
Non lo so. Tra tutti questi giochi ai quali mi sono dedicato, quello centrale è per me la poesia. Se potessi parlare di nucleo della mia opera, sospetto che lo si troverebbe là. Ma essere poeta non è una professione, come quella del poliziotto o del meccanico. Un romanziere può sedersi tutti i giorni al tavolo e scrivere tra le nove del mattino e le due del pomeriggio. Il poeta no. Non funziona così. Sono motivato dal fare molte altre cose. Altrimenti da qui uscirebbe una produzione patologica. Ci sono poeti così, che scrivono migliaia e decine di migliaia di poesie e questo ha qualcosa di assurdo. Non ci sono tante buone poesie.
A cosa sta lavorando ora?
Penso che pubblicherò un nuovo volume di poesie l´anno prossimo. E, inoltre, ci sono le mie altre piccole professioni: c´è un progetto per un copione teatrale, c´è il mio lavoro editoriale, ci sarà un mostra .
Lei si è fatto molti amici con i libri per bambini.
È stata una grande sorpresa per me, che non sono un autore di best-seller. Da quel piccolo libro che tratta della matematica essenziale Il mago dei numeri è stato venduto più di un milione di copie. È interessante perché non credo che una cosa così possa essere pianificata. Io l´ho scritto senza pretese per mia figlia e, di colpo, come una macchina distributrice, cominciano a piovere dei soldi Non mi posso proprio lamentare, nemmeno per le vendite degli altri miei libri.
Sembra che ultimamente non scriva tanti saggi.
Il fatto è che gli ultimi lavori hanno avuto a che fare con la scienza e sono stati pubblicati in un volume in cui ho raccolto alcuni di questi saggi: Gli elisir della scienza. La fisica delle particelle, l´astronomia Le scienze naturali mi hanno sempre interessato.
Ma ora scrive poco di argomenti politici e sociali.
La politica interna tedesca è così noiosa che ci vuole una certa dose di eroismo per occuparsene. Lei immagini un paese in cui si dibatte per 40 anni se i negozi devono chiudere alle sette o alle otto della sera .
Cosa pensa di quello che dice il cancelliere, che la Germania è ora un paese "normale"?
Di questo ho scritto già dieci o dodici anni fa. Spesso la politica è il campo della ripetitività. Passa un tempo infinito perché la società digerisca un certo argomento. Una volta che il processo si è messo in marcia, io sento di essere di troppo. Se c´è qualcosa che non viene detta, invece, la tentazione di esprimersi è grande: ma se tutti i giornali parlano dello stesso argomento ora si parla della violenza nelle scuole la mia funzione non può essere quella di aggiungere la mia voce alle altre 10.000 che già esistono. Io non sono pagato per cantare in coro.
L´11 settembre è un altro esempio.
Ho scritto qualcosa di piccolo. La tendenza al suicidio è un argomento interessante. Ma, in fondo, qui si parla di un altro rischio della professione: ci si aspetta che gli intellettuali abbiano una posizione su ogni cosa.
Lo scetticismo davanti al progresso, anche in considerazione di quanto avviene nel campo dell´ingegneria genetica, è uno dei fili conduttori del suo lavoro?
Credo che la continuità di uno scrittore non stia nelle opinioni, ma nelle esperienze che determinano il modo in cui egli si colloca nel mondo. Nel mio caso, sarebbe il periodo del nazionalsocialismo e della Seconda Guerra Mondiale. Vedere da bambino crollare un mondo apparentemente tanto potente come un castello di carte, lasciando soltanto delle macerie, è qualcosa che segna. Dà una coscienza della precarietà.
Lei ha lanciato l´allarme sui pericoli dell´ingegneria genetica.
Oltre all´interesse ovvio che gli uomini possono avere per questo tema, dato che riguarda il proprio corpo, credo che ci sia una questione interna alla scienza, dove ci sono delle deformazioni. In parte per ingenuità, ma anche per cinismo, la ricerca pura è diventata una ricerca sporca dal momento che si è integrata in una sorta di complesso scientifico-industriale e si è subordinata alla logica del capitale. Questo ha delle conseguenze, anche se gli scienziati non le vogliono sentire.
E ha anche pronosticato che ci sarà una reazione violenta da parte di molte persone a questi sviluppi.
È possibile. Per dirla in maniera drastica, con un titolo: quando cominceranno ad apparire i primi mostri, ci sarà una reazione da parte della società, e questa reazione sarà diversa da quelle previste dalle commissioni etiche. Anche in questo caso gli scienziati non fanno i conti: non sono abituati a farlo, non si sono integrati con la società in questo senso. Si stupiscono che persone che non capiscono niente di quello che essi fanno si preoccupino. E´ un vestigio della coscienza pre-democratica.
Intervista
di Ciro Krauthausen - LA REPUBBLICA 19/05/2002
(Traduzione
di Guiomar Parada) - © El País
Le poesie disponibili sul sito
|
MOTORI
DI RICERCA | UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| LA
POESIA DEL FARO|