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CARLO LUCARELLI

L'UNITA' – 20/12/2001

Il Mistero dei Misteri in TV

Una domanda, ma 'sto cardinale Marcinkus l'ho sentito nominare in casi sempre loschi, ma chi è?

Il modo di scrivere è quello veloce e senza pause di chi è abituato a e-mail, newsgroup e messaggini telefonici e anche l'indirizzo di posta elettronica ha uno pseudonimo che fa pensare ad una persona molto giovane. E' una delle tante mail che sono arrivate alla redazione di Blu Notte, e io la considero una delle più belle, anche se a vederla così, con quella ammissione di storica e civile ignoranza, dovrebbe dare paura. A me, invece, riceverla ha fatto piacere, e mi ha dato anche un certo conforto.

Quando abbiamo cambiato la formula di “Blu Notte” in quella di “Blu Notte-Misteri d'Italia” ci siamo chiesti dove saremmo andati a finire. In tre anni di efferati delitti irrisolti, tutti molto importanti ma anche tutti molto “privati”, ci eravamo costruiti un pubblico affezionato che nonostante l'ora ci portava anche al 16%. O meglio, per non ragionare in biechi termini di audience, un pubblico che ci scriveva lettere e e-mail di entusiastica approvazione e che quando riconosceva me, il commissario Bozzi o Alessandro Riva e Lorenzo Viganò, ci fermava per la strada e ci diceva bravi. Ancora di più, un pubblico formato da parenti delle vittime che poi telefonava per ringraziarci per quello che avevamo fatto. Molti dei nostri telespettatori, lo sapevamo, erano appassionati di giallo, giallo classico alla Hitchcock, pieno di quella tensione concentrata che solo un delitto “privato”, da camera chiusa o da serial killer, riesce pienamente a dare.

Altri, invece, e sapevamo anche questo, erano semplicemente appassionati di sangue e forti emozioni da cronaca vera. Passare ad altri delitti, altrettanto efferati e irrisolti ma “pubblici”, che effetto avrebbe avuto? Un caso come quello di Michele Sindona, per esempio, o quelli di Roberto Calvi o Enrico Mattei. Complicati , difficili da raccontare e da capire. Più lontani dall'esperienza comune (e quindi da quella dose di identificazione necessaria per provare paura o inquietitudine) dell'omicidio di un'anziana signora, di una comune ragazza o di un semplice impiegato. Con quel senso di già visto, già sentito e già nominato che tutte le grandi storie come queste si portano dietro.

Poi arriva la mail di Ferruccio da Matera: “Il mio neonato interesse per moltissimi fatti di cui non conoscevo praticamente nulla spero sia condiviso da moltissimi italiani”. Quella di Eugenio, da Reggio Calabria, sulla strage di Gioia Tauro e i cinque ragazzi anarchici morti in uno strano incidente stradale: “Sono rimasto sbalordito proprio perché non ne avevo mai sentito parlare”. E Davide, dopo aver visto la storia di Michele Sindona: “Ho 18 anni e purtroppo appartengo ad una generazione a cui niente fa più paura. Davanti ad un film dell'orrore sono frequenti gli sbadigli, siamo abituati a tutto. Eppure stasera ho avuto più volte dei brividi. Brividi di paura”. E tanti altri, come Vincenzo, di 25 anni, Rossano di 32 (che esprime il suo interesse per “fatti, risvolti e oscuri accordi di questo strano paese”), Anna Maria (che invece di “misteri” li chiama “verità nascoste”) e di Mau, grande: “Ma 'sto cardinal Marcinkus, l'ho sentito nominare in casi sempre loschi, ma chi è?”.

Ne ho citate solo qualcuna, ma sono tante le mail, le lettere o anche solamente le strette di mano e le pacche sulla spalla che ho ricevuto da gente nata prima del 1970. Gente che le cose non le sa, o non le ha capite bene, ma che vuole saperle e vuole capirle. Non colleghi scrittori e giornalisti, intellettuali o anche solamente cittadini informati, incuriositi dal mio riassuntone narrativo di una storia nota e magari un pò dimenticata, o interessati a quelle a quelle schegge di verità nuove trovate da segugi di razza come Francesco La Licata, Vincenzo Vasile, Guido Ruotolo e Nicola Biondo. Ragazzi giovani, anche molto giovani, che hanno aspettato quasi mezzanotte, si sono visti la puntata e poi hanno scritto. Come Re Lucertola, che forse sentiva proprio Jim Morrison quando ci ha scritto “salve sono una ragazzo di 16 anni vi seguo dall'anno scorso siete mitici”, anche lui senza virgole e senza pause.

Anche quasi tutto il resto del pubblico ci è rimasto fedele, sia quello dei giallisti (la storia di Enrico Mattei, in fondo, cos'ha da invidiare ad una trama di Tom Clancy?, e la Uno Bianca a James Ellroy?) che, in parte, quello dei “sanguigni”, come Diego, “appassionato di delitti efferati, stragi di stato e serial killer”, e di questo siamo contenti.

L'unica cosa che ci è dispiaciuto, invece, è che non si è arrabbiato nessuno. Non dico a livello di querele o di pallettoni contro la macchina, per carità, va benissimo così. Però...forse siamo stati così bravi e così poco faziosi che tutto quello che abbiamo detto e mostrato era oggettivamente inoppugnabile. O forse non abbiamo detto niente di così grosso, costretti da un'autocensura di metodo (niente che non sia provato, niente che possa sembrare fazioso) e di forma (le mie esigenze di ritmo narrativo e quelle della comprensione della storia). O di così nuovo (anche se grazie ai sunnominati segugi un po' di cose inedite le abbiamo dette): in fondo, che l'attuale ministro per l'Attuazione del programma fosse amico di Carboni e fosse intervenuto in Parlamento a favore di una delle banche legate a Calvi era una cosa che si sapeva già. Ma che i nostri under '70 non hanno fatto a meno di notare con il giusto, indignato imbarazzo: “Scusate, ma Pisanu è quel Pisanu?”. Da parte degli interessati, invece, nessuna reazione. Meglio così. Forse.

Qualche settimana fa, per esempio, ero sul treno che da Roma andava a Bologna, quando ho visto un tipo strano. Giovane, ben messo, con gli occhiali scuri e la giacca aperta, sembrava una guardia del corpo, e più dall'atteggiamento che dall'aspetto. Guardava a destra e a sinistra come se cercasse il posto giusto per qualcuno e infatti era seguito da un signore distinto, vestito di nero, sulla cinquantina. Il ragazzo mi supera, il signore mi vede, gli fa cenno di fermarsi, mi dice “scusi, ma lei è Lucarelli?”, e poi “ho visto tutte le sue trasmissioni. Quella su Sindona...bellissima. E poi, è tutto vero...sono un amico di Licio Gelli”. Così mi stringe la mano e se ne va.

Che avessimo cambiato pubblico passando da “Blu Notte” a “Blu Notte-Misteri d'Italia” lo sapevo, ma che l'avessimo allargato così tanto non lo avrei proprio immaginato.

Carlo Lucarelli – L'UNITA' – 20/12/2001

 


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