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Scrivo per guarire il Sudafrica dallodio |
A un generale, non ricordiamo più se dellesercito napoleonico o del campo avverso, si attribuisce questo motto: Avere coraggio non significa non avere paura. Significa saperla vincere. Sindiwe Magona usa a ripetizione, a proposito di se stessa, laggettivo impaurita. Ma la sua biografia certifica, appunto, che Magona, così consapevole dei propri timori, è una donna dal coraggio sovrumano. Nata nel 1943 a Transkei, in Sudafrica, è vissuta in un ghetto nero di Città del Capo; abbandonata dal marito ha tirato su tre figli facendo la domestica e senza avere una dimora fissa; ma intanto studiava per corrispondenza, fino alla laurea in psicologia alluniversità di Pretoria. Nel 76 è chiamata a Bruxelles al Tribunale internazionale per i crimini contro le donne, poi allOnu a New York. Qui prende un master alla Columbia in Scienza delle organizzazioni sociali, per poi tornare nella sua città, Capetown, nellex-ghetto di Guguletu, dove oggi anima una ong che insegna alle donne vittime di violenze a usare la scrittura per uscire dal trauma. Lei, con la scrittura, ha raccontato prima se stessa, nei due libri autobiografici To My Childrens Children e Forced to Grow e nella raccolta di racconti Living, Loving and Lying Awake at Night. Da madre a madre, il suo primo romanzo pubblicato da noi (tradotto da Rosaria Contestabile per una casa editrice, Gorée, che porta il nome dellisola al largo del Senegal da cui, dal 1536, partivano i galeoni degli schiavisti) è, invece, il testo nel quale Sindiwe Magona dà voce a chi non laveva: la madre di uno dei quattro giovani neri che il 25 agosto 1993 uccisero Amy Biehl, ragazza americana bianca, pacifista, arrivata a Capetown con una borsa di studio per aiutare la riconciliazione dopo la fine dellapartheid e alla vigilia delle prime elezioni democratiche. Da madre la donna scrive allaltra, quella che ha perso la figlia, cercando di spiegarle in quale inferno - quelluniverso concentrazionario dove i giovani sono allo sbando perché le loro mamme sono al lavoro dai bianchi, o ubriache, o morte giovanissime - è fiorita quella violenza assurda. Incontriamo Sindiwe Magona al Forum su informazione e ambiente, organizzato dallassociazione Greenaccord, chiusosi ieri a Villa Mondragone, a Monte Porzio Catone.
La mia prima poesia che ho letto in pubblico si chiamava Paura di cambiare. Era il 93 e avevo paura dei cambiamenti che si prospettavano in Sudafrica. Volevo la fine della segregazione, ma, negli Stati Uniti, avevo visto la condizione degli afroamericani cento anni dopo labolizione della schiavitù. Puoi votare ogni cinque anni, ma cosa cambia? Dieci anni fa io facevo pena, ero povera, ignorante e discriminata. Oggi la gente comincia a perdere la pzienza, si chiede ma perché non ce la fa? Cosa glielo impedisce? Nessuno capisce il trauma di essere neri. Tutti noi, come dimostra Michael Jackson, vorremmo diventare bianchi. Ha presente come sono lisci i capelli di Condoleeza Rice? Solo una matta come me va in giro con questi capelli crespi.
Intervista di Maria Serena Palieri LUNITA 16/10/2005 |
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