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RITRATTO DI AUTORE
Salvo Fallica
L'UNITA', 5 marzo 2002

ANATOMIA DEL GIALLO per mano di un biologo


Con il giallo si racconta la vita, così come ogni forma o genere letterario”.

Santo Piazzese, autore de I delitti di Via Medina Sidonia e La doppia vita di M. Laurent, libri che hanno avuto successo in Italia editi da Sellerio, e sono stati tradotti in Germania ed in Francia, interviene con chiarezza sul valore del giallo. L'autore palermitano, 53 anni, biologo di professione, creatore del personaggio-protagonista dello scienziato-indagatore La Marca, spiega: “Guardi non mi sono mai concentrato sulla definizione del giallo, perché ho perplessità sulle suddivisioni della letteratura in generi e sottogeneri”. E aggiunge: “Le uniche classificazioni, che ritengo valide sono quelle tra buona letteratura e mediocre letteratura”. Piazzese si chiede ironicamente: “Cosa vuol dire, il giallo? A voler essere “pillicusi”, come direbbe l'amico Andrea Camilleri, il giallo è tale perché c'è un morto. Dunque, tanto per fare un esempio Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana di Gadda – uno dei più grandi libri della letteratura italiana del '900 – è un giallo, come struttura. Ma insomma, giallo o non giallo, si tratta di grande letteratura, al di là del plot narrativo o della struttura del racconto”.

Ma quale valenza culturale ha per lei il giallo?

Un romanzo nel quale vi è una indagine poliziesca, può essere considerato uno strumento ottimo per indagare la società di ogni tempo.

Ci sono critici che ancora liquidano il giallo come un genere inferiore?

Savinio teorizzava nel dopoguerra l'impossibilità dell'esistenza del giallo in Italia, per l'inesistenza di strutture di indagini quali ad esempio i gruppi di detective, od ancora per i metodi processuali. Savinio è stato vistosamente smentito dai fatti. Esistono tanti autori che hanno adoperato tale strumento letterario in maniera egregia, ed hanno avuto ed hanno molti lettori.

Una critica che viene mossa al genere noir, è il suo non essere adeguato a comprendere la filosofia di un determinato periodo storico.

Ma dove è scritto che con il giallo non si può ricostruire la filosofia del tempo? Lasciamo perdere i critici che aprioristicamente liquidano il giallo come forma inferiore. Prediamo ad esempio le riflessioni più serie, di Eugenio Scalfari, fatte su l'Espresso. Quello che ha detto Scalfari, l'ho interpretato col fatto che alcuni grandi autori hanno avuto successo, e che tanti epigoni li hanno imitati. Allora, messi da parte i grandi autori, che erano e sono bravi, vi è invece il rischio che prevalga il pensiero unico in letteratura. E di conseguenza nessuno si dedichi a scrivere libri di più ampio respiro. Fermo restando, aggiungo, che i gialli, possono essere strutture narrative di ampio respiro. E poi, per uscire dai luoghi comuni, vi sono gialli, che sono dei veri e propri romanzi storici.

E il binomio giallo-genere commerciale?

Auguro ai giallisti di continuare a vendere. Non capisco la contrapposizione fra letteratura e vendita dei libri, solo in Italia ci si pone queste domande. Il punto è che se un libro vende un milione di copie non è detto che sia un grande libro, ma neanche che non lo sia a priori.

Quanto ha influito la sua preparazione scientifica, nella sua attività narrativa?

I miei libri sono scritti in questo modo in conseguenza della mia esperienza trentennale nel campo scientifico ed universitario. Sono della scuola che sostiene che uno scrittore debba parlare delle cose che conosce.

Lo stesso vale per l'ambientazione dei suoi romanzi in Sicilia?

Certo, non potrei scrivere un libro ambientato in un luogo diverso, che conosco solo da turista.

Cos'è per lei la scrittura?

Un modo per esorcizzare la vita.

Cosa rappresenta per lei, la Sicilia?

E' una realtà sfuggente, incatalogabile, ma soprattutto irritante. Fuori dalla definizione, ci sono stati momenti di speranza, adesso vedo solo cambiamenti in negativo.

Si riferisce alla politica?

Mi riferisco soprattutto alla politica. Perché, per fortuna, nel campo economico e sociale esistono delle aree interessate da positive novità, anche se altre invece languono. E' la politica a rappresentare un deficit autentico.

Secondo lei perché la sinistra è in crisi nell'isola del sole?

Per l'assenza di leadership e di teste pensanti. E soprattutto perché è lontana dalla gente. Pensi al caso di Bagheria: il diessino Fricano, che con la gente invece ci parla, è diventato sindaco, in un luogo dove il Polo alle nazionali aveva ottenuto il 70% di preferenze.

Una metafora dell'Italia berlusconiana?

Una metafora dell'Italia berlusconiana è il caso Vanna Marchi. C'era una signora che urlava in televisione, si presentava in modo volgare, ed è riuscita a farsi dare 64 miliardi dagli italiani. Dopo di che scopro che è la punta di un iceberg, il substrato è formato da 10 milioni di persone che hanno rapporti con i maghi. Allora mi domando: presa la Marchi, come simbolo di questi maghi, perché questi 10 milioni e tanti altri italiani non avrebbero dovuto credere, ad uno ben vestito come Berlusconi, che fa discorsi apparentemente pacati, che non solo non chiede soldi, ma al contrario promette l'età dell'oro ed una vita felice?

Intervista di Salvo Fallica – L'UNITA' – 05/03/2002

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