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Strudsholm, |
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Pirandello e litaliano delluso medio |
Viene spesso sottolineata limportanza di Luigi Pirandello per il suo "posto significativo nella storia della formazione della [ ] lingua nazionale" (Altieri Biagi 1980: 163). Confermano limportanza di Pirandello anche le osservazioni di Nencioni (1977: 229), secondo il quale "la tecnica dialogica di Pirandello dimostra la sua attenta osservazione e comprensione della fenomenologia del parlato", di Serianni (1993: 572), che menziona "la sicurezza linguistica del professor Pirandello", e di Marazzini (1994: 385), che parla di "un interessante riflesso del parlato nella prosa di Pirandello, non tanto, ovviamente, nei romanzi, quanto nelle opere teatrali". La lingua di Pirandello è senzaltro una documentazione interessante per il linguista, e ci si potrebbe così domandare se non si trovi già qui un "italiano delluso medio", nellaccezione in cui ne parla Sabatini 1985.
I tratti indicati da Sabatini come caratterizzanti litaliano delluso medio corrispondono in larga misura a quelli elencati e discussi da Berretta per ciò che riguarda litaliano contemporaneo (1993) e da Bazzanella (1994) per quanto concerne la lingua parlata - ad esempio il che polivalente, luso dei pronomi personali, la ridondanza pronominale, la semplificazione del sistema verbale, etc. Questi fenomeni sono stati esaminati anche da Bonomi (1993, 1996), che concentra lattenzione da una parte sul linguaggio giornalistico e dallaltra sulla narrativa italiana contemporanea degli anni 80 e 90.
Questi stessi tratti sono probabilmente rintracciabili già nel linguaggio novellistico di Pirandello. Oggetto della nostra ricerca, dunque, non è tanto il teatro di Pirandello, dove è ovvia la presenza di tratti del parlato, ma la sua scrittura narrativa, dove il parlato si manifesta in dialoghi e monologhi interni, sotto forma di discorso diretto e indiretto libero. La presenza di questi tratti nella narrativa spiega perché le novelle siano così adatte a essere trasformate in atti unici, come è di fatto il caso per un largo numero di novelle di Pirandello "riscritte" in forma teatrale (cf. Moestrup 1969).
Con anche lausilio delle "nuove tecnologie" (motore di ricerca della DBT), utilizzate per effettuare lanalisi quantitativa dei parametri lessicali e morfosintattici, prenderemo in esame una piccola scelte delle Novelle per un anno. Un particolare peso sarà dato alluso dei tempi verbali soprattutto in relazione alla semplificazione del sistema, analizzata alla luce della distinzione, formulata da Weinrich (1978), fra tempi narrativi e tempi commentativi.
Bibliografia
Altieri Biagi, Maria Luisa (1980): La lingua in scena. Bologna: Zanichelli.
Bazzanella, Carla (1994): Le facce del parlare. Scandicci: La Nuova Italia.
Berretta, Monica (1993): Morfologia. In Sobrero, Alberto A. (a cura di): Introduzione allitaliano contemporaneo. Le strutture. Roma-Bari: Laterza, pp. 193-245.
Bonomi, Ilaria (1993): I giornali e litaliano delluso medio. In: Studi di grammatica italiana, 15, pp. 181-201.
Bonomi, Ilaria (1996): La narrativa e litaliano delluso medio. In: Studi di grammatica italiana, 16, pp. 321-338.
Coletti, Vittorio (1993): Storia dellitaliano letterario. Torino: Einaudi.
Marazzini, Claudio (1994): La lingua italiana. Profilo storico. Bologna: Il Mulino.
Moestrup, Iørn (1969): La diversa funzione di novella e dramma nellopera di L. Pirandello. In: Analecta Romana Instituti Danici, 5, pp.199-239.
Nencioni, Giovanni (1977): Linteriezione nel dialogo teatrale di Pirandello. In: Studi di grammatica italiana, 6, pp. 227-263.
Sabatini, Francesco (1985): L"italiano delluso medio": una realtà tra le varietà linguistiche italiane. In: Holtus, Günter & Edgar Radtke (Hrsg.): Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart. Tübingen: Gunter Narr, pp. 154-184.
Serianni, Luca (1993): La prosa. In: Serianni, Luca & Pietro Trifone (a cura di): Storia della lingua italiana. Vol. I: I luoghi della codificazione. Torino: Einaudi, pp. 451-577.
Weinrich, Harald (1978): Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo. Bologna: Il Mulino.
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