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Giovanni Rebora


IL SECOLO XIX – 29/12/2001

I maghi del volante di cento ottani fa

Credo che, su questa terra, ci sia qualcuno dotato di memoria. E' forse un semplice atto di fede, ma i tempi della “super, quella con gli ottani, non sono poi così remoti. Quasi tutti i Fantozzi degli ultimi anni Cinquanta, discutevano fra loro di ottani, ostentando una competenza rara tra i chimici e rarissima tra i merceologi. Carmagnani forse, certo il papà di Garrone e l'allora giovane Paolo Mantovani, o il mitico Mattei sapevano di che cosa si trattava. Eppure gli istruttori di guida, nei bar di periferia, parlavano di ottani con sussiegosa ostentazione di finto sapere. Quel sapere era molto diffuso anche fra gli aspiranti possessori di “Seicento”, tesi ad informarsi per essere pronti al futuro successo, quelli che quando sentivano stridere un cambio altrui dicevano, con competenza tanto profonda da potersi permettere la benevolenza: “Senti? Debraia”.

Si trattava del maldestro cambio di marcia di un principiante, ma chi parlava “sentiva il motore”. Erano quelli quelli che, pur dovendo andare a piedi, sapevano “fare la doppietta” o “punta e tacco”, che preferivano la cloche al cambio sul volante e parlavano della scocca, in attesa di firmare le cambiali. Un po' come quei terragni che parlano di strambate e si mettono un fazzoletto al collo ed una berretta da guardiano di posteggi per sentirsi “capitani coraggiosi”.

Ebbene, la super divenne obbligatoria. La Millecento faceva un rumore a sonagli se la riempivi di normale. Era stata fatta apposta per la super. Adesso basta. Adesso gli ottani sono brutti e cattivi, sono piombi peggiori del carcere di Venezia (quello di Silvio Pellico, per i pessimisti, e di Casanova per gli altri). Chissà quanti ottani ho sparso per il mondo, nessuno me lo perdonerà mai; appartengo alla peggiore delle generazioni: fumo il sigaro, bevo il vino e, seppure in passato, ho usato – per forza – la super. Me ne pento: di questi tempi, usare benzina rossa potrebbe apparire irriverente o provocatorio.

Il viandante che percorresse a piedi in salita la via Balbi, arriverebbe a Principe con i polmoni pieni di benzene e, se non fosse fumatore, beato lui, arriverebbe come uno che avesse fumato dagli otto a dieci sigari toscani, aspirandoli sì, ma gratis. Sarà tutto diverso, vedrete con la nuova benzina.

Ora che l'industria dell'automobile trova qualche difficoltà sul suo cammino, è giunto il momento di far cambiare la vettura a chi si è attardato. Come si vede, non è sempre colpa del petroliere, Riccardo Garrone era pronto vent'anni fa, me lo disse lui. Io stesso, nella mia sconfinata ignoranza, credo che sia più facile produrre benzina buona che cambiare un'intera catena di montaggio o rinunciare ad un prodotto-macchina che si vende ancora bene, ma le case automobilistiche, forse, hanno atteso con lunga e santa pazienza il momento buono.

Giovanni Rebora – IL SECOLO XIX – 29/12/2001

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