Quella di Craig Brewer è
per ora la success story del festival.
Bocciato da Studios e indipendenti, e poi finanziato privatamente
da John Singleton, il suo Hustle & Flow è la
versione 2005 (e a sfondo edificante) del classico protettore
nero della blaxploitation. Solo che qui il protagonista Dj
(Terrence Howard, bravissimo) sogna di diventare un rapper e
quindi trasforma la sua strana famiglia di prostitute, un bianco
mingherlino e un ex compagno di scuola grasso che suona in
chiesa, nella macchina per farlo. Iperbolico, sgranato,
contradditorio, nuovo e soprattutto, sparato a un numero
impossibile di decibel, Hustle & Flow è stato
acquistato immediatamente dopo la prima proiezione dalla
Paramount, per 9.5 milioni di dollari. Abbiamo incontrato Brewer
per un un'intervista in un posto dal nome intonato allo spirito
del film, Bad Ass Coffe. Ci puoi parlare dell'hip hop del Sud nel
cui ambito è ambientato il film?
Il sound
meridionale del rap, che molti chiamano crunk, è
molto incentrato sulle basi ed è anche, in un certo senso,
semplicistico, il beat deve ricordarti l'impressione
di essere in giro nel tuo quartiere o in un grosso gruppo di
persone che stanno ballando. Ma, più di ogni cosa, lo
rende unico il fatto di essere un sound molto crudo, carico di
interiezioni e che, nella sua aggressività, non fa
differenze: offende un po' tutti. Le storie di Memphis sono
storie di limiti, di ristrettezza. Non ci sono soldi. La maggior
parte della musica di Memphis è stata generata da
condizioni disperate. BB King non è arrivato qui dal
Mississipi per diventare famoso. È arrivato per mangiare.
E i limiti portano alla necessità di innovare. E stato
così per il blues, il rock'n'roll, il soul e adesso l'hip
hop. Isaac Hayes, David Porter, Otis Redding... alla Stax
registravano con niente. Il suono dell'hip hop della East e della
West Coast è molto pulito. L'hip hop del sud è più
crudo e anche più arrabbiato. Proprio per via della
povertà.
Il tuo è un film che si colloca
nella tradizione della blaxploitation...
Shaft,
ovviamente, è uno dei miei titoli preferiti, e sono un
grande fan di Truck Turner, di Sweet Sweetback. Ma
quello che mi interessava di più era la musica dell'era
della blaxploitation. E la capacità di giocare
dei film di quell'era, di fare una cosa perché è
divertente, eccessiva. Avevano un gusto della provocazione che mi
ricorda la mia città - un posto dove tutti conoscono tutti
e si ha la sensazione di essere sempre nella stessa barca,
bianchi e neri, ricchi e poveri.
Il film ha un look
molto pittorico, saturato, e molto poco music video...
Ho
girato in 16mm. La produttrice, Stephanie Allain, mi ha
consigliato un libro di fotografie di juke joint del Mississipi,
vecchi club di blues del Delta. E ho capito che avevamo trovato
il nostro look. Poi abbiamo guardato Taxi Driver, per
osservare i movimenti lenti di Scorsese. Per il montaggio è
stato importante Midnight Cowboy. Ed è stato molto
importante, specialmente per la performance di Terrence, The
Killing of a Chinese Bookie di Cassavetes. Gli ho suggerito
di osservare bene la relazione tra il personaggio di Gazzarra e
le sue stripper, c'è quasi una noia, un disinteresse nei
loro confronti. In quanto a location, sapevo benissimo dove
volevo girare il film. A Memphis abbiamo due ponti, uno vecchio e
cadente, e uno nuovo tutto d'acciaio: il mio è un film sul
vecchio ponte. Dal punto di vista del ritmo, era importante
permettere che gli attori trovassero il loro posto e il loro
tempo nell'inquadratura. Se avessi girato in stile troppo Mtv
sarebbe sembrato falso. Quando giri una storia come quella se
nuovi troppo la camera, vuol dire che stai cercando di manipolare
le cose. E io sapevo di avere a che fare con un mondo che sarebbe
stato scioccante per molti. Nei primi venti minuti di film un
sacco di gente non avrà idea di quello che si sta dicendo.
È l'accento, il fatto che biascicano. Inizialmente, la
cosa mi preoccupava. Ma Al Kapone e Juicy J, i rapper che hanno
collaborato alle musiche del film, mi hanno detto: ci siamo
piegati al ritmo del resto del paese troppo a lungo. E ora che
insegnamo come si fanno le cose da noi.
Sei bianco e
nato in Virgina, che rapporti hai con il mondo di cui parli?
Sono nato in Virginia e cresciuto in California ma da
piccolo passavo l'estate a Memphis, dove sta tutta la mia
famiglia e dove vivo oggi da 11 anni. Ho attraversato un periodo
duro quando ci sono arrivato. Volevo fare film ma non avevo un
soldo. Vendevo libri a Barnes and Nobles e mia moglie faceva la
sarta in un atelier di vestiti da sposa. A un certo punto ha
fatto dei vestiti per delle spogliarelliste di un club locale e
ha iniziato a lavorarci, prima come cameriera e poi come
stripper. Sono finalmente riuscito a fare il mio primo film, The
Poor & the Hungry, con l'eredità di 20 mila
dollari lasciatami da mio padre che è morto a 49 anni. Mia
moglie ha smesso di lavorare ed è diventata produttrice.
Ho girato e montato a casa mia. E come Dj, in Hustle &
Flow, avevo bisogno di fare qualcosa, non importa se fossi
finito con la faccia per terra.
Intervista di
Giulia.D'AgnoloVallan - IL MANIFESTO 30/01/2005
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