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ANDREA CAMILLERI

“E' una guerra equivoca. I nostri ragazzi tornino a casa”

Una delle sue tre figlie lo ha chiamato per telefono dicendogli di accendere la tv che dava le primissime notizie. E per Andrea Camilleri è iniziata una giornata doppiamente grigia. E' consapevole che a molti le sue parole non saranno gradite. “Mi auguravo che non capitassero. Ma avevo paura vera, autentica, che un giorno o l'altro capitasse. Negli ultimi giorni c'era stata questa escalation molto forte delle reazione antiamericana. E comunque non dobbiamo dimenticare i presupposti”.

Quali presupposti?

Il primo è che questa è una guerra personale dell'amministrazione Bush. Non dico neanche dell'America, perché offenderei tutti gli americani e non ho alcuna voglia. Questa terribile guerra è partita con l'offensiva di Pinocchio. Con le bugie, le bugie di Pinocchio. Colin Powell che mostrava i mezzi che trasportavano i gas iracheni...La pistola fumante...le armi chimiche...O abbiamo già dimenticato? E ha continuato a essere guerra di Pinocchio anche a essere guerra di Pinocchio anche quando Bush è salito sulla portaerei per dire che era finita. Invece cominciava, a quanto pare. E la parola “dopoguerra” non è un'altra delle bugie di Pinocchio?

Quali le tue impressioni nel giorno della strage.

Sentivo alla Camera i discorsi di D'Alema, Fassino, Rutelli: è il giorno della solidarietà – dicevano -, rimandiamo a domani. Ma io mi sento di dire che una giornata grigia è diventata per me doppiamente grigia, perché i ragazzi italiani muoiono in conseguenza di Pinocchio. Io non sono mai stato un pacifista ad oltranza. A esempio, ero perfettamente d'accordo con la missione in Kossovo e la linea del governo italiano. Non fui per niente d'accordo con la guerra in Afghanistan perché in realtà non si faceva la guerra al terrorismo, e a maggior ragione con questa in Iraq.

Spiega la tua contrarietà.

C'è una logica tremenda: le nazioni che stanno pagando di più, in termini di vite umane, sono gli Usa, l'Inghilterra, e ora arriva l'Italia. Ciò significa che se anche noi non abbiamo combattuto la guerra in Iraq, ne siamo ritenuti in qualche modo corresponsabili.

Hanno sparato anche sulla Croce Rossa...

Anche sull'Onu, se è per questo. E dire che l'Onu aveva una posizione contraria a questa guerra. Ma ciò significa che si è prodotto ciò che paventano i più critici osservatori. Ricordo una frase del ministro degli esteri turco: attenzione, state andando a scoperchiare il vaso di Pandora. Credo che in Iraq stia venendo fuori un potenziamento di tutti i territori, miscelato a un insorgente nazionalismo iracheno. Una miscela ad altissimo potenziale esplosivo che sta avendo un'accelerazione geometrica.

Bush sostiene che il colpo di coda è tanto più forte quanto maggiori sono i risultati nella normalizzazione del paese.

Altra bugia. Non si costruisce nulla con l'uso delle armi. Questa stessa frase potrebbe essere usata da qualsiasi popolo oppressore contro quelli che difendono la loro libertà.

Non condividi la definizione di “terrorismo” per definire quanto sta accadendo a Baghdad e dintorni?

Vorrei prima di tutto si definisse esattamente, una volta per tutte, la parola terrorismo. Quando ammazzano D'Antona e Biagi o quando mandano il pacco esplosivo che scoppi in faccia al povero carabiniere, io, onestamente, cerco di dare una definizione alla parola: è terrorismo bello e buono. Ma quando c'è un esercito occupante dentro una nazione, qual'è la sottile linea di demarcazione fra azione terroristica e azione bellica? Se non ci chiariamo questi punti, è difficile combattere il terrorismo.

Potrebbero obiettarti che è l'uso del kamikaze a rendere terroristica l'azione in sé.

Non sono d'accordo neanche su questo. La cosa che alla nostra mentalità ripugna è il fatto che possa costruirsi un uomo che sia una micidiale macchina da guerra. Ma se tu non hai micidiali armi da guerra che puoi scindere da te, lasciare in caserma, tornando a essere un uomo fuori dall'orario di servizio, sei costretto a farti arma. E a esserlo sempre, sin quando sei vivo. Il soldato combattente, nel momento in cui ingaggia un conflitto a fuoco, spera sempre di non imbattersi nella pallottola mortale, mentre il kamikaze sa che l'atto di guerra si identifica fatalmente nella sua stessa morte.

Dicono che quanto accade sia opera esclusivamente di terroristi.

Torno a dire: siamo sicuri di questa definizione? Ormai – e lo dico paradossalmente – vorrei cominciare a vedere qualche carta d'identità di questi terroristi. Non credo più alla guerra di Pinocchio. L'ipotesi che siano iracheni delusi dagli americani, iracheni ancora fedeli a Saddam, l'ipotesi che ci sia ancora un esercito di 300 mila uomini rimasto senza stipendio, che ci sia ancora la guardia repubblicana...Sarebbe l'ipotesi ottimale. Ipotesi ben peggiore è che ci sia stata la saldatura con il terrorismo. E torniamo al vaso di Pandora. Bin Laden compare in filmati mentre conduce una serena vita di campagna. Nonostante due guerre Saddam è ancora vivo. Almeno Milosevic è finito di fronte a un tribunale internazionale.

Quando finirà quest'incubo?

Auspico che i ragazzi italiani siano ritirati il prima possibile. Questa nostra missione si innesta su una guerra equivoca. Ancora oggi, al di là di menzogne e retorica, non ne conosciamo il vero scopo. Nel Libano non fummo attaccati perché era tutto chiaro. Con le nostre ambiguità stiamo dando agli iracheni la possibilità di fare di tutta l'erba un fascio. Concordo con il senatore Andreotti, il quale ha lucidamente sollevato l'anomalia di questa nostra presenza in Iraq.

Con l'aria che tira non vedi il rischio di gratuite accuse di diserzione?

E perché? La Germania ha mandato uomini? La Francia ha mandato uomini? Il Giappone che aveva promesso uomini, non tergiversa ancora oggi? O forse vorremmo dire per questo che Germania, Francia, Giappone, e tanti altri stati, siano disertori o renitenti di fronte alla guerra al terrorismo?

Spiega questa differenza.

Una cosa è appoggiare alcuni eserciti che senza mandato internazionale sono andati a occupare un paese. Altra cosa è fare la guerra mondiale al terrorismo. Noi italiani non possiamo più essere accusati di niente. Abbiamo dato diciotto simboli, carabinieri, militari, civili che sono i rappresentanti della migliore Italia. Ora potremmo andarcene. In Somalia gli americani appena sentirono puzza di bruciato si ritirarono. Anche all'amministrazione Bush converrebbe seguire quella strada...Da quando Bush ha detto: “Mission Accomplished”, in Iraq è cominciata la guerra. E purtroppo non posso fare altro che constatare che la democrazia, da quelle parti, è una merce che ancora non è arrivata.,.

Intervista di Saverio Lodato – L'UNITA' – 14/11/2003


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