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ANDREA CAMILLERI

Il fascismo che ho vissuto

“Gli italiani stanno iniziando a capire chi è Silvio Berlusconi, ma ancora il bicchiere è mezzo pieno. Debbono berlo tutto questo amaro calice, e poi capiranno completamente”. Andrea Camilleri commenta così le recenti elezioni che hanno visto il trionfo del centro-sinistra. Con ironia critica, esprime un giudizio disincantato, e inizia così il suo dialogo con LUnità, nel quale parla di cultura, di storia, di politica, di attualità, di informazione. Delle elezioni. Partendo ovviamente dal suo ultimo libro, che è balzato in testa alle classifiche “Privo di titolo”, edito da Sellerio.

Con un tema complesso, come abbiamo già raccontato su queste pagine, poiché si tratta di un romanzo storico ambientato nel fascismo. Segno che in Italia il pubblico dei lettori è più attento di quel che si pensi.

La vicenda al centro del nuovo libro è nota, la storia di Luigi Gattuso, un fascista - racconta lo scrittore di Porto Empedocle - ucciso per sbaglio dai suoi durante una rissa in una notte del 1921, e non da un muratore comunista. Camilleri partendo dalla letteratura si interroga sulla verità storica, sulle verità dellesistenza e sul loro significato.

Qual è il rapporto di Camilleri con il concetto di verità?

Non tendo ad una verità assoluta, dogmatica. Credo a verità relative. Ma quando anche la verità relativa viene stravolta ti domandi a cosa devi credere. Riferendoci al libro. Esiste una verità del senso comune, vi è quella processuale, vi è quella storica. Se la verità viene manipolata in verità processuale, a sua volta questa in una verità di comodo, in verità virtuale, allora qual è il filo dArianna che ti può servire per muoverti in questo labirinto? Ecco perché la ragione critica ha un valore essenziale, ti dà la possibilità di pensare con la tua testa, di non farti abbindolare dalle manipolazioni e dalle falsificazioni. Di mantenere il tuo spirito libero, critico. La letteratura è uno strumento critico che può aiutare a svelare le verità, a smascherarle. La fantasia narrativa può aiutare a riflettere e capire la realtà che ci circonda. Siccome sono una persona, che si rifà ai fatti quotidiani, richiamo alla mente la tragedia a Baghdad, con luccisione di Calipari: tutti sappiamo che ci verrà ammannita una verità parziale (e in questi giorni abbiamo visto quanto parziale e “di parte” sia, ndr) lo sappiamo tutti e non facciamo niente. Ci basta un millesimo di verità in dose omeopatiche. Mi ribello a questa sorte di imposizione. Ritorno sempre a questa faccenda della dittatura. Siamo in un regime mediatico in Italia. Se non fosse così, oggi Enzo Biagi avrebbe la sua trasmissione. Così come Michele Santoro avrebbe la sua. Luttazzi lavorerebbe in tv. Così come lavorerebbero in tv la Guzzanti, Paolo Rossi e tanti altri, che evidentemente hanno creato con il loro spirito libero problemi al potere. Ma qualcuno dalla Bulgaria ha detto che Biagi , Santoro, Luttazzi, non debbono lavorare, e così è. Il diktat è stato rispettato. Queste per me sono limitazioni della democrazia. E cè talmente fumo negli occhi che ti viene da soffocare.

Lei è sempre stato molto critico su Berlusconi..

Guardi, Berlusconi è lantipolitica, anzi metaforicamente potrei dire che è lantimateria, ovvero la sua è una politica virtuale, non si occupa dei problemi della gente, quelli reali. Tranne i suoi, ovviamente. Per risolvere i suoi problemi, ha una intera maggioranza che vota in maniera compatta.

Ma gli italiani hanno espresso un voto netto alle regionali facendo vincere il centro-sinistra. Hanno compreso la politica di Berlusconi e lhanno bocciata?

Gli italiani stanno iniziando a capire Berlusconi, ma non l hanno ancora capito completamente. La questione è più complessa. Anche la vicenda del regime mediatico non l’hanno ancora compresa a fondo. Il punto è - come dicevo prima- che il bicchiere è mezzo pieno, e debbono berlo tutto questo amaro calice. Solo allora capiranno completamente, ed il vaccino potrà funzionare.

Si riferisce alla tesi di Indro Montanelli?

Certo, lasciatelo governare, sino alla fine della legislatura e la sua politica si mostrerà per quel che è. Sarà come un vaccino per gli italiani. Ma la questione, ripeto è più complessa, bisogna aspettare e vedere come andranno le elezioni politiche del prossimo anno, alla fine del mandato di governo di Berlusconi. Lì si vedrà se gli italiani lo hanno capito completamente.

Il suo “Privo di titolo”, continua a suscitare divergenze. Qual è la sua definizione di fascismo e cosa ha rappresentato nella storia dItalia?

Il fascismo, malgrado la sistemazione teorica, lo sforzo intellettuale di Gentile, era tutto e il contrario di tutto, era una sorta di blob. Assumeva le forme che era necessario assumere, per abbattere i democratici. Era una dittatura autentica, che ha prodotto tante vittime. Tante persone hanno subito il carcere, e venivano mandate al confino, al duro confino, altro che villeggiatura! Il fascismo si verificò in Italia, quando lEuropa era malata. Estremamente malata. Per fortuna vinsero le democrazie, quelle vere! Ma Lei mi chiedeva una definizione del fascismo. Ebbene, potremmo dire che fu una solenne minchiata. Una atroce minchiata. Il fascismo sarebbe stato grottesco, se non fosse stato tragico. Se non avesse comportato la morte di tanti innocenti, ricordo Matteotti e Gramsci solo per fare qualche esempio, il fascismo sarebbe stata solo una buffonata. Purtroppo invece è stato un evento tragico. Non lo dico solo io, ma anche un signore che è andato dagli ebrei, ed ha parlato del male assoluto.

Il fascismo, fatto isolato nella storia dItalia, o atteggiamento mentale che ritorna?

Guardi, quando appesero Mussolini a Milano, un grande giornalista inglese, scrisse in buona sostanza questi concetti: non lavete ucciso, potete credere di averlo ucciso, ma per decenni questa sorta di tumore ve lo porterete appresso. Del resto esponenti della tradizione fascista sono diventati ministri della Repubblica.

Non è la prima volta che affronta il periodo del fascismo. Vi è un'altra sua opera, “La Presa di Macallè” dove spiega in maniera critica i meccanismi psicologici e sociali della costruzione del consenso. Il ruolo della propaganda nella comunicazione e nella politica..

Ha colto perfettamente il nesso. È una riflessione che avevo già avviato ne “La Presa di Macallè”, in quel caso mi occupavo in particolare dei meccanismi psico-pedagogici e sociali della costruzione del consenso, della manipolazione delle menti. In quel libro la riflessione si sviluppava allinterno di un cervello di un bambino: ovvero come fosse possibile che un certo tipo di educazione alterasse un cervello, il comportamento di un adolescente, trasformandolo in un assassino. Forse però, il racconto sulla vita sessuale del protagonista del romanzo non è stato compreso, né la metafora che essa rappresentava. In “Privo di titolo” per non offrire il fianco a facili equivoci, ho evitato ogni riferimento a questi argomenti. Del resto non è una storia che concede divagazioni.

Racconta però sempre con un stile ironico-critico..

È il mio stile, impresso nel mio Dna.

Qualcuno lha criticata sostenendo che voleva cambiare il nome di una strada a Caltanissetta dedicata a Gattuso?

Siamo seri, si figuri se penso alla strada di Caltanissetta. Questo è provincialismo, di più paesanottismo. Sono frasi senza senso. Hanno criticato, facendo riferimenti alla toponomastica, un libro che non avevano letto. Probabilmente questo è coerente con i loro principi: attaccare senza conoscere, bollare in maniera dogmatica chi la pensa in maniera diversa da loro, senza manco prendersi la briga di informarsi sui contenuti della questione. Comunque non fanno altro che portarmi il carico da undici come direbbe Salvo Montalbano. Allora dico: o scelgono Fini che se ne va dagli ebrei facendo una scelta giusta, o scelgono la polemica sulla strada. La verità è che una parte di loro rimane legata al nome delle strade.

Sul piano della struttura che soluzione ha adoperato?

Questo è un romanzo che si serve di quello che ho sperimentato in altri romanzi, una sorta di assemblaggio di dati, di lettere, di corrispondenza, di ritagli di giornali, tutti inventati di sana pianta. Però qui a differenza de “La scomparsa di Patò”, vi sono amplissimi squarci narrativi, romanzeschi. Cè una complessità maggiore.

Intervista di Salvo Fallica – L’UNITA’ – 03/05/2005


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