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Il vento freddo del potere |
Il
re di Girgenti lo si potrebbe definire come una summa dellopera
di Camilleri, è un romanzo storico che racchiude il meglio
della sua produzione letteraria, ma per molti versi va oltre. Al
centro di questa produzione vi è la storia, come spunto o come
punto di riferimento. Dalla storia e dal valore di essa nella
scrittura di Andrea Camilleri, prende lavvio il nostro dialogo
con lo scrittore siciliano che rappresenta un fenomeno sui generis
nella storia della letteratura italiana della seconda metà del
900 e di questi inizi del nuovo millennio.
In tutta
la mia produzione letteraria spiega Camilleri la
storia assume un valore importante. I miei romanzi hanno dei
riferimenti storico-temporali, che poi rielaboro in maniera del tutto
soggettiva. Nel Re di Girgenti, in particolar modo, la
presenza della storia è un riferimento costante. Una cornice
che ha una funzione rilevante nel meccanismo del racconto.
Qual è la sua concezione
della storia? Qualche anno fa lei parlò di visione dialettica,
hegelo-marxista
E continuo ad essere della medesima idea. La lettura dei processi storici, priva di un supporto interpretativo, è inconsistente. la storia senza una chiave di lettura sarebbe una successione incomprensibile dei fatti Ritengo che limportanza della lettura marxista della storia sia essenziale per spiegare la struttura e la dinamica delle classi sociali.
Nel Re di Girgenti
scrive di rivoluzione e di controrivoluzione. Qual è il suo
concetto di rivoluzione?
La rivoluzione la intendo come
una forza propulsiva, come il convergere di alcune situazioni
storiche che determinano lesplosione di tutte le valvole di
sicurezza. la rivoluzione è un avvenimento che cambia il
mondo. Pensi alla Grande Rivoluzione francese, ed ai mutamenti che ha
apportato nella storia dellOccidente. Ed ancora,
nellantichità, alla forza rivoluzionaria di Gesù
Cristo.
Nel suo romanzo vi è
invece la storia di una rivoluzione impossibile?
Esatto, una rivoluzione
impossibile. Ma vede, Zosimo ha pienamente coscienza di ciò.
Sa benissimo che il suo è un tentativo utopico. Il suo
obiettivo è quello di regalare un sogno ai contadini, che
vivono in condizioni disperate, ed in parte ci riesce. E chiaro
che poi arriva la controrivoluzione, la restaurazione, Zosimo la
intuisce, ma non arretra
Determinante nella sconfitta
della rivoluzione di contadini è il gioco delle alleanze tra i
nobili, o poteri forti dellepoca. Lei descrive uno Zosimo
prudente, accorto, ma che nulla può contro le trappole dei
potenti.
Ho voluto raccontare i
meccanismi del funzionamento del potere, le strategie e le alleanze.
Così come ne La
mossa del cavallo?
Certo. Mi fa piacere che lei
abbia colto questa connessione. Per me è importante descrivere
e raccontare i meccanismi di costruzione del potere, che sono nodi
cruciali dei passaggi e degli accadimenti storici. Vede, le alleanze
dei nobili, messe in atto solo quando i loro interessi sono
minacciati, esprimono lo spirito autentico di quello che possiamo
definire conservazione dellesistente. Lesigenza che nulla
cambi. Ma attenzione questa posizione, che in altri termini è
stata espressa nel Gattopardo, non era quelle delle masse di
diseredati siciliani. Il basso verminaio, voleva
cambiare, voleva migliorare le proprie condizioni di vita. Le parole
del principe Salina nel Gattopardo sono state assunte ad
immagine della cultura siciliana, hanno costituito lesempio di
uno stereotipo in negativo, ma sono il frutto di un fraintendimento.
Perché fallisce il
sogno di Zosimo?
Mancanza di un progetto
politico realistico. Le speranze dei contadini non avevano un
collante programmatico, erano solo un sogno. Ricordiamoci che la
rivolta di Girgenti è un fatto realmente accaduto agli inizi
del Settecento, siamo molto lontani dallelaborazione di culture
politiche che rappresenteranno in seguito le masse popolari. E vi è
anche unaltra cosa da dire. La legittimazione del potere
nellepoca presa in considerazione avveniva dallalto, ogni
ipotesi rivoluzionaria era del tutto utopica.
Lei ha parlato di
rivoluzione e non di semplice rivolta. Perché?
Sul piano letterario non vi
sono i vincoli del linguaggio storiografico, ma vi è comunque
una ragione sul mio insistere sul termine rivoluzione. Molte rivolte
contadine sono state considerate avvenimenti minori della storia,
roba da mettere quasi fra parentesi. Ora senza entrare nel merito
delle categorie storiografiche, ho letto studi seri e rigorosi nei
quali queste rivolte vengono rivalutate o meglio valutate per quel
che realmente sono state. Ho voluto ridare dignità ai moti
contadini, spesso sottovalutati e dimenticati.
Dalla visione storica alla
filosofia. In questo suo ultimo romanzo storico, emerge una
concezione della vita umana, quale esistenza individuale affidata al
gioco del destino. Mi riferisco alla metafora delle formiche
Non è la mia, è
quella del personaggio. Il protagonista Michele Zosimo, capisce di
fronte alla morte, di essere una formica. Mentre sale sul patibolo,
su uno dei gradini vi è una fila di formiche, lui può
decidere quale far vivere o quale far morire. come Dio. O come il
destino, il caso. E unimmagine forte, relativa al
romanzo.
In questo scritto affronta in maniera evidente il
concetto della morte. Lidea della morte coincide con la
metafora delle ossa del bambino che si sfarinano?
Lidea della morte è proprio quella della
grande siccità, nella quale vi è limmagine delle
ossa del bambino che si sfarinano. E la metafora della morte
passiva. Quella di Zosimo è invece una morte attiva,
rielaborata intellettualmente e vissuta istintualmente dal
protagonista del romanzo che ascende al patibolo, salendo i 5 gradini
che lo separano dalla fine della sua esistenza. Laffidarsi alla
memoria, è la volontà delluomo di non scomparire.
E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano
la fantasia.
Crede nella metafisica?
Non in quella classica,
trascendente, che deriva dalla tradizione greca, successivamente
ripresa da quella cristiana. Credo in una metafisica laica, che
possiamo identificare nella memoria collettiva. Vede, una volta
Ruggero Jacobbi mi definì un materialista storico, il quale
crede che il materialismo sia una metafisica come le altre.
Lei prima accennava in
maniera critica agli stereotipi ed ai pregiudizi culturali sulla
Sicilia. Vi sono, però, autorevoli opinionisti, che sostengono
che Camilleri rappresenta nei suoi testi una visione in negativo
dellisola. Qual è la sua posizione?
Non ho mai rappresentato in
negativo la Sicilia. I giornali tedeschi, francesi, inglesi, hanno
scritto che Camilleri evita i luoghi comuni, descrive una Sicilia
diversa da quella della Piovra, non utilizza vecchi e triti
stereotipi. Non capisco perché in Italia vi siano alcuni
autorevoli commentatori che scrivono il contrario. Siccome ho
rispetto culturale per alcuni di questi opinionisti, li invito a
leggere con più attenzione i miei libri. E non vi è
alcuna intenzione polemica in queste dichiarazioni. Non vi sono
venature ironiche. Vorrei che lo scrivesse.
Si è chiesto perché
una parte della critica letteraria snobba i suoi romanzi storici?
Vede, la critica letteraria, o
parte di essa, predilige le classificazioni schematiche, dentro le
quali si addormenta. Allora Camilleri è stato classificato
come scrittore di gialli. Tutto deve rientrare in questo schemino.
Pensi, anche la biografia su Pirandello è stata definita un
giallo. La concessione del telefono, un giallo, e così
via. E uno schema che viene applicato in maniera acritica e
ripetitiva.
Tempo fa disse che tirava
una brutta aria in Italia. Dopo lintervento di Tabucchi
pubblicato in Italia su lUnità e le reazioni che
ha suscitato, qual è la sua percezione?
Che continua a tirare un vento
peggiore. Tabucchi non è un politico e non ha usato mezzi
termini. LUnità ha fatto benissimo a pubblicare
il suo intervento. Mi ritrovo nelle posizioni di Tabucchi e apprezzo
moltissimo la scelta di Furio Colombo di pubblicarlo. Laltro
giorno cera un intervento di Giovanni Sartori sul Corriere
della sera, che riprendeva lo stesso tema di Tabucchi. Usava un
linguaggio diverso, ma poneva lo stesso problema. E importante
riflettere su questi argomenti in maniera libera e critica.
Ne deduco che è
preoccupato per il clima che si è venuto a creare in Italia.
Tutto quello che attiene al
modo di procedere di questo governo è veramente pericoloso, a
tratti inconsciamente pericoloso. Mi spiego meglio. Si sono resi
conto del valore di Tano Grasso solo dopo le polemiche, evidentemente
prima non lo avevano capito. Nessuno può pensare che un
governo intenda favorire lusura, questo sarebbe assurdo. Ecco
perché dico che sono inconsciamente pericolosi, perché
spesso non si rendono conto di quello che fanno. Vi sono cose che
appartengono ad un comune denominatore di non conoscenza. Ad esempio
quando il ministro Lunardi paragona i morti per incidenti stradali ai
morti per mafia. Diverso è invece il discorso sulle rogatorie,
il falso in bilancio, la non risoluzione del conflitto di interessi,
in questi casi si tratta di scelte strategiche, volute, perseguite.
Qualche mese fa lei ha
parlato di una capacità di resistenza degli italiani. Dopo le
elezioni nazionali vinte da Berlusconi il centro-sinistra ha prevalso
nelle grandi città. Qual è adesso il suo giudizio?
Sia chiaro, Berlusconi ha vinto
legittimamente le elezioni, è stato votato democraticamente
dal popolo. Dunque governa. Su questo punto la penso come Indro
Montanelli che diceva, lasciategli fare questa esperienza. Come una
sorta di vaccino. Poi gli italiani giudicheranno. Ora Berlusconi sta
operando, vedremo
Come l11 settembre ha
cambiato il mondo?
Io credo che si stia
verificando una opposizione di civiltà, e ritengo che questo
sia un grave errore. Si è ampliato il concetto di terrorismo,
estendendo tale termine allIslam. Non cè dubbio
che Bin Laden ed i suoi seguaci siano dei terroristi, ma è
sbagliato legare il concetto di terrore sic et simpliciter al
mondo islamico. Ancora, mi chiedo il significato dellespressione
guerra lunga, non doveva essere una azione di polizia internazionale?
La guerra è uno scontro tra Stati, lazione di polizia
internazionale è unaltra cosa. sulla questione della
lotta al terrorismo porrei un altro dubbio, la Spagna per combatterlo
nei Paesi Baschi non li ha di certo bombardati. E potrei fare tanti
altri esempi. le bombe non risolvono la questione, se non si
eliminano le radici dalle quali scaturisce il terrorismo.
Ma come si colpiscono le
basi del terrorismo?
Guardi, sia chiaro, la reazione
degli Stati Uniti è legittima e comprensibile. Lopinione
pubblica americana chiedeva una reazione, perché è
stata colpita in maniera orrenda e drammatica. Anzi a scanso di
equivoci, le dirò che i bombardamenti erano inevitabili e
doverosi. Non vedo però da parte degli Stati Uniti e degli
alleati una azione che tenda a risolvere il problema nella sua
complessità. Le condizioni affinché il terrorismo venga
sconfitto non le sta creando nessuno.
Non le sembra che gli Stati
Uniti stiano lavorando per creare una alleanza quanto mai ampia
contro il terrorismo, dialogando con gli Stati arabi moderati?
Mi sembra che i paesi arabi
moderati siano alleati degli Stati Uniti ob torto collo. Hanno
i loro interessi a dirsi alleati degli americani, ma nel contempo
ripetono attenti al Ramadan. Hanno dei gravi problemi
interni a livello di opinione pubblica. Non credo che il generale
alla guida del Pakistan non si accorge che tre quarti della sua
popolazione sta con i Talebani. Ebbene, voglio dire che vi sono delle
enormi contraddizioni, e per risolverle non bastano le bombe. Se Bin
Laden verrà catturato, vi è il timore che altri
prendano il suo posto, come per diritto ereditario. Perché
rimane il substrato, rimangono le condizioni che permettono al
terrorismo di attecchire.
Intervista di Salvo Fallica L'UNITA' 05/11/2001
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