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di ELVI MORCHI |
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IL CAPITONE DELLA VIGILIA |
Quell'anno aveva invitato tutti i figli e le rispetteve famiglie per la cena della viglia e aveva incaricato me, ancora ragazza, di comprarle i capitoni.
Tre,
belli grossi, i più grossi che trovi. M'aveva
raccomandato suo figlio, che avrei poi sposato.
E io, piena di
buona volontà, ero andata prestissimo dal pescivendolo e avevo
trovato i capitoni più grossi che avevo mai visto -senza
esagerare, lunghi più di un metro e almeno sette centimetri di
diametro al collo- e glieli avevo portati piena di orgoglio.
Ma
lei, invece di farmi i complimenti che mi spettavano, almeno secondo
il pescivendolo che me li aveva venduti, li fissò a lungo e
dalla sua espressione capii che il grosso che aveva
immaginato era per lo meno la metà di quello che aveva
davanti.
Già che tu ci sei, dammi una mano che si
mettono subito al foco. Li laviamo nel mastello, poi li spelliamo;
quistione di cinque minuti se siamo in due: io incido la pelle sotto
la testa, tu l'agguanti e la tiri via.
Semplicissimo,
nemmeno da pensarci.
Come potevo dirle che a me non piaceva per
niente la faccenda?
Che io ero colei che compra i grossi
capitoni ed, eventualmente, colei che li assaggia, ma non colei che
li spella?
Avevo
diciott'anni ed ero davanti a La Mamma, come la chiamavano nella sua
famiglia, potevo dire qualcosa che non fosse un va bene?
Così
l'aiutai a prendere il mastello per metterci le anguille.
Prese
un coltello ben affilato e agguantò la prima vittima con uno
straccio.
Eravamo entrambe convinte che fosse morta, avevo ben
visto il colpo che le aveva assestato il pescivendolo prima di
chiuderla nel sacchetto di nylon, ma bastò che lei provasse ad
inciderle la pelle, che la bestia prese a divincolarsi e a scivolarle
dalle mani.
Prendila, prendila! M'urlava mentre io un po' cercavo di ubbidire e un po' mi ritraevo.
Alla fine il capitone cadde a terra e noi dietro a cercare di prenderlo.
Riuscì a guadagnarsi il territorio tra la parete e il frigorifero.
Lascialo stare lì, proviamo prima quest'altri, mentre lui si calma. disse lei, esperta.
Ma
anche quegli altri alle sue manovre rispondevano con
contorcimenti degni d'una danza del ventre e in breve si ritrovavano
per terra come un esercito alla conquista del territorio.
Non
facevamo a tempo a recuperarne uno da sotto un mobile che già
avevamo perso gli altri due.
La
cucina divenne ben presto un campo di battaglia, il pavimento di
ceramica bianca era diventato sporco, umido e scivoloso.
In breve
i capitoni conquistarono il campo, mentre noi due ci muovevamo con
circospezione per non cadere, lo straccio in mano per agguantare le
prede, sollevarle e riperderle subito dopo.
Il tempo passava e gli animali erano più vispi che mai, mentre noi eravamo bagnate fradice e sempre più stanche.
Ad
un certo punto lei mi disse che sapeva come affrontare il problema.
E
uscì di casa lasciandomi sola con le bestie sul pavimento. Mi
ritrassi sulla sedia, sollevando le gambe.
Tornò
seguita da una vecchina, secca secca, alta poco più di un
metro.
Virginia,
noi non ci si fa. disse La Mamma.
'Sì, ora
quest'è bella. Un ci si fa noi, ce la farà lei...'
pensai, riducchiando dentro di me.
E ci penso io, 'un ti preoccupa' disse la vecchina con un filo di voce o che ce l'hai un po' di cenere?
Pochina,
ho ripulito il fornello proprio ieri.
E 'un importa.
Tanto me ne basta un pizzicotto.
Quando le fu dato quello che voleva, ci affondò appena la punta delle dita della mano sinistra e tranquilla tranquilla agguantò il primo capitone, che al suo tocco subito si distese come una cintura tenuta per la fibbia.
Col
coltello che teneva con la destra Virginia fece l'incisione, sollevò
i lembi e tirò la pelle.
Tutto qui.
Ripeté
l'operazione e in un minuto, forse due, tutte e tre le bestie
giacevano ferme ferme, sul vassoio, già pulite.
Allora
io, se 'un vu n'ave'e bisogno d'artro, anderei, perché gli è
già una cert'ora... disse la vecchina mentre noi
guardavamo stregate la scena, a bocca aperta.
O come avete fatto? m'uscì di bocca
'Un tu l'hai visto? Gli è semplice
No, visto l'ho visto, dico come avete fatto a mettere i capitoni sugli attenti?
Ehhh, fece lei angelica, mentre si puliva le punta delle dita all'asciughino basta fargli capire chi è comanda ed è fatta.
E se ne uscì piccina piccina, impeccabile come quando era entrata.
Elvi
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In umido |
Ingredienti: sale e pepe nero passata di pomodoro |
Fare
due incisioni al di sotto della testa del capitone e tirare la
pelle fino a toglierla del tutto. Mettere il capitone a marinare
per un'ora in una zuppiera condito di pepe aceto e le foglie di
alloro. Tirare
con passato di pomodoro.
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Arrosto alla fiorentina |
Ingredienti: pangrattato sale e pepe nero |
Togliere
la pelle del capitone e metterlo a marinare per un'oretta in una
zuppiera condito di pepe aceto e le foglie di alloro. Nel tegame
di cottura versare poco olio e farvi soffriggere due spicchi
daglio interi e alcune foglie di salvia; |
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