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MUSICA

Benvenuti alla seduta spiritica di Capossela

Questo spettacolo è come una tubatura in cui corrono voci. Non è un concerto, anche se c'è musica, non è una recitazione anche se ci sono testi, non è un video anche se è pieno d'immagini. Direi che è una specie di seduta spiritica”. Così Vinicio Capossela definisce questa sua opera, che andrà in scena domani e lunedì, alla Galleria Toledo a Napoli, e di seguito a Milano, allo Smeraldo, mercoledì, e al Palladium di Roma, da giovedì a sabato 18 dicembre.

Voci, echi, versi, visioni, questo il titolo del nuovo lavoro di Capossela è tratto dal suo libro Non si muore tutte le mattine. Uno spazio dove si mischiano e convivono note di pianoforte, suoni di magnetofoni e di “cineserie”, Serenate e echi di personaggi.


Lei usa anche il teatro delle ombre. Come mai?


Mi serve per una narrazione sonorizzata, in cui si usa una forma evocativa, dove la voce possa arrivare dappertutto, alle spalle, o ai lati. Una storia dove è tutto è successo già da un'altra parte, e dove si richiamino in vita reperti da ogni dove. Il titolo corretto sarebbe “capitolazioni dal vivo: voci, echi ombre e fantasmi da...”. La capitolazione chi si arrende alla grazia.


Un paragone per definire quest'operazione?


Un esperimento chimico. Come quando studiavo chimica e collaborato di sodio si evidenziavano i componenti della perla.


E perché c'è la figura dell'ussaro come immagine simbolo?


Perché è nomade, guerriero, legato alla terra, e veniva considerato un cialtrone se sopravviveva oltre i trent'anni. Io ne ho 38, perciò sono un fantasma di ussaro.


Un quadro del suo spettacolo si intitola a Noodles, il protagonista di “C'era una volta in America”...


E' la mia storia personale di una grande amicizia che sto vivendo. Ci chiamiamo Noodles entrambi, quando ci vediamo. E poi mi piace quel riferimento all'oppio del film di Leone. A chi verrà a vederci offriremo e chiederemo l'equivalente dell'oppio, la sospensione dell'incredulità. La voce di Noodles è quella della lealtà, dell'amicizia epica della impresa ridotta a miniatura di soldatino di piombo.


E le altre voci?


La voce vaticinante di clandestinità dell'oracolo stradale. Le voci a onde radio tra gli spettri di case della Bosnia, quelle dei bollettini nautici transadriatici, le voci dei mangas, gli officianti del “rebetico”, che più che una musica è una cospirazione. Le voci di ferro e di ossa che assaltano i binari, nervi elettrici della terra, che si spandono nel magnete della partenza della Stazione Ciclopica. La stazione centrale. La voce della Rotta, della capitolazione alla geografia. Il senso di tutto ciò è un monito per quelli che prendono la vita come se non ce ne dovesse essere anche per domani e dopodomani, come se dovesse sempre finire questa notte.


E così stasera e domani., Capossela, con indosso la sua divisa da ussaro, darà voce alle parole che corrono nelle tubature delle sue storie. Con lui alla voce, piano preparato, e armonio, ci saranno anche Gak Sato al Kaos pad, campionatori, Alessandro Stefana al pedal steel guitar, echo, giradischi a valvole, magnetofoni, Marco Tagliola: sonorizzatore da sala, Alessio Rongione e Daniele Bellini: animatori del cinema di cartone.


Intervista di Giulio Gargia – L'UNITA' – 18/12/2004

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