Medicina e Morale,
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CLONAZIONE |
di
A. Fiori, E.
Sgreccia, Oggi la storia si ripete in modo più emozionante e sconvolgente dando corpo, con la notizia della clonazione di un mammifero a partire da un cellula differenziata di adulto, alle fantasie letterarie sui "mostri" umani creati in laboratorio da "scienziati pazzi". Con la differenza che nei romanzi lo scienziato finisce sempre vittima dei propri temerari esperimenti, ucciso dai suoi mostri e dalla devastazione del laboratorio, mentre agli odierni scienziati in carne ed ossa arridono l'ammirazione e consistenti guadagni. E' una vicenda - benché assai più rivoluzionario di molte altre - tra le tante che ormai connotano ripetitivamente tutti i filoni centrali della scienza e della tecnologia, ricche di luci positive ma anche di ombre inquietanti o addirittura terrifiche. Quando Enrico Fermi con il suo gruppo di fisici della romana via Panisperna dimostrò, alla metà degli anni trenta, la possibilità di determinare la fissione dell'atomo di uranio bombardato da neutroni, era prevedibile che gli uomini di scienza sarebbero stati indotti a sfruttare l'energia ricavabile dalla sensazionale scoperta anche per costruire strumenti di distruzione. La bomba atomica fu infatti approntata nel volgere di pochi anni e nel 1945 fu spedita ad uccidere e contaminare centinaia di migliaia di inermi giapponesi. Seguirono molte lacrime di pentimento da parte degli scienziati che l'avevano costruita - più degli altri Oppenheimer - e molti impegni a bandire per sempre le armi nucleari proclamati in documenti di intellettuali, di uomini politici e di svariate organizzazioni internazionali . Con il noto risultato che migliaia di altre bombe atomiche, ben più potenti delle prime, si sono accumulate negli arsenali di alcuni Paesi e che talune di esse sono state fatte esplodere anche di recente, sia pure a scopo di "collaudo", nella (quasi) generale quanto impotente esecrazione. I progressi di conoscenza e di tecniche della biologia cellulare e della biologia molecolare hanno fatto prevedere da tempo anche la possibilità di clonare gli animali e l'uomo. In una prima fase, che risale addirittura agli anni trenta, si è trattato in verità di esperimenti di scissione embrionaria - e quindi di produzione artificiale di gemelli - attuati a quel tempo sulle rane e ripetuti sugli stessi animali negli anni '50 ed anche recentemente. Nel 1993 Jerry Hall e Robert Spillmann, della George Washington University, hanno prodotto per scissione degli embrioni umani e, a quanto si apprende, anche altrove si sono replicati per scissione degli embrioni animali: così a Bonassai, nei pressi di Sassari, dove vivono pecore ottenute con questo metodo. Negli USA sarebbero state replicate in modo analogo scimmie e mucche. Notizie giornalistiche informano che in Belgio alcuni anni orsono a causa di un errore di manipolazione in vitro di un embrione si sarebbe prodotto un gemello. La nascita della pecora Dolly - annunciata su Nature del 27 febbraio 1997 da Ian Wilmut e K.H.S. Campbell ed i loro collaboratori del Roslin Institute di Edimburgo - è un passo ben più avanzato, perché avrebbe preso origine da una cellula differenziata di un animale adulto. Il condizionale è per ora opportuno a causa delle riserve che molti scienziati hanno per ora sollevato sulla completa attendibilità del risultato, benché reso noto su una rivista prestigiosa da ricercatori accreditati. Questi non hanno potuto escludere che il materiale cellulare proveniente da ghiandola mammaria - che conteneva prevalentemente cellule differenziate epiteliali ed anche mioepiteliali e fibroblasti - non fosse inquinato da qualche cellula staminale, e che ad essa possa essere stato collegato il successo dell'esperimento, che in tal modo assumerebbe un diverso significato scientifico. Se queste riserve saranno superate, si dovrà riconoscere che si tratta di un esperimento radicalmente diverso dagli altri precedenti. Infatti la riproduzione per scissione di un embrione di mammifero nei primi stadi del suo sviluppo, anche se provocata con artifici tecnici, è di fatto analoga ad un evento naturale quale la formazione di gemelli monozigoti: e come questa si esaurisce in pochi individui replicati. Da un embrione, frutto di una fecondazione sessuata, cioè dell'incontro di un ovulo e di uno spermatozoo si possono produrre solo alcuni gemelli e con essi il processo di replicazione, naturale od artificiale, finisce ed è come tale irripetibile. La possibilità tecnica che oggi si profila è invece quella di una vera clonazione cioè della riproduzione teoricamente infinita di individui praticamente uguali, e pertanto il termine di "clonazione" dovrà essere riservato solo a questa modalità di riproduzione, conservando per le altre il termine di scissione o fissione gemellare. Se gli esperimenti del gruppo di Edimburgo saranno confermati, potrebbe essere realmente prossima la vera clonazione umana che da tempo era stata prevista e temuta non solo nei romanzi di fantascienza ma anche in documenti nazionali ed internazionali che ne hanno da tempo decretato preventivamente la proibizione etica, tradotta in alcuni paesi anche in norme penali. La tecnica riferita da Ian Wilmut et al. è stata applicata non solo su popolazioni cellulari ottenute da embrioni di pecora di 9 e di 26 giorni ma anche su cellule adulte provenienti dalla ghiandola mammaria di una pecora di sei anni, giunta all'ultimo trimestre di gravidanza. Si è quindi effettuata una fusione tra una di queste cellule, con il suo nucleo, ed un ovocita di quelli ottenuti nell'animale mediante stimolazione con GnRH, privati del proprio nucleo che è stato sostituito con quello della cellule donatrice fatta penetrare con una scarica elettrica. Gli embrioni così formati, giunti a livello di morula o blastocisti, sono stati immessi nell'utero di pecore e l'evoluzione della gravidanza di queste madri surroganti è stata controllata ecograficamente. Alla nascita si è effettuato un controllo comparativo di markers microsatelliti del DNA materno e neonatale per verificarne la totale estraneità . Gran parte dei 277 esperimenti intrapresi non hanno avuto successo ma otto pecore hanno dato vita ad agnelli vivi che all'analisi del DNA sono risultati derivati esclusivamente dalla popolazione cellulare usata come donatore nucleare e non dal DNA materno. E' da presumere, invece, che il DNA mitocondriale, non esaminato, fosse proveniente dall'ovulo della pecora gravida e nel contempo dalla cellula fusa. Una sola pecora, Dolly, è infine sopravvissuta. 2. La notizia ha avuto un'enorme risonanza e ne è seguito un gran numero di reazioni, in gran parte negative, di riflessioni e di previsioni. Vi è stato anche chi, come il critico e poeta Giuseppe Conte, ha richiamato gli antichi miti del doppio, del sosia e dei gemelli che si rinvengono nelle diverse culture e nelle creazioni artistiche: dai pellerossa agli indiani Asvin, ai dioscuri spartani Castore e Polluce, a Febe e Ileira, Idas e Linceo, ai gemelli celti Segoveso e Belloveso, ai Menecmi di Plauto, al sosia di Dostoievskji, al Dorian Gray di Oscar Wilde. Ed ha ricordato l'intuizione di Goethe che nel Faust Parte Seconda descrive l'Homunculus creato in una fiala, sciolto per amore di Galatea, morto e rinato a nuove vite; ed il mostruoso Frankestein cui ha dato vita Mary Shelley centottanta anni fa. Negli anni più recenti, del resto, sempre più numerosi sono stati i libri ed i films di fantascienza sui replicanti e tra gli altri si ricorda The boys from Brazil (1978) di Franklin. J. Schaffner, film in cui si immagina la clonazione di Hitler. Sintomi, questi più recenti, di una paura ossessiva o di un'intima speranza di sopravvivenza terrena? Entrambi i sentimenti sembrano convivere nella nostra società che subisce di continuo la tentazioni della scienza, con timore ma nel contempo con ammirazione ed attrazione talora quasi invincibile. Da decenni la preoccupazione per le prospettive della clonazione di esseri umani è diventata reale di fronte al veloce sviluppo della biotecnologia. Scriveva nel 1971 James Watson - premio Nobel 1962 per aver scoperto nel 1953, assieme a Crick , la struttura a doppia elica del DNA - su Atlantic Monthly: "L'idea che le madri surrogate e i bambini clonati siano inevitabili perché la scienza possa andare avanti rappresenta una forma idiota di laissez faire". Ed aggiungeva con molta saggezza : "Questa materia è troppo importante per essere lasciata nelle mani degli scienziati e dei medici". Hans Jonas, uno dei padri della bioetica, in "Tecnica, medicina ed etica" riferisce le possibili applicazioni della clonazione immaginate da Leon Kass, un professore di Chicago. Le riportiamo integralmente perché anticipano posizioni aperturistiche che già si sono manifestate in queste settimane, provenendo da alcuni scienziati e filosofi: "I) replicare individui di gran genio o di grande bellezza per migliorare la specie o rendere più piacevole la vita; II) replicare individui sani per evitare il rischio di malattie ereditarie, insito nella lotteria della ricombinazione sessuale; III) fornire grandi quantità di soggetti geneticamente identici per condurre studi scientifici sull'importanza relativa di natura innata e ambiente per i diversi aspetti delle prestazioni umane; IV) procurare un figlio ad una coppia sterile; V) procurare a qualcuno un figlio con un genotipo di propria scelta: di una celebrità che si ammira, di un caro estinto, del coniuge o di se stessi; VI) determinare il sesso dei figli che verranno: il sesso di un clone è lo stesso della persona da cui proviene il nucleo cellulare trapiantato; VII) produrre squadre di soggetti identici per assolvere compiti speciali in pace ed in guerra (non escluso lo spionaggio); VIII) produrre coppie di embrioni di ogni persona da tenere congelate qualora siano necessarie come riserve d'organi per trapianti sul gemello geneticamente uguale; IX) per battere Russi e Cinesi non ammettere lacune nel campo della clonazione". Jonas aggiungeva all'ultimo punto la preparazione di atleti per le Olimpiadi e simili competizioni internazionali e, come numero X, la curiosità umana di vedere come va a finire un simile procedimento. Concludeva Jonas: "Questa lista è meno divertente di quanto sembri. Nessun desiderio è tanto perverso come quello di autoreplicarsi". Una conclusione che risulta ulteriormente confermata, se ve ne fosse stato bisogno, dalla notizia che dopo gli esperimenti del gruppo di Edimburgo molte persone, specialmente donne, avrebbero già chiesto di essere clonati. 3. Non sarà facile, probabilmente, realizzare la clonazione umana che, inoltre, dovendo realizzarsi attraverso una gravidanza, non potrebbe produrre un numero elevato di individui umani clonati. D'altro canto se tale risultato sarà raggiunto non richiederà attrezzature complesse e vistose, e la clonazione potrà attuarsi in piccoli laboratori, anche al di fuori di controlli e di occhi indiscreti, potendo poi la gravidanza mascherarsi come un evento naturale o di procreazione assistita. Il problema bioetico che si prospetta non sembra dunque essere quantitativo quanto piuttosto essenzialmente qualitativo, per la radicalità della svolta che si profila all'orizzonte. E' questa certamente la ragione dell'allarme e dell'immediata generale riprovazione di fronte al rivoluzionario esperimento sulle pecore: da Bill Clinton al Parlamento europeo ed italiano, ad uomini di cultura e di governo. Si sono annunciati tagli dei finanziamenti pubblici per le ricerche in materia e sollecitate severe sanzioni penali. In Germania una norma già esiste e prevede fino a cinque anni di reclusione. Documenti europei dell'ultimo decennio avevano preso anticipata posizione sulla clonazione. Così la Raccomandazione n. 1046 del Consiglio d'Europa del 1986 che al punto IV chiedeva di vietare "tutto ciò che si potrebbe definire manipolazioni o deviazioni non desiderabili di queste tecniche (biomediche), e in particolare la creazione di esseri umani identici mediante clonazione o con altri metodi, a fini di selezione della razza o per altri fini e la creazione di gemelli identici." Con il Documento A 2-372/88 1989 il Parlamento Europeo aveva ritenuto, al n. 41, "che un divieto a livello giuridico costituisca la sola reazione possibile alla creazione di esseri umani mediante cloni, così come per quanto concerne tutti gli esperimenti che hanno come scopo la clonazione di esseri umani". Il Documento del Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb) italiano del 17 giugno 1994 ( Parere sulla tecniche di procreazione assistita) ha raccomandato tra l'altro che fossero vietate: la scissione embrionaria precoce, la clonazione e l'ectogenesi a fini procreativi, la produzione di ibridi e di chimere e gli impianti interspecifici sia a fini procreativi sia a fini di ricerca. Nel successivo Documento del 22 giugno 1996 (Identità e statuto dell'embrione umano) il divieto etico della clonazione è stato ribadito. Il Parlamento europeo, che si era espresso con la Risoluzione del 28 ottobre 1993 anche contro la clonazione degli embrioni umani, ha reagito con tempestività alla pubblicazione dell'articolo del gruppo di Edimburgo formulando il 12 marzo 1997 una esemplare "Risoluzione sulla clonazione" (cfr. il testo integrale in questo fascicolo nella Documentazione alle pagg. ...). Questa Risoluzione parte dalla considerazione , espressa con "ferma convinzione", secondo cui "la clonazione di essi umani non può essere assolutamente giustificata o tollerata dalla società in quanto essa rappresenta una grave violazione dei diritti umani fondamentali, è contraria al principio di parità tra gli esseri umani poiché permette una selezione eugenetica e razzista della specie umana, offende la dignità dell'essere umano e richiede una sperimentazione sull'uomo". Il Parlamento Europeo formula in sedici punti i propri principi e le proprie richieste agli Stati membri "nella ferma convinzione che la clonazione di esseri umani , sia realizzata a titolo sperimentale nel contesto del trattamento della fertilità, della diagnosi di preimpianto, del trapianto di tessuti o per ogni altro fine, non può essere assolutamente giustificata o tollerata dalla società", considerando anche "che devono essere definiti metodi adeguati per programmare e disciplinare gli sviluppi nel campo della genetica" e che comunque "tutte le necessarie informazioni devono essere a disposizione dell'opinione pubblica e che l'Unione Europea deve assumere un ruolo trainante per far sì che l'opinione pubblica prenda piena coscienza di tali problemi". Tra i sedici punti della Risoluzione - tutti invero di grande importanza - meritano la più convinta adesione quelli che più specificamente attengono a principi basilari della bioetica. Si tratta dei punti n. 1,2,3,6,8,11 e 15 con cui, in successione, si sottolinea il diritto di ogni individuo alla sua specifica identità genetica ;si chiede una esplicita messa al bando, a livello mondiale, della clonazione di esseri umani e con urgenza agli Stati membri di interdire la clonazione di esseri umani nelle varie fasi della loro formazione e del loro sviluppo, senza distinzione per quanto riguarda il metodo praticato, nonché di prevedere sanzioni penali per reprimere le violazioni di tale divieto; si ritiene indispensabile definire norme etiche basate sul rispetto della dignità umana in materia di biologia, biotecnologia e medicina e si ritiene altresì che la tutela diretta della dignità e dei diritti dei singoli sia una proprietà assoluta rispetto a qualsiasi interesse sociale o di terzi; si invitano i ricercatori e i medici impegnati nella ricerca sul genoma umano ad astenersi dal partecipare alla clonazione di esseri umani fino all'entrata in vigore di una interdizione giuridicamente vincolante; si riconosce che la ricerca nel settore della biotecnologia e, segnatamente, nella fabbricazione di proteine, di farmaci e di vaccini destinati all'uomo possa essere utile per combattere talune malattie; e si chiede una legislazione comunitaria sulla clonazione degli animali e più particolarmente sui nuovi sviluppi scientifici, con controlli rigidi per garantire la salute umana, la continuità della specie e delle razze animali e per tutelare la diversità biologica. Il Cnb italiano, in risposta ad un quesito urgente del Ministro della Sanità, ha redatto un suo primo documento sintetico il 21 marzo 1997 che elenca le ragioni etiche dell'illiceità della clonazione di individui umani mentre ritiene lecita qualunque intervento sul genoma umano che abbia finalità terapeutica; e le tecniche biologiche che abbiano per obiettivo non la clonazione di un essere umano, ma di tessuti o di singoli organi, con esplicita finalità medica. Quanto alla clonazione di vegetali ed animali il Comitato l'ha ritenuta eticamente lecita se ha finalità di promozione del bene umano, non implichino ingiustificate e sproporzionate sofferenze per gli animali e non costituiscano attentati o rischi per la biodiversità (cfr. il testo integrale nella Documentazione di questo fascicolo alle pagg. ...). La chiesa Cattolica, da parte sua, ha condannato la clonazione umana già dal 1987 nella Istruzione "Donum Vitae" affermando: "Anche i tentativi o le ipotesi volte ad ottenere un essere umano senza alcuna connessione con la sessualità mediante "fissione gemellare" 4. Questa quasi unanimità di posizioni bioetiche ufficiali è abbastanza confortante, ma non è sufficiente ad indurre ottimismo per il futuro. Le esperienze del passato fanno temere il ripetersi di vicende identiche tra loro, connotate da pubbliche condanne di nuove e rischiose tappe della scienza applicata, seguite da riserve e distinguo dapprima teorici, quindi da trasgressioni pubbliche o private che finiscono poco a poco col vanificare ,almeno in parte, ogni divieto. Numerose sono state, in questi giorni, analoghe riflessioni pessimistiche di intellettuali, che hanno negato la possibilità di fermare la Tecnica con il rituale esorcistico delle condanne e dei divieti. Tra gli altri Stefano Zecchi ha osservato che "la Scienza non obbedisce a nessuna autorità, se non a quella del pensiero... mentre i vincoli etici, politici e religiosi che gli si oppongono possono essere semplici impedimenti che ne frenano momentaneamente il processo di sviluppo" perché lo scienziato, che ha sostituito la millenaria prevalenza dell'ispirazione religiosa e del pensiero filosofico e artistico, sembra indifferente di fronte all'inviolabilità dei due valori fondamentali dell'uomo, costituiti dal mistero della vita e dal mistero della morte. Sta di fatto che già nelle settimane successive all'annuncio della nuova scoperta, e dopo la quasi generalità delle riprovazioni, sono comparse le prime difese : la ricerca deve proseguire, la scienza non può fermarsi, bisogna considerare i futuri vantaggi per l'umanità. Hanno subito fatto seguito le incertezze ed i dubbi di alcuni filosofi e pensatori, quindi quelle di religiosi autonomi o dissidenti. In fondo, avrebbe affermato un religioso , che male c'è , Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza : non c'è forse qualche analogia con la clonazione? E' facilmente prevedibile che a questi sparsi nuclei di difensori si aggregheranno altri intellettuali ed opinionisti con il consueto argomento del Progresso, inarrestabile e necessario, "buono" perché umano e "laico": aggettivo quest'ultimo che apre la porta agli ambienti più accreditati e finisce immancabilmente per imputare di ideologismo, arretratezza e faziosità le opposizioni, specie se provengono anche da ispirazioni religiose. A quel punto sarà inevitabile, secondo un collaudato copione, che fazioni politiche cavalchino le diverse posizioni ed il gioco sarà fatto : perché nel frattempo gli enormi interessi - migliaia di miliardi - delle imprese biotecnologiche avranno immesso sul mercato dell'informazione - "i mercanti nel tempio" richiamati da Giovanni Paolo II) - tutto il loro peso. Non può negarsi che di fronte all'ormai possibile - benché tecnicamente non agevole - clonazione umana si profilano fin d'ora motivazioni umanitarie, del resto per nulla riprovevoli in sé e per sé. Cosa risponderanno gli scienziati - ma soprattutto gli operatori pronti anche ad afferrare il business - alla richiesta (adombrata nei punti di Jonas) dei genitori di un bambino o di un giovane morente, di prelevargli poche cellule somatiche, coltivarle in vitro, ed inserirne una in un ovulo materno svuotato del suo DNA per reinserirlo nella madre e riavere il proprio figlio? Sarebbe, di certo, un individuo quasi identico a quello scomparso (a parte il DNA mitocondriale di origine materna ed eventuali mutazioni nelle prima fasi dello sviluppo embrionale): anche se dovrà ricominciare da capo la sua vicenda umana, dallo sviluppo intrauterino, alla nascita , alla successiva evoluzione cronologicamente distanziata dal suo "progenitore" scomparso: con una diversa storia, dunque, che ne qualificherebbe in qualche misura la diversità. Anche la fecondazione assistita potrebbe subire una svolta radicale. Chi può escludere, infatti, che una coppia sterile, che non possa attuare la fecondazione omologa per mancanza di spermatozoi (o di ovuli) non decida di scegliere, in luogo della fecondazione eterologa con il seme di uno sconosciuto, la clonazione di una cellula somatica del marito o della moglie (a seconda che si desideri un maschio od una femmina) od anche la cellula di un parente che si desideri replicare mantenendo la nascita "in famiglia" senza il ricorso ad un estraneo? Anche in questo caso si tratterebbe di un individuo organicamente quasi identico ma con una diversa storia e con somiglianze esteriori cronologicamente sfasate: perché è ovvio che questo individuo clonato avrebbe sembianze diverse nelle varie fasi della vita, per la discrepanza di età rispetto al soggetto da cui proviene. Le tentazioni di selezione eugenetica potrebbero ancor più essere a portata di mano e tra esse anche l'impedimento alla trasmissione di malattie legate al DNA mitocondriale materno. 5. In qualsiasi ricerca si possono, ovviamente, individuare anche aspetti positivi. Anzitutto vi si può ravvisare la soddisfazione al principio di eticità della conoscenza - sottolineato nel Documento del Cnb del 21 marzo 1997 - secondo il quale la ricerca biologica, come qualsiasi altra ricerca scientifica, costituisce una delle radici della dignità umana in quanto obbedisce al desiderio di conoscere la natura e l'uomo. Né si può contestare che da ricerche di questo tipo possono realmente ottenersi - attraverso i successivi sviluppi che in genere si realizzano per il contributo di una varietà di idee e di indagini - risultati importanti nella terapia delle malattie dell'uomo. Un ultimo aspetto positivo lo possiamo infine individuare negli esperimenti del gruppo di Edimburgo - se saranno definitivamente confermati per la scoperta della persistenza della cosiddetta "totipotenza" dei nuclei di cellule adulte differenziate nel DNA di molte cellule. Scrivono testualmente Wilmut et al. : "Together these results indicate that nuclei from a wide range of cell types should prove to be totipotent after enhancing opportunities for reprogramming by using appropriate combinations of these cells-cycle stages". Da questa rilevante scoperta ci sembra debba uscire definitivamente di scena la singolare e strumentale tesi del pre-embrione basata sul presupposto di ritenere tale l'embrione nelle prime fasi, fino alla fine della totipotenza cellulare. In tal modo si è cercato, e tuttora si cerca, di consentire esperimenti sui cosiddetti pre-embrioni, nella fase in cui sono ancora capaci di dar luogo a gemelli. Oggi apprendiamo che perfino una cellula adulta differenziata - di quelle, per intenderci, la cui morte è indifferente per il destino dell'individuo adulto - non solo reca in sé tutto il genoma intero, bensì anche la scintilla primordiale, il tesoro di un intero individuo per cui, riportata artificialmente nelle sue condizioni iniziali, è capace di dar vita ad un nuovo ed identico individuo. La totipotenza è dunque racchiusa anche in una cellula adulta ed ogni teoria sul pre-embrione deve essere definitivamente accantonata. 6. Per ora non sono possibili ulteriori conclusioni. Gli esperimenti del gruppo di Edimburgo dovranno essere controllati adeguatamente, la clonazione di esseri umani non è stata ancora realizzata ma saggiamente una pluralità di organismo ufficiali l'ha dichiarata inaccettabile. Ma il cammino della Bioetica è per sua stessa natura impervio perché si snoda in una foresta di differenti opinioni ed interessi e di intrinseche contraddizioni . Praticarla richiede un incessante sforzo di studio e di proposte ed uuna bussola di valori perenni. Sta in http://www.centrobioetica.org/med-morale/mm_abst/97-2/fiorisgre.html |