Italia
mia, benché l parlar sia indarno/ a le piaghe
mortali/ che nel bel corpo tuo sì spesse veggio... Sembra
che Petrarca, in questa Canzone allItalia, non dica
delle guerre tra i signori medioevali che assoldavano mercenari
calati doltralpe, ma parli delle piaghe mortali,
inflitte nel bel corpo di quello che era detto una
volta il Belpaese, da mercenari nostri doggi, dai cinici e
protervi protagonisti dogni speculazione edilizia, dai
topeschi costruttori abusivi.
Piaghe
mortali inflitte da famiglie dimprese
cementizie, da laide e feroci cosche di mafiosi e camorristi. I
quali, a giri vorticosi dimpastatrice, a colpi di badile e
di cazzuola, a colpi di lupara dal dopoguerra a oggi, hanno steso
sul corpo bellissimo e fragile della penisola, sul giardino
dEuropa, un sudario grigio di cemento, quel cemento
selvaggio chal corpo sano à procurato
scabbia.
Conosciamo
tutti la storia della speculazione edilizia italica da
sessantanni a questa parte. La conosciamo per averla vista
svolgersi sotto i nostri occhi o per averla letta o vista
rappresentata. Abbiamo visto sanare gli atroci
squarci, le ferite della guerra su città e paesi dItalia
dai peggiori speculatori, visto mettere le mani sulla
città, su Palermo, dalla onorata società
Valigio, formata dal famigerato trio Vassallo, Lima e
Gioia, la quale ha sfregiato, degradato una delle più
belle città del Mediterraneo, ha coperto di cemento la
verde Conca d0ro, spegnendo così una luce del
mondo, come ha detto Rosario Assunto. Il cemento mafioso
avanzava in quegli anni in città a colpi di kalashnikov,
con una strage dopo laltra. Hanno messo le mani sulla città
di Napoli, come ci ha documentato Francesco Rosi nel suo famoso
film. Messo le mani, gli speculatori, anche su Torino, su Milano
e su Genova e nel momento del grande esodo di massa di braccianti
meridionali verso le città del triangolo industriale,
costruendo coree, squallide, atroci periferie, tristi
e depressivi dormitori per i nuovi operai. E tutto questo
avveniva, a Palermo e a Napoli, a Torino, a Milano e a Genova,
con lassenso e avallo, con la complicità o
compromissione del cosiddetto potere politico. Era sorto così
un grigio, anonimo, miserevole assetto urbanistico e
architettonico democristiano in confronto al quale
Pier Paolo Pasolini era stato portato a elogiare paradossalmente
quello del periodo fascista, portando a esempio la città
di Sabaudia.
La speculazione secondo Calvino
Alzare
gli occhi dal libro (leggeva sempre, in treno) e ritrovare pezzo
per pezzo il paesaggio (...) Però ogni volta cera
qualcosa che gli interrompeva il piacere di questesercizio
e lo faceva tornare alle righe del libro, un fastidio che non
sapeva bene neanche lui. Erano le case: tutti questi fabbricati
che tiravano su, casamenti cittadini di sei otto piani, a
biancheggiare massicci come barriere di rincalzo a franante
digradare della costa, affacciando più finestre e balconi
che potevano verso il mare. La febbre del cemento sera
impadronita della Riviera... questo scriveva Italo Calvino
nel 1957, scriveva il racconto La speculazione edilizia.
Ed eravamo allora ai prodromi, agli albori del nostro miracolo
economico, della grande trasformazione (antropologica,
culturale, linguistica, urbanistica...), trasformazione che aveva
fatto scrivere a Pasolini larticolo delle lucciole (1975),
della mutazione, del passaggio epocale nel nostro Paese,
simboleggiato dalla scomparsa delle lucciole. E
ancora, tra gli anni Cinquanta e Settanta, non un narratore o un
poeta, ma uno studioso, un intellettuale come Antonio Cederna,
voce clamante nel deserto, pubblicava i suoi libri-accusa sulla
distruzione del Belpaese: I vandali in casa, Mirabilia urbis,
La distruzione della natura in Italia ...
Si
cercò di mettere ordine nel caos con leggi e decreti, si
cercò di arginare lanarchia, la violenza costruttiva
o meglio distruttiva che sera dispiegata nel Paese. Ma con
quelle leggi, con quegli argini, rigoglioso fiorì
labusivismo edilizio. La piccola borghesia italiana
miracolata, affluente, spocchiosa e ignorante, non contenta più
di avere la prima casa, volle anche la seconda, se non la terza
casa, costruendola dove e come voleva, al mare o in campagna, in
luoghi di rispetto ambientale, artistico o archeologico. Si
diffuse così labusivismo selvaggio, nella cecità
e nel silenzio delle autorità. Così le coste
dellAdriatico e del Tirreno furono coperte di ville
abusive, dai condomini di sei otto piani di cui parlava Calvino
riferendosi alla Riviera ligure. Con labusivismo diffuso, i
governi compiacenti e conniventi, inventarono il
Condono. Il quale è lescamotage più
italico e più vergognoso per premiare i furbastri che
infrangono le leggi e punire i cittadini onesti rispettosi delle
leggi. Il Condono, come lindulgenza e lassoluzione,
in questo nostro cattolicissimo Paese, si può
affiancare ad altre categorie legislative: Deroga, Proroga,
Rinvio, Sanatoria... È un modo ipocrita e tutto italiano
di vanificare, cancellare ogni punibile trasgressione. Fanno
pensare, quelle categorie dilazionatorie e assolutorie, a quello
che consigliava, o ordinava, il conte zio a Fra Cristoforo nel
romanzo disperatamente italiano che è I promessi sposi:
Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire.
Sappiamo
del primo e secondo condono edilizio, di Nicolazzi-Craxi dell85
e di Berlusconi nel 94, condoni che hanno incoraggiato un
più aggressivo e selvaggio abusivismo. Con lattuale
ultimo condono del secondo governo Berlusconi e del ministro
Tremonti, condono promosso per fare cassa, siamo alla
vergogna più sfacciata, allindecenza. Si è
giunti allincostituzionalità, allabdicazione
dello Stato, alla concessione del patrimonio demaniale ai più
aggressivi interessi criminali.
Orrore
e vergogna
La
mia Sicilia, dove sulla speculazione edilizia e sullabusivismo,
come su tantaltro o quasi tutto, impera la mafia e il
potere politico-mafioso, è stata ed è la regione
portabandiera di ogni illegalità edilizia e urbanistica.
Percorrere i tre lati dell'isola è fare un percorso di
orrore, di mostruosità, di pena, di vergogna. Interi,
miserabili paesi, o ammassi di casacce, sono sorti, con case
finite e non finite, costruite sulla spiaggia, sulla sabbia.
Esemplare è il paese di Trìscina (che in italiano
significa Poseidonia o Alga), a ridosso delle rovine di
Selinunte. Emblematica - emblema di arroganza e di disprezzo di
ogni regola e decenza - è labusivismo
nellagrigentina Valla dei Templi. Nel gennaio del 2001,
quando arrivò lì il Genio Militare per abbattere le
case abusive su ordine dellautorità giudiziaria, si
arrivò al paradosso, al dramma pirandelliano: le ruspe dei
militari si sono bloccate perché dentro quelle case
cerano asserragliati i proprietari abusivi con le famiglie.
E si arrivò così alle verità differenti e
contrapposte: allo Stato che aveva il dovere di ripristinare
finalmente, dopo trentanni la legalità violata e che
appare ingiusto, impietoso, e dei violatori della legge che
apparivano povere vittime di un sopruso. Dovera più,
in quella penosa, torturante dialettica, la ragione? La ragione,
quella, cozzando contro il duro cemento delle case abusive, si
era frantumata e, tra i suoi cocci, come sempre, era fiorita
lemozione, la commozione. Gli abusivi, rifugiatisi poi
nella chiesa, anchessa abusiva, di Santa Rosa, cominciarono
a pregare e a invocare il soccorso di Padre Pio, portarono poi
fuori in processione la sua statua: che vedesse e intercedesse
almeno lui dal Cielo, il Santo, che facesse il miracolo
dallontanare dalle loro case abusive, fra mezzo ai templi
greci, le ruspe, i bulldozer, quelle crudeli macchine della
ragione dello Stato. Noi non siamo abusivi, - urlò
in quel frangente uno dei proprietari - siamo costruttori
spontanei.
Ecco,
questa è lItalia di sempre, di ieri e di oggi,
lItalia priva di ogni senso del valore della legge, dello
Stato; lItalia di padre Pio e dei costruttori
spontanei. QuestItalia che ha portato al governo un
signore che si chiama Berlusconi. Un presidente del Consiglio che
promette, come fosse Padre Pio, il miracolo indecente del condono
edilizio.
Vincenzo
Consolo L'UNITA' 08/11/2003
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