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La piazza dei congiurati |
Festa e protesta sono state le due parole chiave della manifestazione di piazza San Giovanni, girotondi o giroquadri che fossero. Festa sì, e mai nella mia lunga vita m'era ancora accaduto di vederne una simile, in Sicilia, a Milano o in qualsiasi altro luogo. Avevo visto cortei di contadini, occupazioni di terre incolte, scioperi, ma manifestazione come quella di sabato scorso mai, e mai credo una simile manifestazione si sia svolta nel nostro Paese o altrove; spontanea, vitale, gioiosa. Quando giunsi per la via Labicana in quella magnifica piazza, vasta forse più della parigina Concorde, ma più bella con quei suoi fondali e quinte di basiliche e palazzi, quella sua cornice di cipressi e pini mediterranei, mi fu difficile, faticoso trovare un varco tra la folla e raggiungere, conquistare un piccolo spazio lontano dal palco, ai margini della piazza, presso la grande nicchia dell'edificio della Scala Santa. Sotto un limpido cielo e un sole splendente che a quell'ora dardeggiava da sopra le statue di Cristo, santi Giovanni e Dottori della chiesa sul coronamento della basilica. La folla, la folla di donne, uomini, vecchi, giovani, bambini. Gente arrivata qui da ogni regione, di ogni condizione sociale, e di stranieri immigrati. Gente che rideva, si dondolava al ritmo della musica, giocava con palloncini e palloncioni che cadevano sopra le loro teste. E tanti poi che distribuivano volantini, reggevano cartelli con le scritte più ironiche, sarcastiche, divertenti. Un'umanità questa che non vedevo più non so da quanto tempo, vera umanissima, quanto di più lontano si possa immaginare dagli stereotipi televisivi o dalle facce di coloro, dalla faccia che non oso definire del Capo, di lui, a quelle dei suoi accoliti, ministri, sottoministri, avvocati, portavoce e quant'altro: la faccia di Bossi, di Castelli, di Fini, La Russa, di Tremonti, di Previti, di Dell'Utri, di Miccichè, di Cirami, di Schifani... Facce umane, umanissime dicevo, quelle che avevo intorno a me in piazza San Giovanni. Di persone, di cittadini giunti qui per protestare (ed ecco la seconda parola: protesta!) contro l'infilata di male azioni che questo Governo con l'improntitudine e iattanza ha commesso dal suo primo insediarsi al potere e fino ad oggi. Male azioni che, sotto forma di leggi, tendono tutte a incrementare gli affari di quei signori, a scansare processi ed eventuali condanne per le loro malefatte. Violando così la Costituzione, demolendo la Giustizia, neutralizzando la Magistratura. Le centinaia di migliaia di cittadini convenuti in San Giovanni hanno voluto dire basta, basta alle azioni di questo Governo, dire no e poi no alla guerra che il signor Bush, questo monosillabico e ineffabile presidente degli States, vuole scatenare contro l'Iraq, trascinandovi gli alleati europei. E sono il segno anche, quei cittadini là in quella piazza, della ribellione alla politica mediatica, irreale, falsa, e della riappropriazione della realtà, della verità. Un miracolo, questo evento, in questa attuale Italia telestupefatta. Mi ha ricordato, tutta quella gente convenuta in San Giovanni, una pagina de Le città del mondo di Vittorini. In quel romanzo contadini a cavallo, a piedi, dai monti siciliani dei Nebrodi, delle Madonie, degli Erei, degli Iblei convergevano, richiamati tutti non si sa da chi e perché in una valle per incontrarsi, per congiurare. Congiurare? Sì, in difesa della Costituzione, della giustizia, della pace, dei diritti civili. In difesa della democrazia, della civiltà. Vincenzo Consolo L'UNITA' 16/09/2002 |
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