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IL
COVO DEGLI ARDITI |
Potenza, Rione S. Maria, dal 20 Dicembre 2001 |
Mostra permanente di auto depoca |
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Per
far fronte all'esigenza di ridurre la spesa a carico dei comuni per
ricoveri di malati presso l'ospedale psichiatrico di Aversa, e per
meglio controllarne la gestione, a tutto vantaggio dell'economia
locale, la Deputazione Provinciale di Basilicata, a seguito di
dibattiti, relazioni e studi, nel 1905 bandì il primo concorso
di idee che si ricordi nella storia della Provincia.
Pubblicato il bando relativo al complesso manicomiale, sulla stampa locale e nazionale, si stabilì un premio di lire 600 per il 1 classificato che la commissione, composta dai professori Cesare Colucci, Giovanni Mingazzini, Giuseppe Montesano e dagli Ingegneri Giulio Podesti e Decio Severini (già Consigliere Provinciale), non esitò ad assegnare all'Ing. Giuseppe Quaroni e all'Arch. Marcello Piacentini, entrambi di Roma, per il progetto denominato "Ophelia".
Originale nell'impostazione architettonica e nell'impianto urbanistico, la struttura manicomiale ideata era chiaramente incentrata su teorie psichiatriche innovative che privilegiavano stanze per malati, concepite quasi quali abitazioni, e spazi per lavori manuali (laboratori, colonia agricola) che potessero favorire il processo di riabilitazione.
Composto di 18 padiglioni, di 1 o 2 piani e collegati da gallerie di servizio, il complesso architettonico avrebbe avuto locali distinti per attività, patologia e sesso, secondo le più moderne teorie igieniche ed ergonomiche e sarebbe sorto nella zona a nord della città (oggi Rione S. Maria), fuori della cinta urbana, in un sito già individuato nel 1899 dalla Deputazione e sopraelevato rispetto alla strada provinciale Potenza Melfi - Spinazzola.
Prese corpo così l'idea, poi realizzata, di creare un piazzale al livello della strada, ai piedi del fabbricato destinato alla direzione amministrativa e sanitaria e collegato a questo lateralmente da due rampe, da due scalinate e da una galleria sotterranea che poi, nel 1934, diventerà galleria espositiva o Museo della Rivoluzione fascista, meglio noto come "Covo degli Arditi".
.... "La commissione è sicura che questa città avrebbe il vanto di avere un asilo per alienati come quasi non ve n'è altri in Italia. (... ) attribuendo a unanimità a questo progetto il primo premio, fa voti vivissimi perchè venga attuato, anche pel fatto di essere suscettibile di modificazioni in rapporto alla potenzialità economica della Provincia" ...
Attualmente
i padiglioni sono stati destinati in gran parte ad abitazioni; in
parte hanno ospitato una scuola elementare, poi trasferita altrove, e
un ufficio postale; in parte sono stati ristrutturati e destinati a
sede della Pinacoteca Provinciale. Lex padiglione
dellAmministrazione è stata per moti anni sede
dellOspedale S. Carlo e ora ospita uffici della Provincia e
della ASL 2 di Potenza.
Anche la galleria sotterranea di collegamento, innovazione geniale e originalissima per lepoca, è stata di recente ristrutturata e ospita dal 20 Dicembre 2001 una mostra permanente di auto depoca.
I pezzi esposti sono piuttosto pregevoli, ma altri sono i dettagli del Covo degli Arditi che hanno colpito il vostro inviato.
Innanzitutto le misteriosissime porte che si aprono lungo la galleria, e che immettono in quelli che dovevano essere i padiglioni del Manicomio, e ora sono le cantine degli abitanti delle palazzine; la sottoscritta ha sempre avuto un debole per porte che si aprono su misteri antichi, e per manufatti edili che ora sono qualcosa mentre prima erano qualcosaltro, e quindi sono rimasta un pezzo a curiosare, mettendo in allarme il guardiano della struttura e soverchiandolo di domande solo apparentemente infantili ("e questa dove porta?" "ma si può passare?" "e questaltra?").
Poi
le scritte graffiate sul tufo della galleria, che meno male
sono state salvate nel restauro e anzi messe in risalto. Si
riferiscono al periodo in cui la galleria è stata luogo di
ritrovo di giovani fascisti, che ivi progettavano ardimentose imprese
(il Covo degli Arditi, appunto). Si va dal classico ME NE FREGO al
classicissimo CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE, che si intonano
perfettamente alle Balilla in esposizione e, a pensarci bene, anche
alla struttura manicomiale originale. :-))
by Sofia
Fonte principale: sito della Provincia di Potenza
Approfondimento bibliografico:
- Manicomio di Potenza, in "L'Architettura Italiana", a. II, dicembre 1906, n.3, pp. 9-11, tav. 11; Torino ed. Crudo & Lattuada
- Il progetto premiato pel manicomio di Potenza, in "Bollettino della Società degli Ingegneri e degli Architetti Italiani", XIV, 23 settembre 1906, nn. 37-38 Roma.
- Relazione di progetto di Manicomio provinciale a Potenza. Motto "Ophelia", Palombi, Roma 1906.
- Relazione suppletiva sul progetto di Manicomio provinciale di Potenza, distinto col motto "Ophelia", Pallotta, Roma 1906. (In collaborazione con G. Quaroni).
- Ancora sull'architettura manicomiale, in "Bollettino della Società degli ingegneri e degli architetti italiani", XIV, 25 novembre 1906, pp. 700-703. (In collaborazione con G. Quaroni).
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