| BIBLIOTECA | EDICOLA |TEATRO | CINEMA | IL MUSEO | Il BAR DI MOE | LA CASA DELLA MUSICA | LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
|
LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | NOSTRI LUOGHI | ARSENALE | L'OSTERIA | IL PORTO DEI RAGAZZI | LA GATTERIA |

CINEMA

Croccolo, l'ultimo caratterista

Il viaggio per arrivare al villaggio Coppola è spiazzante e surreale quasi quanto il villaggio medesimo. La Domiziana, uno stradone litoraneo che attraversa la campagna a Nord di Napoli lasciandosi il mare a poche miglia, è un nastro d'asfalto battuto dal sole ai cui lati si vedono piccole fabbriche dismesso, hotel in stile liberty abbandonati, casupole non finite con mattoni e impalcature a vista a decine di bar pizzerie, che farebbero tanto Romagna e “vacanzificio” se non fossero quasi tutti, anche a fine giugno, inesorabilmente chiusi. Per strada si vedono solo persone di colore: accovacciati al sole, in attesa a una fermata d'autobus o fermi all'esterno di un centro d'accoglienza o di un “internet point” che probabilmente è l'unico modo per comunicare con la casa lontana, in qualche punto dell'Africa.

Pomodori e Caporali

Questa era terra d'emigrazione e oggi è terra d'immigrazione, Villa Literno, i campi di pomodori (e i “caporali” che li controllano) sono a due passi da qui. A un certo punto, in una località che si chiama Pineta Mare ed è sempre compresa nella municipalità di Castelvolturno, l'Africa finisce e inizia un tentativo di California. Si esce dalla Domiziana, si affronta uno svincolo faraonico e circondato dal nulla e ci si addentra in una pineta che nasconde palazzoni costruiti a pochi metri dalla spiaggia. Si arriva a un gigantesco albergo e ad una struttura chiamata “Forum”, dove un cancello con tanto di vigilante armato blocca chiunque voglia entrare. Accade la stessa a Bel Air, il quartiere più esclusivo di Los Angeles dove abitano molti divi di Hollywood, e anche là i ghetti di South Central sono – letteralmente – a tiro di schioppo. Noi abbiamo un appuntamento, ma la prima risposta è un “no” secco anche per noi. Roberto e Marco, regista e operatore della Snap di Terni che ci accompagnano per effettuare le riprese in video, fanno notare che l'auto è piena di materiale prezioso e il circondario non pare tra i più raccomandabili. Senza entusiasmo, il milite ci fa entrare. Dentro c'è un lusso; fuori c'è un degrado surreale e a suo modo affascinante, con quei grattacieli a bordo mare (il villaggio Coppola è considerato un “ecomostro”, un po' come il Fuenti o le Vele di secondigliano) e quelle strutture turistiche semi-abbandonate (c'è un “acqua-fun” cadente che farebbe la gioia di David Lynch) che un regista in gamba come Matteo Garrone ha magnificamente catturato nel film L'imbalsamatore, tutto girato da queste parti.

“Dentro”, protetto dal vigilante di cui sopra, in un magnifico appartamento con terrazzo sul mare, ci aspetta Carlo Croccolo. Il più grande caratterista del nostro cinema, nonché uno dei più versatili attori dello spettacolo italiano, abita con la giovane moglie Daniela in uno dei posti più strani d'Italia. Napoli è lontana, nascosta dietro la punta di Pozzuoli, e del resto Croccolo dice di non amarla granché: ha casa anche a Roma, come a suo tempo Eduardo e Totò (sono tanti i grandi dello spettacolo napoletano finiti a vivere altrove). All'orizzonte troneggia Ischia, a rendere ancora più stridente il contrasto fra la casa di Carlo e il viaggio affrontato per raggiungerla. Carlo e Daniela sono ospiti squisiti: gli invadiamo la casa per un intero pomeriggio, e Carlo si diverte come un pazzo a chiacchierare con Marco, l'operatore.

Carlo l'hacker

E' un fanatico di tecnica, sa tutto di videocamere e di televisori, passa le giornate al computer e si definisce un “hacker”. “A vent'anni sognavo di diventare regista, sono stato quasi “obbligato” a fare l'attore e crescendo ho scoperto che sarei potuto essere un ottimo direttore della fotografia”. E chi ti ha obbligato a fare l'attore? “I produttori. Nel senso che a vent'anni ho cominciato a ricevere offerte con non potevo rifiutare, Mia madre insegnava storia e filosofia e guadagnava 60.000 lire al mese io 60.000 lire le guadagnavo in un giorno...ma lei sognava che facessi il medico. Quando ho vinto il David di Donatello per 'O re l'ho dedicato a lei, e poi gliel'ho portato, dicendole: hai visto, mamma, facendo lattore ho vinto il David. E lei: sì, figlio mio, ma se facevi il medico vincevi 'o Nobel”... ed è superfluo aggiungere che il nome dell'inventore della dinamite viene pronunciato “Nobbèl”, alla napoletana. Anche se Croccolo è un fenomeno degli accenti: a inizio carriera divenne famoso per una macchietta piemontese, in Tre uomini e una gamba ha fatto il romanaccio e possiamo testimoniarvi che è in grado di parlare un milanese perfetto, e Dio sa quanto è difficile il nostro dialetto meneghino.

Siamo qui, a intervistare Croccolo, per conto del festival “Le vie del cinema” di Narni. Quest'anno abbiamo coadiuvato Giuliano Montaldo nel lavoro di direzione artistica. La XI edizione del festival (imperniata su film restaurati) è dedicata ai grandi caratteristi del cinema italiano, e assieme al regista di Sacco e Vanzetti abbiamo nominato Croccolo, sul campo, “caratterista principe”.

L'aiutante del principe

D'altronde è stato uno degli aiutanti preferiti del principe per antonomasia: Totò. Lui preferisce la definizione inglese di “supporting actor”, attore “di sostegno”, e la motiva con una divagazione nel napoletano: “A Napoli esiste la parola “supponta”, che vuol dire stuzzichino, una cosa che si mangia per placare la fame, in attesa del pranzo vero. La supponta non ti sazia, ma serve a sostenerti, Ecco, il caratterista è la “supponta” del film: non è il pranzo – pardon, il film completo, ma è quello che sostiene il film. I caratteristi devono riempire i momenti morti, e una volta ce n'erano tanti: la forza del cinema italiano era che in ogni film c'erano 15-20 caratteristi di talento, e il protagonista poteva star tranquillo. Qualche nome? Mario Castellani, Luigi Pavese, Virgilio Riento, Tina Pica, Guglielmo Inglese, Dolores Palumbo e forse il più grande di tutti, Mario Carotenuto, che era più di un sostegno, era un architrave sulla quale si poteva appoggiare tutto un film. Oggi, purtroppo, non ce ne sono più tanti”. Già, non ce ne sono più. E il motivo – lo diciamo noi, forse Carlo sarebbe d'accordo – è duplice: l'irruzione della tv, che ha “imbastardito” il nostro cinema, e l'abitudine di molti comici di dirigersi da soli. Croccolo lo fa capire, quando parla di mattatori modesti, o insicuri, “che preferiscono circondarsi di “cani” per poter primeggiare”. Lui fa un nome dei suoi tempi, Antonio Petito; noi potremmo farne di molto più recenti. Non quelli di Aldo Giovanni & Giacomo, che per Tre uomini e una gamba hanno scelto proprio lui nel ruolo di un insopportabile e tirannico suocero: “Sono bravi, molto divertenti, e non tirano a fare i registi, sul set le decisioni tecniche sono tutte di Massimo Venier anche se loro tre sono molto presenti. Li avevo visti in tv e teatro e avrei scommesso alla cieca sul loro successo anche al cinema. Tanto che dissi al produttore che avrei rinunciato al mio cachet in cambio di una percentuale sugli incassi. Se l'avessi fatto, oggi sarei miliardario. E comunque, in generale, per un caratterista è assai più entusiasmante sfidare un primattore bravo, lottare con lui”.

Le lotte con Totò

Inevitabile, quindi, chiedergli delle sue “lotte” con Totò: “Con Totò c'era competitività, complicità e un pizzico di cattiveria. Con lui, contrariamente a quel che si dice, non si improvvisava affatto: si provava tutto, come a teatro, poi si girava, Ma lui si riservava il diritto di inventare delle battute ed anche alcuni dei suoi partner potevano farlo. Peppino De Filippo, Nino Taranto poteva, e anch'io eccezionalmente ero tra questi fortunati. Però dovevo avvertirlo prima. Ma una volta riuscii a sorprenderlo: in Signori si nasce c'è una scena in cui lui mi ordina la cena, vuole il brodino, l'aragosta, e io segno tutto e poi gli chiedo i soòldi per pagare tutta quella roba; lui mi fa “i soldi? Io non ho una lira, e allora che si mangia?” e io tiro fuori dalla tasca un pacchetto di mortadella...dovevo semplicenente aprire il pacchetto e mettergliela davanti, invece mi è venuto in mente di tirargli violentemente la mortadella sul piatto. Se si guarda con attenzione il film, si vede che lui si mette a ridere, sta iniziando la risata e lì c'è il taglio del montatore, perché hanno montato proprio quel ciak”.

La risata di Totò

E' vero. Abbiamo controllato Signori si nasce. Dopo il gesto di Carlo che tira la mortadella nel piatto c'è un taglio, un controcampo apparentemente assurdo; se si torna indietro col telecomando, e si manda la cassetta e velocità rallentata, si vede che davvero Totò sta per scoppiare a ridere. Complimenti, Carlo. “In quell'occasione, riuscii a sorprenderlo, ma era quasi sempre lui a sorprendere noi...ed ero io a ridere. Mario Mattoli, il grande “avvocato”, il regista che ha scoperto me e praticamente tutti i comici del cinema italiano, diceva sempre che un grande comico non deve ridere. Si vede che io non ero grande comico perché ridevo sempre”:

Voi che dite? Secondo noi, Croccolo è un grande comico ma certo deve avere una vena di malinconia dentro di sé. Altrimenti a trent'anni non avrebbe scritto un'autobiografia che cominciava “Sono un cretino. E un fallito” L'avete letto? Ovviamente no, non è mai uscita. “All'epoca nessuno volle pubblicarla, e col tempo sono stato io a seppellirla, non voglio che nessuno la legga, Sta in un cassetto”. Ma si è sempre in tempo a cambiare idea. Editori italiani, cosa aspettate a rompere le scatole a Carlo Croccolo? Fra tanti libri inutili che escono, ce n'è uno – forse importante, sicuramente curioso – che non vorrebbe uscire, ma chissà?

Alberto Crespi – L'UNITA' – 30/06/2003

| MOTORI DI RICERCA | UFFICIO INFORMAZIONI | LA POSTA | CHAT | SMS gratis | LINK TO LINK!
| LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing List | Forum | Newsletter | Il libro degli ospiti | ARCHIVIO | LA POESIA DEL FARO|