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Fo: un'Italia che fa paura |
Uell, ou fallous, in daut ui gat a mmor in dar giscion, ueri isi, oh sguei harniussus! Ui got lou monei. Non avete capito nulla? Ebbene, nemmeno i mille che assiepavano sabato l'Auditorium di Santa Maria da Feira, cittadella a circa 30 chilometri da Porto: eppure, erano lì ad acclamare (standing ovation, of course) nientemeno che un Premio Nobel. Il quale allargando il sorriso, puntando le mani verso il cielo e rotolando le parole su e giù per le montagne russe di una voce spericolata stava facendo capire, al tempo stesso, cos'è il teatro elisabettiano, cos'è il grammelot (la non lingua fatta dalla sonorità di ogni lingua), che rivoluzione fu la commedia dell'arte e che nel Seicento c'erano uomini d'affari che si buttavano in politica pur di scansare i processi che li vedevano imputati (Pensate che cosa ridicola! Oggi proprio non sarebbe immaginabile... e l'Auditorium si squassa dalle risate).
Quel Nobel si chiama Dario Fo. Era qui insieme a Franca Rame in quanto ospiti d'onore di Imaginarius, un mega-festival di teatro di strada organizzato a sua volta dal Festival Sete sòis sete luas, che da dieci anni mette insieme a cavallo tra Portogallo e Italia il meglio delle arti lusitane. E tra le iniziative di quest'anno una grande ed emozionante mostra che raccoglie cinquant'anni di Fo & Rame: quadri, bozzetti, manifesti, costumi, scene, foto (tra cui una strepitosa: il gruppo dei Nobel del 1997, tutti impettiti fino all'asfissia col solo Dario che, ridendo, appoggia la testa sulla spalla del malcapitato Nobel per la chimica). Era per inaugurare questa mostra che Fo ha tenuto sabato la sua emozionante lezione-spettacolo, un evento per il quale qui in Portogallo sono entrate in fibrillazione svariate televisioni portoghesi e quasi tutta la stampa nazionale. Hai visto come prendevano le battute? - dice Fo poco dopo esser uscito di scena Anche quelle su Silvio Berlusconi l'hanno captate al volo...Berlusconi direbbe che sono tutti a libro-paga, tutti comunisti. Prima, quando l'esposizione era ancora in fase di allestimento, abbiamo trovato Dario curvo e tutto sudato a dipingere: Beh, c'erano queste litografie con i ritratti di Franca...secondo me non erano venute bene, e allora l'ho ridipinte tutte: sono quattordici. Com'è come non è, anche se non potrà essere alla manifestazione del 14 settembre a piazza San Giovanni (quel giorno si terrà la proiezione per i distributori internazionali del cartone animato tratto dal suo Johan Padan a la descoverta de le Americhe, presentato come evento conclusivo alla Mostra di Venezia) il Premio Nobel affabulatore ha molta voglia di parlare di politica.
Fo, ha visto che un senatore di Forza Italia ha proposto Berlusconi per il Nobel della pace?
Sì, mi pare per il Nobel per la pace dell'intelligenza...ma guardi questo potere sta facendo cose folli, questi qui stanno cambiando le leggi della Costituzione per il proprio esclusivo vantaggio...E noi? I dirigenti di questa sinistra non hanno strategia, non hanno coraggio, non hanno idee. Ed è colpa nostra se questi qui sono al potere: glielo abbiamo permesso noi. D'Alema ha tergiversato, ha legittimato uno con un conflitto d'interesse mostruoso, inaccettabile. E anche oggi, come si fa a pensare di avere come interlocutore uno che ha in mano le televisioni, l'informazione, i giornali, i libri? La sinistra sembra essersi sgretolata: le case del popolo non ci sono più, non c'è più dibattito, la classe dirigente è lontanissima dalla gente, per la quale rimane solo la televisione e quella ce l'ha lui, Silvio. Ci si accontenta del poco spazio che la tv ci dà. Nel mio spettacolo Ubu Roi Ubu bas ho cercato di mostrare, ricorrendo ad Alfred Jarry, come in Italia l'assurdo diventa normale, e nessuno sembra accorgesene. All'inizio dello spettacolo tutti ridono, ma dopo un po', quando si accorgono che la realtà italiana è diventata un paradosso pericoloso per la libertà, s'incupiscono.
Nessuna speranza, dunque?
L'unica speranza sono i giovani, gli operai. Però bisogna muoversi, ha ragione Nanni Moretti. L'opposizione deve mettere in atto una strategia drastica, decisa: ma questo si fa ripartendo dalla scuola, dal crollo dell'economia, dai bisogni reali.
Però è un fatto che Berlusconi detiene, per così dire, le chiavi della cultura di massa e dunque della percezione comune della realtà...
Spesso con gli amici registi di teatro o di cinema discutiamo sul problema dell'espressione. Per quanto mi riguarda, cerco sempre di utilizzare qualsiasi mezzo sia a mia disposizione dall'architettura alla pittura, dalla scrittura alle immagini proiettate per arrivare al più vasto numero di persone possibile rispetto a quello che voglio dire. Non sono di quelli che stanno nella propria cameretta a scrivere guardando ogni tanto fuori dalla finestra per vedere come va il mondo. Non a caso siamo stati il teatro degli incontri-scontri con il pubblico e dei dibattiti. Bisogna saper emozionare, inventare, usare l'invenzione fantastica della realtà. Usiamo trucchi che talvolta fanno incazzare il pubblico, come quando in guerra di popolo in Cile, dopo il golpe del '73, facemmo credere al pubblico che era in atto, in quel preciso momento, un colpo di Stato in Italia.
Fo, cos'è l'affabulazione?
Sa qual fu il più grande affabulatore della storia? Omero o chi per lui ha racconto la storia orale nata da centinaia di affabulatori. Il suo è il risultato del lavoro collettivo di un popolo, e la stessa cosa vale per centinaia di altre opere nate dalla tradizione, tipo mille e una notte. La letteratura, la scrittura, viene dopo. La cultura dell'uomo ha origine nell'affabulazione. Praticamente il Nobel che mi hanno dato è stato un Nobel per gli affabulatori.
Intervista di Roberto Brunelli L'UNITA' 10/09/2002
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