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DAVIDE RICCIO

ELOGIO DEL FRUSCIO DI FONDO


Impressioni racchiuse nel fruscio

di un vecchio nastro magnetico

rimasto vergine al fondo… Sssh…


Ascolta.


Seduto a guardare il fiume verde,

sulla riva odorosa di sambuco,

l’acqua che scorre mi rilassa l’animo.


Sgorgata dal karma che assomma,

sommessa e strisciante l’acqua

allontana, dilava morti e demoni profondi.


Frusciare del fluire,

l’acqua che ritorna al mare, al cielo,

da madre a padre, fertilità della pioggia

scroscia.


Fontana danzante, fontana da giardino,

mascherone e putto pisciante,

circonfuso senso di classicità, cosa greca.


Un mare di onde acustiche

come il moto dell’oceano

si frange e si smorza nel meato


dell’orecchio, anima

la chiocciola della coclea

alla voluttà di sentirsi inondare.


Conchiglia convoluta di gasteropode

premuta sul padiglione auricolare.


Contemplazione del deserto e dei monti,

l’acume del silenzio in cui scorre

il sangue e fruscia l’acusma.


Suono del sonno pomeridiano

coi tappi auricolari in poliuretanica schiuma

mentre bambini strillano in cortile.


Cascata di rumore bianco, sovrapposizione

incorrelata e casuale di tutte le più o meno

altezze e lunghezze, unicità di ogni dato momento.


Rumore bianco del sistema nervoso

periferico, e dal bianco al rosso

artero-venoso, il rumore rosa dell’encefalo.



Sfiato d’aria compressa: sfogarsi.

Brezza e frasche, aria frescante, i venti

o l’effetto sensibile dell’Invisibile.


Ricevitori e trasmettitori,

di stazione in stazione, presenze

e concordanze sintoniche, il fruscio radiofonico,

l’effetto neve, le discordanze o le assenze.


Fruscia il microcosmo degli insetti

e fruscia lo spruzzo dell’insetticida,

permetrina e propellente.


Tutto fruscia…

Come suono analogico

frusciano anche le mie analogie

alla mano che scrive

strusciando la carta.


Frusciano lenzuola, vestiti e nudità.

Frusciano carezze e pagine di un libro.

Fruscia adesso il mio sbuffo annoiato.


Respirare è un frusciare…

Nelle cose dell’Universo

noi stessi un debole fruscio di fondo

già siamo dispersi da sempre per sempre,


un disciogliersi di compressa

effervescente nel bicchiere d’acqua

della creazione per dissoluzione del mondo.


Incrodato alpinista sulle parole,

qui giunto

non posso più salire

né ridiscendere.


A una rimasterizzazione digitale

riequalizzando, silenziando in ADD

qui non resterà più vita né parola.


Sssh…


Davide Riccio



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